Salvaguardare il clima per proteggere le nuove generazioni – Green Planner

Salvaguardare il clima per proteggere le nuove generazioni – Green Planner

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Tutti i bambini, anche quelli che vivono nei Paesi più ricchi, sono in pericolo e bisogna quindi fare di più e meglio per proteggerli. Questo è il messaggio contenuto nel rapporto The Climate Changed Child, realizzato recentemente dall’Unicef.

Dal momento del concepimento fino all’età adulta, la salute e lo sviluppo del cervello, dei polmoni, del sistema immunitario dei bambini, sono influenzati dall’ambiente in cui crescono e questo ambiente non è purtroppo sano.

Ne ha parlato Laura Reali, presidente Isde Roma e della Confederazione europea pediatri cure primarie, intervenuta a Trevi (Perugia) durante l’evento Proteggiamo il loro futuro: l’inquinamento ambientale compromette il futuro dei bambini, promosso dall’organizzazione umbra Sensibilità Chimica Multipla.

L’esposizione a temperature elevate nel corso della gravidanza, può aumentare il rischio di esiti avversi come prematurità, ridotto peso alla nascita e natimortalità” spiega Reali.

I più piccoli sono anche meno capaci di regolare la temperatura corporea e più inclini alla disidratazione e sono quindi più a rischio durante le ondate di caldo estreme.

Non tranquillizza neanche la scelta di aumentare il numero di termovalorizzatori che rischiano di rappresentare un’ulteriore fonte di inquinamento. Continua, Laura Reali, affermando che “quelli di nuova generazione producono PM 2.5, polveri molto più sottili e con maggiore capacità di penetrare l’organismo attraverso le vie respiratorie“.

Le conseguenze, quindi, dell’esposizione agli inquinanti sono sotto gli occhi anche dei pediatri che registrano sempre più casi di asma e malattie dell’apparato respiratorio, ma anche cardiovascolare e neurologico.

A questo tipo di ambiente non più così favorevole, i bambini sono esposti per primi, già durante la vita fetale. Si legge ancora nel report stilato dall’Unicef l’evidente conseguenza della crisi climatica sull’infanzia: “nonostante la loro vulnerabilità unica, i bambini sono stati ignorati o largamente trascurati nella risposta al cambiamento climatico. Solo il 2,4% dei finanziamenti per il clima provenienti dai principali fondi multilaterali per il clima sostiene progetti che includono attività a favore dei bambini“.

Correlazioni tra azioni antropiche, inquinamento e salute dei bambini

Tutto quello che produce inquinamento e quindi le attività umane, determinano anche il cambiamento climatico, aumentando la produzione di gas serra.

E se si considera che l’inquinamento ambientale ha una correlazione anche con i composti di fragranza, la crisi climatica si fa ancora più preoccupante. La parola fragranza fa pensare a qualcosa di naturale, ma molti profumi non sono prodotti naturali, ma derivati dal petrolio.

E come spiega Lina Pavanelli, specialista in anestesia e rianimazione, “oggi i prodotti profumati sono ovunque e di uso quotidiano: sono contenuti nei prodotti per l’igiene personale e per la cosmesi, detergenti, deodoranti per l’ambiente, candele profumate, insetticidi, salviette detergenti usate soprattutto dagli anziani e dai bambini, pannolini, in alcune riviste e nei sacchetti per la biancheria.

Possono essere composti organici volatili (Cov) e inquinanti persistenti (Pop – Persistent Organic Pollulant). Pertanto si accumulano nel nostro organismo generando problemi di salute“.

In un recente articolo della rivista Il Cesalpino, dal titolo L’inquinamento piacevole di Lina Pavanelli e Donatella Stocchi, si dice che le normative anche a livello europeo “non riescono ad abbattere il muro di segretezza eretto a difesa degli interessi dell’industria“.

Alcuni regolamenti, gestiti direttamente dall’Europa, come il Reach – Registration, Evaluation, Authorization of Chemicals, si sono dimostrati inadatti a controllare il commercio e la diffusione delle sostanze che entrano nei composti di fragranza.

Gli effetti sulla salute sono rilevanti, servono quindi soluzioni urgenti. È necessario che la presenza di composti di fragranze venga regolamentata più rigorosamente. Occorre che si alzi il tasso di sicurezza e che vi sia chiarezza e precisione informativa.

La riduzione dell’inquinamento indoor, per esempio si può ottenere educando i cittadini a scegliere prodotti migliori per l’igiene personale, della casa, per i materiali da costruzione e per gli arredi.

Serve una maggiore coscienza ecologica

Se si prende in esame un territorio come quello dell’Umbria si riscontra che il processo di economia circolare va a doppia velocità: in alcune aree vengono implementati sistemi virtuosi di raccolta differenziata, mentre altre città arretrano.

Ne è consapevole anche Giovanni Vantaggi, endocrinologo e medico per l’ambiente Isde Italia, intervenuto parlando in termini di criticità ambientale.

La Regione Umbria, per esempio, dal dicembre 2021 ha approvato l’uso dei rifiuti urbani come combustibile in due impianti attivi nella città di Gubbio. Ma i comitati locali, che da anni si battono per tutelare la salute della popolazione, chiedono un passo indietro.

Secondo Legambiente Umbria è “fondamentale accelerare la transizione ecologica urbana“. La sfida per la sostenibilità riguarda in qualche misura tutte le città umbre da Perugia a Terni, a Orvieto, Narni, Foligno, Città di Castello, Spoleto, Gubbio, Assisi, Bastia Umbra, Corciano, Marsciano, Umbertide, Todi e Castiglione del Lago.

Dai recenti dati analizzati da Legambiente emerge come le città umbre non migliorino abbastanza e, soprattutto non velocemente, le loro performance ambientali: mentre persiste la diminuzione della popolazione umbra, le emergenze urbane sono in aumento e sono la rappresentazione di un certo immobilismo delle politiche sulle sostenibilità.

Se da una parte migliorano i livelli di smog in alcune città, dall’altra si è ancora lontani dai livelli raccomandati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Allo stesso modo, migliora il livello della raccolta differenziata, ma non in maniera complessiva su tutto il territorio umbro.

E sulla responsabilità a favore dell’ambiente si è spesa anche l’Agenzia europea dell’Ambiente (Aea) che ha pubblicato i risultati della prima European Climate Risk Assessment (Eucra), una valutazione europea dei rischi climatici: un contributo all’individuazione delle priorità politiche europee in materia di adattamento ai cambiamenti climatici e in supporto ai settori sensibili al clima.

Molti dei rischi climatici in Europa richiedono ora interventi urgenti

Dalla valutazione emerge che in Europa gli interventi di adattamento non tengono il passo con la crescente evoluzione dei rischi ambientali e di conseguenza per la salute umana, in particolare di quella dei più piccoli.

La valutazione individua 36 principali rischi climatici nell’ambito di cinque grandi gruppi: ecosistemi, alimenti, salute, infrastrutture, economia e finanza.

Sono necessari interventi più incisivi per oltre la metà dei principali rischi climatici individuati dalla relazione, di cui otto da attuare con particolare urgenza, principalmente per preservare gli ecosistemi, limitare l’esposizione umana al calore, proteggere la popolazione e le infrastrutture da inondazioni e incendi boschivi e garantire la sostenibilità dei meccanismi di solidarietà europei, come il Fondo di solidarietà dell’Ue.

Molte misure per migliorare la resilienza ai cambiamenti climatici richiedono molto tempo, possono essere quindi necessari interventi urgenti anche per rischi non ancora critici.

Alcune regioni d’Europa sono aree in cui si concentrano rischi climatici multipli. L’Europa meridionale è particolarmente a rischio a causa degli incendi boschivi nonché degli effetti delle ondate di calore e della scarsità di acqua sulla produzione agricola, sul lavoro all’aria aperta e sulla salute umana.

Una responsabilità collettiva

Come ha sottolineato in un recente report il Comitato delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia, è fondamentale tenere conto dei diritti dei bambini per scelte strategiche politiche più ambiziose ed efficaci in materia di protezione ambientale.

Eppure i bambini non hanno quasi alcun ruolo formale nelle politiche e nelle decisioni sul clima, e raramente vengono presi in considerazione nei piani e nelle azioni esistenti di adattamento, mitigazione o finanziamento del clima“, si legge nel documento.

L’adeguamento dei servizi essenziali, il risarcimento delle perdite e dei danni, la riduzione del rischio di catastrofi, l’allarme tempestivo e maggiori investimenti nella decarbonizzazione possono fare la differenza tra la vita e la morte, tra un futuro o un disastro, per i bambini del Pianeta“, dicono ancora dall’Onu.

È necessaria, quindi, una sempre maggiore e forte sensibilità da parte delle amministrazioni, degli stakeholder attivi sul tema e dei cittadini tutti, verso chi come i bambini sono i più fragili.

Si ha un dovere, un obbligo verso di loro per garantirgli un ambiente pulito, sano e sostenibile, per proteggere e portare così a compimento il loro diritto di vivere bene, in un Pianeta che può stare meglio.

Crediti immagine: Depositphotos

March 26, 2024 at 10:35AM

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