Perché la Germania rischia di affossare lo stop Ue ai motori tradizionali e la direttiva Case green – Energia Oltre
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Secondo Katarina Barley, principale candidata dell’SPD (S&D) alle elezioni europee, la disputa sui motori a combustione mostra una divisione più fondamentale sulla politica climatica tra il candidato principale del PPE e il suo partito in Germania
Il partito conservatore tedesco CDU/CSU continua a spingere per invertire la controversa eliminazione graduale delle automobili con motore a combustione interna entro il 2035, nonostante la richiesta sia stata ritirata dal manifesto elettorale del Partito Popolare Europeo.
GERMANIA: IL MANIFESTO ELETTORALE CDU E CSU
Ieri a Berlino la CDU e il partito gemello bavarese CSU hanno presentato il manifesto elettorale comune per le elezioni europee del 9 giugno, dopo che è stato adottato all’unanimità dalle leadership di entrambi i partiti. “Integriamo la protezione del clima, l’approvvigionamento energetico e l’economia in un unico programma”, ha affermato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che è anche la candidata principale della CDU/CSU e del PPE alle elezioni europee.
IL DIVIETO ALLE AUTO CON MOTORE A COMBUSTIONE
Nell’ambito del loro manifesto, CDU e CSU chiedono l’annullamento del divieto Ue sulla vendita di nuove auto con motore a combustione interna a partire dal 2035. “Vogliamo abolire il divieto sui motori a combustione e preservare la tecnologia tedesca all’avanguardia dei motori a combustione e svilupparla ulteriormente in modo tecnologicamente neutro”, si legge nel manifesto. Una posizione che secondo Markus Söder, primo ministro bavarese e leader della CSU, “è stata assolutamente decisiva per noi, anche in risposta alle sfide che si presentano nel commercio automobilistico globale”.
Tuttavia, una frase simile – che inizialmente faceva parte del progetto di manifesto elettorale del PPE – era stata cancellata dal manifesto finale a livello europeo, adottato dal congresso del PPE a Bucarest la settimana scorsa, e sostituita con un impegno molto più vago “per la neutralità tecnologica”.
WEBER (PPE): “LA GERMANIA È UN PAESE AUTOMOBILISTICO”
Come ha spiegato Euractiv, accanto a von der Leyen, il leader del PPE, Manfred Weber, (anch’egli della CSU) ha cercato di minimizzare la differenza tra i due manifesti: “l’orientamento fondamentale del PPE è indiscusso. Tuttavia, la Germania è un Paese automobilistico. Non tutti i Paesi dell’Unione europea sono nazioni automobilistiche forti come la Germania. Per questo motivo qui la specializzazione, il livello di dettaglio del programma, per così dire, è stato ulteriormente approfondito”. Weber ha fatto riferimento anche alla clausola di revisione della legge nel 2026, che potrebbe essere utilizzata per adattare la legge agli sviluppi tecnologici.
LA SPINTA PER SMINUIRE IL GREEN DEAL
Tuttavia, l’SPD si è affrettato a criticare la spinta della CDU/CSU per sminuire il Green Deal. Secondo Katarina Barley, vicepresidente del Parlamento europeo e principale candidata dell’SPD (S&D) alle elezioni europee, la disputa mostra una divisione più fondamentale sulla politica climatica tra il candidato principale del PPE e il suo partito tedesco. “I tre signori che circondano Ursula von der Leyen la combattono da 5 anni, soprattutto sul suo progetto di punta, il Green Deal”, ha detto Barley riferendosi a Söder, Weber e al segretario della CDU, Friedrich Merz. “In tema di protezione del clima, in questi 5 anni non è passata quasi una settimana senza che von der Leyen ricevesse venti contrari e colpi incrociati da Berlino e Monaco”, ha aggiunto Barley.
LA GERMANIA E LA DIRETTIVA “CASE GREEN”
In aggiunta alla questione del bando alle auto con motore a combustione, un altro tema caldissimo in cui la Germania avrà un ruolo determinante è quello che riguarda la direttiva “case green”. Oltre a passare ad un riscaldamento più pulito, l’Unione europea spera di incentivare le ristrutturazioni attraverso una nuova legge, la Energy Performance of Buildings Directive (EPBD), la cosiddetta “case green”. La controversa direttiva sarà oggi domani al Parlamento europeo, ma la sua adozione è lungi dall’essere garantita, considerata l’opposizione degli europarlamentari tedeschi di centrodestra. Gli oltre 100 milioni di edifici europei consumano un terzo dell’energia dell’Ue e rappresentano un terzo delle emissioni di CO2.
Con l’avvicinarsi del voto, le parti interessate sono diventate nervose sull’esito, poiché alcuni percepiscono la direttiva come eccessivamente zelante ed emblematica dell’eccesso di Bruxelles, il che ha portato il testo ad essere significativamente modificato durante la fase negoziale.
Quando, a gennaio, gli europarlamentari tedeschi di centrodestra (CDU-CSU/PPE) hanno abbandonato la legge in una votazione preparatoria (le leggi vengono prima adottate nella commissione specializzata, prima di essere presentate in plenaria, ndr), i loro timori si sono intensificati. Se riuscissero a convincere il resto del partito PPE, la legge fallirebbe. Senza il centrodestra, la maggioranza sarebbe impossibile, dal momento che la direttiva è impopolare tra i nazionalisti dell’ECR, l’estrema destra ID e alcune correnti del partito di centrosinistra S&D.
LA QUESTIONE CALDAIE
Molti guardano alle conseguenze del divieto della Germania sulle caldaie per spiegare l’inversione di rotta dei tedeschi, quando un piano per vietare l’installazione di nuove caldaie a combustibili fossili a partire dal 2024 scatenò una rivolta popolare. Da allora, le norme sul riscaldamento e sull’edilizia abitativa sono state considerate delle patate bollenti a Berlino. Ieri il PPE ha deciso la sua posizione di voto, a seguito della discussione dal vivo al congresso del partito a Bucarest.
GLI SCENARI SULLA DIRETTIVA “CASE GREEN”
Gli strenui difensori della legge restano però ottimisti. L’irlandese Ciaran Cuffe, l’eurodeputato dei Verdi che ha negoziato la direttiva EPBD, si è detto “fiducioso” che verrà adottata. Con i Verdi sicuri, il PPE e Renew Europe divisi, ma non pronti a respingerla completamente, l’approvazione della direttiva dipenderà da due fattori: il partito S&D e l’affluenza dei parlamentari. “La SPD europea voterà a favore, e anche S&D”, ha dichiarato un portavoce, aggiungendo però che potranno esserci alcune eccezioni. Durante i negoziati a Berlino, il ministro dell’Edilizia della SPD, Klara Geywitz, si è opposta fortemente all’approccio inizialmente ambizioso, e si dice resti contraria agli obiettivi di ristrutturazione obbligatoria per gli edifici non residenziali.
March 12, 2024 at 10:19AM