Come il settore FinTech guarda alle diverse sfaccettature della sostenibilità – Repubblica Roma
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Dietro la sigla Esg, sempre più conosciuta anche fuori dal mondo della finanza e della sostenibilità, ci sono tre termini molto chiari: Environmental (ambiente), Social (persone) e Governance (principi). Queste tre dimensioni sono fondamentali per verificare, misurare, controllare e sostenere, con acquisto di prodotti o con scelte di investimento, l’impegno in termini di sostenibilità di una impresa o di una organizzazione. È di questa tematica che si occupa Resilience, società spin-off dell’università degli studi della Tuscia. Il suo team, mettendo assieme conoscenze, competenze e metodo, per la ricerca e definizione di soluzioni nell’ambito della climate finance e del mondo tecnico-finanziario, raggruppa al suo interno professionisti, ricercatori ed esperti in consulenza aziendale. Ma parlando concretamente, di cosa si occupa questa società? E come vanno a impattare le loro scoperte e analisi negli ambiti di finanza e mercato? Ne abbiamo parlato con il presidente di Resilience, Marco Torsello.
L’importanza delle Esg
Come attività prioritarie Resilience ha lo sviluppo, la produzione e la distribuzione di prodotti e servizi nel settore FinTech (genericamente, l’innovazione finanziaria resa possibile dall’innovazione tecnologica) rivolte alle piccole e medie imprese (Pmi). In particolare, lo spin off universitario si concentra sulla sostenibilità in senso ampio, ovvero non solamente quella legata al mondo green e ambientale, ma mettendo a valore anche il mondo sociale e gestionale, ovvero la “S” e la “G” dell’acronimo Esg. “Come società di studio e consulenza – spiega Marco Torsello, presidente di Resilience – non ci fermiamo a dare contributi a supporto delle aziende come possono essere i metodi per consumare meno acqua o i modelli di implementazione delle fonti di energia rinnovabile. Pur essendo questi dei punti cardine del futuro del mercato, il team Resilience va oltre, dedicandosi anche a migliorare il rapporto che l’azienda ha con le comunità del territorio che la ospita, aiutando e supportando l’azienda, inoltre, nella realizzazione di una struttura di governance in grado di salvaguardare i diritti di tutti, stakeholder e shareholder”. Resilance, infatti, prende forma grazie ai due tipi di applicativi che sono stati realizzati in questi anni, entrambi a disposizione delle Pmi loro clienti. Il primo fa da supporto per la rendicontazione non finanziaria, accompagnando il processo di miglioramento interno tramite la redazione di report di sostenibilità. Il secondo, invece, è principalmente il frutto di ricerche universitarie che stanno consentendo di avviare un processo di ‘scoring aziendale’: una sorta di classifica che, come campione per la metrica, usa aziende quotate e non quotate in borsa, sia europee che internazionali. “Una volta inseriti tutti i parametri – spiega Torsello – il software è in grado di misurare la distanza che la singola azienda ha rispetto alle altre basandosi sulle variabili analizzate e creando così un progetto di analisi che aiuta le imprese a identificare in modo puntuale quelle che sono gli elementi più rilevanti su cui confrontarsi e lavorare per migliorare il proprio posizionamento”.
Impatto sulle Pmi
A cosa serve questo score? Il lavoro messo in atto da Resiliance è legato in maniera diretta al capitale che possono portare in azienda gli investitori. Infatti, negli ultimi anni, si è notato sempre più un incremento nella tendenza di banche, istituzioni e privati a finanziare in maniera più vantaggiosa imprese che detenessero migliori condizioni nel comparto Esg. “È importante sottolineare l’aspetto della transizione verde portata da Environmental, Social e Governance nelle piccole e medie imprese italiane. Sulla base della nuova “Corporate sustainability reporting directive” europea, a partire dal prossimo anno – continua il presidente – è stato introdotto l’obbligo di rendicontazione per le aziende in materia di sostenibilità, passando così dalle attuali 17 mila a oltre 50 mila attività, cinquemila delle quali sono in Italia”. Questa normativa amplia in maniera sostanziale il potenziale bacino di utenze che saranno obbligate a conteggiare la loro sostenibilità: non parliamo solo di grandi multinazionali, ma anche di consociate e catena del valore, pertanto le Pmi sono dirette interessate di questa svolta. Una novità importantissima che porterà nel prossimo futuro una serie di cambiamenti sui mercati e sulle normative che, a loro volta, andranno a impattare direttamente sui modelli di business delle aziende.
March 8, 2024 at 04:14AM