Clima, un approccio multidimensionale per proteggere la proprietà pubblica – MeteoWeb
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Gli scienziati del clima hanno collaborato con amministratori e tecnici delle proprietà statali per comprendere e valutare i principali rischi climatici per gli edifici in Italia. Una collaborazione unica nel suo genere, che ha prodotto una metodologia passo dopo passo per sostenere gli sforzi volti a valutare gli impatti dei cambiamenti climatici sul patrimonio edilizio. Il processo ha comportato l’esame degli strumenti prevalenti nella progettazione architettonica e urbana, l’analisi dei quadri politici comuni e l’esplorazione delle tendenze emergenti a livello comunitario.
“La Strategia dell’Agenzia italiana del Demanio, delineata nel Piano Strategico Industriale 2022-2026, si fonda su tre direttrici: sostenibilità, innovazione e centralità dell’utente. L’Agenzia intende promuovere il miglioramento della resilienza degli edifici pubblici, al fine di preservarne il valore e ridurre i rischi connessi al loro utilizzo. Riconoscendo l’importanza di affrontare il cambiamento climatico nella gestione delle infrastrutture pubbliche, è stata avviata una collaborazione scientifica tra la CMCC e l’Agenzia italiana del Demanio, in linea con obiettivi di sostenibilità più ampi. È ora possibile avere una visione multidimensionale integrata che consideri anche i rischi climatici nelle diverse fasi di investimento finalizzate a rendere resiliente il patrimonio immobiliare pubblico”. Con queste parole Alessandra Dal Verme, Direttore dell’Agenzia del Demanio, descrive uno degli esiti di un’iniziativa che ha portato un ente pubblico incaricato di tutelare, gestire e valorizzare il patrimonio pubblico italiano, a collaborare con un istituto di ricerca sui cambiamenti climatici.
L’Agenzia del Demanio vigila sulla gestione del patrimonio immobiliare dello Stato, che comprende circa 43mila immobili per un valore di 62,5 miliardi di euro. Tali beni comprendono immobili ad uso demaniale, edifici storici e beni artistici. In risposta alla crisi climatica, l’Agenzia è impegnata a promuovere la resilienza degli immobili pubblici, al fine di preservarne il valore e ridurre i rischi legati al loro utilizzo, allineandosi agli obiettivi del Green New Deal europeo e del Piano nazionale italiano di ripresa e resilienza.
“Il modello di valutazione sviluppato con la CMCC – spiega Piero Pelizzaro dell’Agenzia del Demanio – integra l’approccio operativo adottato dall’Agenzia, che si è dotata di un sistema di indicatori per orientare i propri investimenti nel campo degli interventi di manutenzione edilizia e di valorizzazione a partire da una prospettiva che consideri i possibili impatti positivi sull’ambiente, sul contesto urbano e sociale, e sulla capacità di innovazione della governance nell’ambito delle attività di disegno del Piano di Sostenibilità dell’Agenzia”.
“Nelle fasi iniziali della collaborazione, è apparso evidente che un approccio metodologico solido e completo era fondamentale, soprattutto per quanto riguarda la gestione degli edifici”, sottolinea Gianluca Capri dell’Agenzia italiana del Demanio. Questo aspetto è stato tradizionalmente trascurato a causa delle limitazioni tecniche nel raggiungimento di una risoluzione dettagliata alla scala dei singoli edifici, fino ai recenti sviluppi nel campo della modellistica climatica regionale e locale. Questo sforzo congiunto ha facilitato l’allineamento della terminologia, la comprensione delle sfide e la calibrazione delle metodologie per soddisfare le esigenze di entrambe le parti, colmando il divario tra le competenze architettoniche e i requisiti operativi dell’agenzia.
L’approccio condiviso si basa su un quadro internazionale di analisi del rischio proposto dal Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC). “Tuttavia, il nostro obiettivo non si limitava a condurre un’analisi dei rischi; miravamo a sviluppare una metodologia che consentisse ai tecnici dell’agenzia di valutare gli impatti dei cambiamenti climatici sulle proprietà pubbliche, sia presenti che futuri”, afferma Guglielmo Ricciardi della CMCC, uno dei collaboratori del progetto. “Questo approccio, pur radicato in strutture consolidate, si distingueva per la sua adattabilità nel soddisfare le esigenze specifiche dell’agenzia. Ha enfatizzato gli sforzi scientifici collaborativi, caratterizzati da principi di co-progettazione, garantendo l’allineamento delle metodologie con gli imperativi operativi dell’agenzia”.
Oltre gli indicatori di performance
La metodologia sviluppata attraverso la collaborazione tecnico-scientifica con l’Agenzia italiana del Demanio e la CMCC ha un approccio dinamico, adattabile alle diverse fasi del ciclo di vita di un progetto. “Gli strumenti esistenti a supporto dei processi di progettazione, come i sistemi di certificazione della sostenibilità o i sistemi di certificazione della resilienza, hanno compiuto sforzi per allinearsi alle considerazioni sul cambiamento climatico”, afferma Carmela Apreda, ricercatrice della CMCC e collaboratrice del progetto. “Tuttavia, un’osservazione critica della ricerca ha rivelato una lacuna: mentre questi sistemi offrono misure proattive per affrontare gli impatti dei cambiamenti climatici, trascurano la valutazione dello stato esistente di una proprietà e delle potenziali vulnerabilità ai fenomeni legati al clima”.
Per colmare questa lacuna, la collaborazione mirava a sviluppare una metodologia in linea sia con i quadri dell’IPCC che con le esigenze dell’agenzia e del suo personale tecnico. I ricercatori della CMCC e dell’Agenzia italiana del Demanio hanno collaborato per adattare un quadro completo di analisi del rischio per identificare indicatori di pericolo climatico che descrivano le condizioni climatiche attuali e future. “Questi indicatori consentiranno valutazioni future per determinare se una proprietà è o sarà significativamente colpita da specifici rischi climatici, come inondazioni o precipitazioni estreme”, afferma Capri.
L’aspetto innovativo introdotto da questo approccio risiede nella valutazione dei punti di debolezza e vulnerabilità all’interno del portafoglio immobiliare esistente. Queste vulnerabilità sono state identificate attraverso la letteratura scientifica, esaminando come gli edifici, i loro occupanti e componenti – come coperture, pareti e sistemi ingegneristici – siano suscettibili a eventi legati al clima come ondate di caldo o precipitazioni estreme. A differenza dei sistemi di certificazione esistenti che si concentrano esclusivamente su misure proattive, questa metodologia affronta le vulnerabilità, fornendo un’istantanea completa dello stato attuale della proprietà.
“Riconoscendo che la ristrutturazione, piuttosto che la demolizione e la nuova costruzione, è un approccio più sostenibile per mitigare le emissioni di carbonio, la metodologia dà priorità alla comprensione delle condizioni attuali della proprietà. Questa valutazione, unica nel suo approccio, colma una lacuna cruciale nei sistemi internazionali, che in genere mancano di indicatori completi di vulnerabilità per il patrimonio edilizio”, afferma Apreda.
“Un altro aspetto significativo è la nostra considerazione dei vari rischi, come abbiamo precedentemente sottolineato l’approccio multi-rischi. Mentre i sistemi di certificazione in genere si concentrano principalmente su inondazioni e caldo estremo, abbiamo ampliato il nostro campo di applicazione per includere vento e siccità”, afferma Ricciardi. “La nostra metodologia opera passo dopo passo: identificando i rischi climatici, determinando l’esposizione della proprietà, valutando il suo livello di vulnerabilità e, sulla base di questo livello di vulnerabilità, sviluppando un catalogo di potenziali misure o soluzioni”.
Uno sforzo collaborativo per proteggere il patrimonio costruito dai cambiamenti climatici
“Le linee guida sono pensate per i progettisti, offrendo possibili soluzioni tecniche per migliorare la resilienza degli edifici, integrando gli altri documenti precedentemente emanati dall’Agenzia per orientare la progettazione dei propri interventi edilizi in un’ottica di creazione di benefici per l’ambiente e per la comunità”, dice Diana Giallonardo dell’Agenzia italiana del Demanio. La suite di strumenti integrati, sviluppati congiuntamente dalla CMCC e dall’Agenzia italiana del Demanio, consente una maggiore consapevolezza della vulnerabilità degli immobili e del loro contesto e consente all’Agenzia di indirizzare la pianificazione e la progettazione degli interventi verso elevati standard di resilienza climatica.
In particolare, questo catalogo di soluzioni edilizie “a prova di clima” va oltre i meri indicatori di performance. Comprende linee guida che definiscono la qualità della progettazione e fornisce un elenco di strategie, obiettivi e soluzioni tecniche efficaci per ridurre la vulnerabilità a ciascuno dei quattro rischi climatici di interesse, vale a dire temperature estreme, precipitazioni estreme, tempeste di vento e siccità. Comprende 49 soluzioni tecniche, tratte da quadri esistenti, che spesso offrono soluzioni parziali, classificando le misure in soluzioni verdi (basate sulla natura), blu (basate sull’acqua) o grigie (artificiali).
Ad esempio, le soluzioni blu includono metodi che utilizzano l’acqua per raffreddare l’ambiente o raccogliere acqua in caso di precipitazioni intense. Le soluzioni verdi si basano su elementi naturali (ad esempio, tetti verdi, foreste urbane) o riproducono e integrano processi naturali (ad esempio, superfici permeabili), facilitando, ad esempio, il drenaggio dell’acqua in eccesso. Le soluzioni grigie prevedono l’uso di infrastrutture e tecnologie artificiali come pompe di calore, l’incorporazione di spazi, materiali e colori specifici per pavimentazioni e tetti, o ombreggiamenti esterni, volti a migliorare la resilienza climatica dell’edificio.
“Questo progetto evidenzia la sfida della scienza che incontra la praticità. Questo sforzo non solo informa e protegge, ma accelera anche l’integrazione delle considerazioni sul cambiamento climatico nelle pratiche quotidiane”, afferma Paola Mercogliano della CMCC, che guida il gruppo di ricerca del progetto. “La formazione dei tecnici diventa cruciale, colmando il divario tra conoscenza teorica e implementazione nel mondo reale. Direi che questo è un fantastico esempio di ricerca applicata in ambito urbano, che sfrutta le competenze sia dell’Agenzia del Demanio, con il suo vasto portafoglio di edifici gestiti, sia della CMCC. Mentre le recenti tendenze in iniziative come le Smart Cities si concentrano principalmente sulla mitigazione, in questo caso abbiamo fatto un significativo passo avanti nell’adattamento, che non è un’impresa da poco nelle aree urbane. Esemplifica come la CMCC può fare la differenza per le persone e la società nella ricerca applicata e come possiamo tradurre la ricerca in azione”.
Questo progetto congiunto ha compiuto un ulteriore passo avanti verso la determinazione di come monitorare l’efficacia di queste raccomandazioni: oltre a proporre azioni locali, l’approccio prevede anche metodi di monitoraggio per valutarne successivamente l’impatto. Ciò è fondamentale negli sforzi di adattamento, poiché dovrebbe innescare un effetto a cascata, avviando la misurazione, la valutazione e la valutazione numerica. In definitiva, questo processo dovrebbe aumentare la consapevolezza e facilitare la trasferibilità ad altri contesti, perfezionando al contempo le strategie basate sulle informazioni del monitoraggio, identificando sia i fallimenti che i successi.
“Una delle sfide più significative che ci attendono è integrare la valutazione della vulnerabilità climatica nei processi operativi che regolano tutte le attività dell’Agenzia, allineandola con le pratiche esistenti per la verifica della vulnerabilità sismica, la conduzione di diagnosi energetiche e l’utilizzo di modelli di costruzione”, spiega Claudia Scaramella dell’Agenzia italiana del Demanio, sottolineando che la collaborazione tra l’Agenzia e la CMCC presenta potenzialità di ulteriore sviluppo.
“C’è bisogno di testare e affinare gli strumenti sviluppati in fase di ricerca scientifica applicandoli alle iniziative progettuali dell’Agenzia. Garantire che tecnici e operatori abbiano accesso a una base di conoscenze più adeguata all’interno dei contesti di intervento è fondamentale”, afferma Pelizzaro. “Ciò comporta l’identificazione di database e modelli climatici disponibili all’interno dei territori, dalle singole proprietà alle scale urbane. Inoltre, l’esperienza collaborativa e i suoi risultati dovrebbero essere ampiamente comunicati per migliorare le capacità operative dei progettisti e favorire la riflessione su approcci alternativi alla progettazione, a partire da esperienze pilota”.
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March 29, 2024 at 03:54AM