Sostenibilità e fattori ESG vanno gestiti nel piano d’impresa per essere implementati – Eutekne.info
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I temi riferiti alla sostenibilità, e in primo luogo ai fattori ESG, determinano una svolta “culturale”, complessa e articolata, che impatta sugli assetti organizzativo-amministrativi e contabili (OAC) delle imprese (PMI in particolare) e sulla loro adeguatezza. La sostenibilità e i fattori ESG, infatti, non sono altro che elementi di rischio (upside e downside) che vanno analizzati, allocati e gestiti nel piano d’impresa per essere correttamente implementati. L’affidabilità e la continuità aziendale saranno infatti inevitabilmente filtrate dalla valutazione degli impatti in tema di sostenibilità, la cui raffigurazione diventerà sempre più strategica.
Alla sostenibilità è ormai indissolubilmente legato l’acronimo ESG, spesso usato in ambito economico-finanziario per indicare tutte quelle attività connesse agli investimenti socialmente responsabili – Sustainable and Responsible Investing (SRI) – e alla concessione responsabile del credito che, oltre a perseguire gli obiettivi tipici della gestione finanziaria, tengono in considerazione valutazioni, per lo più di long-term, sull’impatto sociale e ambientale di quelle attività.
Le relazioni tra sustainability issue e governance – nella loro sfera concettuale e funzionale – anche al fine di ripensare e migliorare gli assetti OAC e potenziare così le connessioni dell’organizzazione con gli stakeholder rappresentano il fulcro del documento del CNDCEC “Sostenibilità, governance e finanza dell’impresa. Impatto degli ESG con particolare riferimento alle PMI”, pubblicato venerdì 8 marzo. Il documento si sviluppa in tre parti: la prima tesa a inquadrare il contesto economico e regolamentare di riferimento; la seconda incentrata sui riflessi della sostenibilità sulla governance aziendale e sulla articolazione dei relativi adeguati assetti OAC; la terza focalizzata invece sulla relazione fra sostenibilità e finanza, con un approfondimento sul ruolo del sistema bancario quale elemento propulsore del cosiddetto “fenomeno ESG”.
Il filo conduttore tra le diverse componenti del documento è costituito dalla logica sottostante, cioè la promozione del salto concettuale e culturale a cui sono chiamate le professioni economiche, i loro clienti e tutti gli operatori che agiscono in ambito economico-sociale, per orientare il mutamento e la transizione verso la sostenibilità, comprendendone a fondo origini, sviluppo, scenario normativo e di self-regulation, nonché le relative best practice che stanno emergendo in questo campo. L’obiettivo dello sviluppo “ESG-oriented” è, infatti, mantenere in equilibrio costante il rapporto tra ambiente, economia e società, per soddisfare bisogni, sempre più avvertiti come collettivi, volti ad assicurare migliori condizioni di vita alle persone.
Mai come oggi l’interpretazione dei fenomeni ESG risulta essenziale per legislatori, governi, autorità di regolamentazione e fornitori di capitale, per ragioni politico-istituzionali ed economico-sociali. L’adeguatezza della governance aziendale e la coerenza degli assetti OAC con i recenti sviluppi nel settore della finanza – anche in ragione di una serie di meccanismi di pressione indiretti, calati nell’ordinamento giuridico e nel sistema economico da molteplici fonti (tra gli altri, il PNRR, la Sustainable finance disclosure regulation e la Corporate sustainability reporting directive, la stessa riforma della nostra Costituzione) – sono cruciali per l’incontro tra la domanda e l’offerta di capitale, che si caratterizza per una crescente richiesta di requisiti idonei a uno sviluppo sostenibile dell’azienda e di forme innovative di gestione, volte ad aumentare l’affidabilità dell’organizzazione.
Non si tratta però solo di compliance. Anche il sistema imprenditoriale e finanziario sta acquisendo una maggiore consapevolezza circa i fenomeni della sostenibilità e dei relativi fattori ESG, tipicamente caratterizzati da una prospettiva di lungo termine. Elemento centrale del nuovo salto concettuale (prima ancora che culturale) è il mutamento del significato di “valore”, ormai inconciliabile con il solo limitante archetipo della massimizzazione del profitto a favore degli azionisti (e rispetto all’enterprise value nella sua tradizionale accezione), ma fluttuante verso una dimensione che ne estende il rapporto a tutti i fattori umani e produttivi con cui l’impresa interagisce e attraverso cui persegue obiettivi comuni nel perimetro della sua value chain.
Diventano quindi valori a cui rapportare la sostenibilità dell’impresa – e la sua capacità di gestire i rischi – anche gli obiettivi di sostenibilità ambientale, così come quelli di inclusione sociale, di massima tutela dei diritti dei lavoratori, di rispetto delle differenze.
L’orizzonte forward looking dovrà quindi passare dal breve termine, su cui attualmente è ancora misurata la continuità aziendale, al lungo termine, quale naturale prospettiva della sostenibilità aziendale, sino a ricomprendere la prima nell’alveo della seconda, ai fini della valutazione della solidità prospettica dell’impresa. I modelli di governance verso cui dovranno orientarsi le imprese vedranno quali elementi chiave una profonda revisione degli assetti aziendali, per renderli adeguati alle nuove circostanze: in questa prospettiva gli assetti OAC e i fattori ESG trovano un minimo comune denominatore nell’approccio forward looking che rappresenta per entrambi un elemento sostanziale.
March 14, 2024 at 02:15PM