Decarbonizzazione hard to abate: Iris Ceramica/Edison Next, case history utile a tutte le industrie – Industria Italiana
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Come possono le aziende dei settori hard-to-abate intraprendere la strada verso la decarbonizzazione? Sotto un profilo industriale è un tema molto dibattuto a causa della complessità e della gravità delle sfide da superare. Si pensi alla ceramica: la produzione richiede elevate temperature e il consumo di grandi quantità di energia, tradizionalmente derivante da fonti ad alta intensità di carbonio. Queste sono responsabili di significative emissioni di CO2. Inoltre, la transizione verso processi più sostenibili può comportare costi iniziali elevati e potenzialmente ridurre la competitività delle imprese nel breve termine. Infine, lo sviluppo e l’implementazione di nuove tecnologie richiede investimenti significativi in ricerca e sviluppo. Dunque, qual è la soluzione? Allo stato attuale, l’unica strategia per superare questi problemi convergenti è ricorrere a soluzioni complesse, circolari e integrate: si può sostituire una parte del gas naturale utilizzato per alimentare il forno con l’idrogeno verde, a sua volta generato da un elettrolizzatore che utilizza l’energia elettrica derivante da pannelli solari e l’acqua piovana raccolta in vasche apposite. In questo modo si garantisce una maggiore sostenibilità. C’è un ulteriore aspetto da considerare: l’ingegnerizzazione di un simile sistema è complessa: è improbabile che un’azienda del settore possa intraprendere questa strada da sola.
Lo sa bene Edison Next – società del Gruppo Edison guidata dal ceo Giovanni Brianza, che accompagna clienti e territori nel loro percorso di decarbonizzazione e transizione energetica. Presente in Italia, Spagna e Polonia con più di 3.700 persone è presso oltre 70 siti industriali, 2.300 strutture pubbliche e private e 300 città, Edison Next agisce attraverso una piattaforma di servizi, tecnologie e competenze unica sul mercato, ponendosi come partner solido e di lungo con soluzioni innovative ed efficienti per l’ottimizzazione dei consumi e la decarbonizzazione, in cui tecnologia e digitale giocano un ruolo chiave, massimizzando competitività e performance. Ha un piano di investimenti pari a 2,5 miliardi al 2030.
Edison Next e Iris Ceramica Group hanno stretto una partnership per lo sviluppo della fabbrica H2 Factory™ presso il nuovo stabilimento produttivo di Castellarano (in provincia di Reggio Emilia) utilizzando idrogeno verde – ossia alimentato da energia rinnovabile – prodotto grazie a un sistema all’avanguardia realizzato su misura, dando così il via alla prima industria a idrogeno verde di lastre in ceramica.
La produzione attesa è di 132 tonnellate all’anno di idrogeno verde e prevede uno schema circolare cui si è accennato prima con un meccanismo di raccolta delle acque piovane. Iris Ceramica Group è un’azienda con sede a Fiorano Modenese: con circa mezzo miliardo di euro di fatturato e 1.500 dipendenti operativi a livello globale, si rivolge soprattutto al mondo dell’architettura, delle applicazioni di design e delle soluzioni innovative. Fondata da Romano Minozzi nel 1961, è guidata dalla Ceo Federica Minozzi.
Ma quali sono i vantaggi del nuovo impianto di Iris Ceramica Group? Sono diversi. Anzitutto, l’azienda dimostra il suo impegno concreto per la sostenibilità ambientale, valore cardine del Gruppo sin dagli anni 60. In secondo luogo, il percorso di decarbonizzazione intrapreso rappresenta un esempio virtuoso con l’auspicio possa essere seguito da altre aziende manifatturiere. Infine, l’innovazione e la competitività: investire in tecnologie e processi sostenibili stimola l’innovazione e migliora la competitività sul mercato globale.
Ne abbiamo parlato con Roberto Gabrielli, ufficio tecnico e progettazione impianti di Iris Ceramica Group e con Marco Chiesa, responsabile business development ondustry, direzione idrogeno, di Edison Next. L’occasione, KEY – The Energy Transition Expo, il più importante evento europeo dedicato alle tecnologie, ai servizi, alle soluzioni integrate per l’efficienza energetica e le energie rinnovabili in Italia e nel bacino del Mediterraneo.
Le caratteristiche dello stabilimento di Castellarano
«L’azienda ha iniziato un percorso di rinnovamento partendo da alcuni concetti-chiave. Uno di questi è “economia uguale a ecologia”. Pertanto abbiamo demolito un capannone e lo abbiamo integralmente ricostruito con tecniche all’avanguardia» – afferma Gabrielli. Sono stati presi accorgimenti speciali, non solo in termini di impiantistica – come il forno ingegnerizzato per essere alimentato con un blend di idrogeno e gas naturale, ma è già allo studio un forno che funzionerà al 100% a idrogeno – ma anche in termini di opere cantieristiche strategiche, come le vasche di raccolta dell’acqua piovana. «Questa è quella che utilizzeremo nell’elettrolizzatore, in coerenza con i principi dell’economia circolare» – continua Gabrielli.
Il progetto prevede di affiancare all’impianto fotovoltaico già esistente di circa 2 MW di potenza, installato sul tetto dello stabilimento, un ulteriore impianto fotovoltaico di circa 1,2 MW di potenza.
Quanto all’elettrolizzatore, avrà la capacità di 1 MW. La produzione di idrogeno verde attesa a regime andrà a sostituire circa 500mila metri cubi di gas metano all’anno. Il blend consentirà già da subito di abbattere i valori di anidride carbonica, con un risparmio di CO2 di circa 900 tonnellate all’anno*.
Cosa produrrà lo stabilimento?
Lo stabilimento sarà dedicato alla produzione di lastre ceramiche di grandi dimensioni. Iris Ceramica Group parla di “4D”, dove la “quarta dimensione” simboleggia la sostenibilità. Queste lastre, con spessore di 12 e 20 mm e realizzate interamente in ceramica tecnica, saranno adatte per rispondere alle esigenze del mercato del lusso nell’ambito dell’arredamento.
La ceramica tecnica, nota anche come ceramica avanzata o tecnica si distingue dalla ceramica tradizionale o artistica perché è sviluppata per soddisfare requisiti specifici di resistenza, durabilità, resistenza alla corrosione, e performance a temperature elevate.
La questione del blending
Il blending consigliato nei forni idrogeno-metano può variare a seconda delle specifiche dell’impianto e delle esigenze operative. Tuttavia, in generale, le proporzioni di miscelazione più comuni sono intorno al 10-20% di idrogeno e il restante 80-90% di metano. Si ottiene così un mix che riduce le emissioni di carbonio rispetto al metano puro, contribuendo a una maggiore sostenibilità ambientale. Tuttavia, è importante considerare le condizioni di combustione ottimali e la compatibilità con gli impianti esistenti durante la determinazione del blending. «L’obiettivo è quello di raggiungere una miscelazione del 50% di idrogeno e 50% di metano. Certo, è una sfida importante, trattandosi del primo stabilimento al mondo di questo tipo e il livello di tecnologia innovativa è altissimo», afferma Roberto Gabrielli.
La questione dei costi del prodotto finale
È probabile che il prezzo dell’idrogeno verde non sia destinato a diminuire nel breve termine. Secondo uno studio del Boston Consulting Group, entro il 2030 l’idrogeno verde avrà un costo di 5-8 euro al chilo. Il problema principale è che il prezzo dell’idrogeno è ovviamente correlato a quello dell’elettricità, che non è previsto in diminuzione. Certo, l’autoproduzione di energia elettrica dovrebbe aiutare, ma è probabile che non si raggiungeranno nel breve termine i livelli del metano, attualmente quotato a 1,3 euro al Kg. È anche probabile che i costi di produzione saranno trasferiti sul prodotto. Dunque, per quale motivo gli utenti dovrebbero preferire la ceramica tecnica realizzata in modo più green?
«Siamo all’inizio di una transizione, non alla fine. E sempre, in queste circostanze, c’è una sfida da affrontare», afferma Gabrielli. «Anzitutto, bisogna essere lungimiranti e valutare le migliori soluzioni per un settore hard-to-abate», dichiara Chiesa.
In generale, la minore impronta di carbonio potrebbe essere un fattore decisivo per i consumatori sensibili alle questioni ambientali e che cercano prodotti più sostenibili. Inoltre, la ceramica prodotta con tecnologie più avanzate potrebbe essere più resistente, più durevole o avere proprietà migliori rispetto a quella tradizionale.
Il contributo di Edison Next nei progetti per l’idrogeno verde
Qual è il ruolo di Edison Next per lo sviluppo dell’idrogeno verde? «A Iris Ceramica Group, Edison Next ha fornito un supporto fondamentale in termini di ingegnerizzazione e ricerca, e anche sulle informazioni regolamentari disponibili» – afferma Gabrielli. «In effetti Edison Next accompagna le imprese lungo tutta la catena del valore dell’idrogeno, dalla produzione della molecola sino alla logistica e all’utilizzo, anche progettando i citati sistemi di blending» – commenta Chiesa.
Ma H2 Factory™ non è l’unico impegno di Edison Next sull’idrogeno green. Si pensi a “Puglia Hydrogen Valley”, una delle prime iniziative per la produzione di idrogeno verde su larga scala in Europa che prevede la realizzazione di due impianti a Brindisi e Taranto, per una capacità di elettrolisi complessiva di 160 MW. Una volta in esercizio, si stima che gli impianti saranno in grado di produrre circa 250 milioni di metri cubi di idrogeno verde all’anno, contribuendo ad accelerare la diffusione dell’idrogeno green nel mix energetico nazionale in modo da raggiungere i target italiani ed europei al 2050 di neutralità climatica e permettendo di raggiungere gli ambiziosi obiettivi di transizione energetica che si è prefissata la Puglia, attraverso la decarbonizzazione del proprio settore industriale, in particolare del polo siderurgico pugliese. Per lo sviluppo e la realizzazione di questo progetto è stata costituita la società di scopo Puglia Green Hydrogen Valley, composta da Edison, azionista industriale di riferimento, Sosteneo (Generali Investments), Saipem e gode del sostegno di Dri D’Italia, società partecipata al 100% da Invitalia. Inoltre, il piano si è aggiudicato il finanziamento Ipcei (Importanti Progetti di Interesse Comune Europeo)Hy2Infra per un importo massimo di 370 milioni di euro, a conferma della sua strategicità e concretezza.
Si pensi anche al recente progetto Malpensa H2, sviluppato da Edison Next e SEA, Aeroporti di Milano, che prevede la creazione di una stazione di rifornimento a idrogeno verde all’interno dell’area cargo dell’aeroporto internazionale di Milano Malpensa. Il piano mira a decarbonizzare la logistica, contribuendo alla trasformazione green dello scalo, tra i principali in Europa per il trasporto merci. La stazione di rifornimento è finanziata dal Pnrr e si svilupperà in sinergia con Olga (hOListic Green Airport), programma finanziato dalla Commissione Europea per ridurre l’impatto ambientale del settore dell’aviazione.
La stazione, alimentata da un elettrolizzatore installato sul sito, fornirà idrogeno verde per i veicoli pesanti della logistica aeroportuale dell’area Malpensa Cargo City, consentendo una significativa riduzione delle emissioni inquinanti.
L’impianto sarà operativo entro febbraio 2026, in tempo per i Giochi Olimpici Invernali di Milano-Cortina. La stazione si estenderà su un’area di circa 12mila metri quadrati e potrà erogare idrogeno a diverse pressioni, servendo una varietà di veicoli.
Edison Next sta anche sviluppando altre sei stazioni di rifornimento a idrogeno verde in aree strategiche ad alta densità di traffico in Italia, per fornire carburante a mezzi pesanti e autobus lungo i corridoi Ten-T – Trans-European Networks Transport, (Rete transeuropea dei trasporti) – che attraversano l’Italia collegandola con il resto dell’Europa.
La strategia di Edison Next per l’idrogeno verde
«Nei progetti per l’idrogeno green, la strategia di Edison Next si può riassumere in quattro punti principali: partnership, perché, come detto, accompagniamo le imprese che intraprendono questa strada per la decarbonizzazione; tecnologia; competenze, perché Edison Next è un’azienda che è nata in seno a Edison appunto per mettere a frutto tutte le conoscenze maturate in materia dal gruppo negli anni; e territorialità, dal momento che abbiamo una presenza capillare sull’intero territorio nazionale», afferma Chiesa.
Un progetto con doppia valenza
L’H2 Factory™ di Castellarano avvia un nuovo corso per la decarbonizzazione del distretto ceramico – area concentrata tra la Provincia di Modena e Reggio Emilia – che è un territorio strategico per questo comparto produttivo.
In secondo luogo, ha un valore esemplare per l’intero settore della ceramica e in genere per il comparto hard-to-abate. «Sotto questo profilo, è un progetto first of a kind a livello globale. Farà scuola» – chiude Chiesa.
Chi è Iris Ceramica Group
Iris Ceramica Group è un’azienda che ha oltre 60 anni di esperienza. Il gruppo è presente in più di cento Paesi e ha l’obiettivo di migliorare l’interazione tra le persone e l’ambiente grazie alla ceramica, un materiale naturale pregiato. Iris Ceramica Group ha fabbriche anche in Italia e all’estero, in Germania e negli Stati Uniti.
*2 Asseverazione LEAP s.c.ar.l. Laboratorio Energia ed Ambiente Piacenza
March 21, 2024 at 02:43PM