Cambiamento climatico, per contrastarlo cinquecento milioni di alberi attorno alle città del Veneto – Corriere
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diMarianna Peluso
Lo studio dell’Università Ca’ Foscari Venezia: «Si può fare subito, ci sono 668 mila ettari liberi»
La soluzione più semplice per contrastare il preoccupante cambiamento climatico? Piantare alberi intorno alle città. Solo in Veneto potrebbero esserne piantati circa 500 milioni di nuovi. A rivelarlo è uno studio pubblicato su Nature Cities da un team interdisciplinare di studiosi della Fondazione per il Futuro delle Città, dell’Università di Firenze e dell’Università Ca’ Foscari Venezia, da cui è possibile osservare le reali potenzialità delle «aree periurbane» in tutto il pianeta, che potrebbero diventare i principali teatri nella difesa contro i cambiamenti climatici. Come? Attraverso la forestazione. La riduzione delle emissioni di CO2, il miglioramento della qualità dell’aria e la conservazione della biodiversità sarebbero alcuni dei principali benefici garantiti dalle nuove foreste periurbane.
Le zone individuate con l’aiuto dei satelliti
«Guardando il Veneto, le aree periurbane dove sarebbe possibile piantare alberi sono circa 668 mila ettari (di cui il 29% composto da praterie, il 70% da aree coltivate, lo 0.5% da aree nude e 1% zone alluvionali) e potrebbero ospitare fino a 500 milioni di alberi» spiega Saverio Francini, ricercatore e primo autore della pubblicazione insieme a Gherardo Chirici, Leonardo Chiesi, Paolo Costa, Guido Caldarelli e Stefano Mancuso. Utilizzando dati satellitari, il gruppo di ricerca è riuscito a identificare con una risoluzione di 500 metri e a livello globale le aree disponibili in una fascia di 10 chilometri dai centri abitati più grandi di cinque chilometri quadrati, dove le operazioni di riforestazione avrebbero costi più bassi rispetto ad aree remote del pianeta e dove gli effetti benefici avrebbero un impatto più rilevante sui cittadini. «Nel Veneto, il 70% di quest’area è coltivata e svolge già una funzione indispensabile – continua Francini – ma c’è ancora molto spazio disponibile, senza considerare che un’alta percentuale tenderebbe naturalmente al rimboschimento, se non ci fosse l’azione impattante dell’uomo».
Ridurre le emissioni e assorbire quelle in eccesso
Perché è proprio colpa dell’azione dell’uomo se il 2023 è risultato l’anno peggiore per il clima e di conseguenza per la sopravvivenza della vita sulla Terra, come testimonia il rapporto dell’osservatorio Copernicus Climate Change Service, che sottolinea i pericoli ambientali che il nostro pianeta deve affrontare. Tra questi tristi primati ci sono il mese più caldo mai registrato dal 1850 a oggi, un aumento delle concentrazioni di gas serra nell’atmosfera, l’aumento della temperatura superficiale degli oceani e il minimo storico del ghiaccio antartico. «Per contrastare il riscaldamento globale, la soluzione teoricamente è semplice: ridurre le emissioni di gas serra, in particolare di CO2, e al contempo assorbire il surplus di CO2 dall’atmosfera – afferma Stefano Mancuso, direttore scientifico della Fondazione per il Futuro delle Città e docente di Arboricoltura generale e coltivazioni arboree all’Universtà di Firenze – Tuttavia, ridurre le emissioni ha profondi impatti economici e richiede un impegno globale che al momento è difficile da garantire. D’altra parte, l’assorbimento di CO2 dall’atmosfera tramite la riforestazione non presenta ostacoli tecnici significativi e può offrire benefici ambientali e occupazionali».
Gli effetti secondari degli alberi
Per invertire la rotta, tutti devono fare la loro parte: istituzioni, enti, industrie, fino ai singoli cittadini. Già durante il G20 di Roma, svoltosi nel 2021, era stato condiviso l’obiettivo di piantare mille miliardi di alberi entro il 2030 in giro per il mondo. «Se da una parte la riforestazione in aree degradate ed inutilizzate delle città ha come primo impatto la rimozione della CO2 dall’atmosfera – tira le somme Guido Caldarelli, professore di Fisica all’Università Ca’ Foscari Venezia – non si devono sottovalutare gli effetti secondari che consistono in un temperamento del clima all’interno delle aree urbane con conseguente riduzione di spese di termoregolazione in estate e inverno, in un miglioramento del clima urbano e della salute dei cittadini, in un miglioramento della qualità del suolo che consente per esempio di assorbire con minori traumi eventi atmosferici estremi e limitare danni e costi per la collettività».
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29 marzo 2024
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March 29, 2024 at 06:57AM