Banane, prezzi troppo bassi, come può la GDO parlare di sostenibilità? – Fruitbook Magazine
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“Le banane sono vendute a prezzi troppo bassi. I supermercati devono affrontare la realtà”. Questo il titolo di The Grocer, che riprende diversi interventi del World Banana Forum che si è svolto a Roma il 12 e 13 marzo scorsi. I prezzi al consumo, e di conseguenza i prezzi pagati per scatola ai produttori di banane, non sono affatto sostenibili, essendo incapaci di dare la giusta remunerazione alle produzioni rispettose dell’ambiente e delle comunità. Secondo uno studio il prezzo dovrebbe raddoppiare. E i consumatori? Dovrà cambiare anche la comunicazione nei loro confronti: per troppi anni il prezzo è stato l’unico argomento di vendita dei retailer al consumatore finale
di Eugenio Felice
Anche nel periodo pasquale non sono mancati in televisione gli spot dei supermercati con le loro ammiccanti offerte sulle banane. Ad esempio quella di Aldi, con un kilo di banane a 0,85 euro e un ben evidenziato sconto del 38%. Oppure quella di Eurospin, il discount leader in Italia, che nel volantino indica un kilo di banane a 0,99 euro (lo sconto in questo caso non è quantificato). Non che le insegne tradizionali facciano diversamente. Del resto la banana è il frutto più consumato in Europa ed è disponibile tutto l’anno, in un’unica varietà, la Cavendish, generalmente di origine Centro America. L’Ecuador è infatti il primo esportatore mondiale. Ma è normale che cinque banane provenienti dall’altra parte del mondo costino al supermercato meno di un caffè al bar bevuto di fretta al bancone?
Come possono questi frutti pagati così poco essere sostenibili e quindi salvaguardare l’ambiente in cui vengono coltivati e tutelare le comunità che si occupano della loro produzione? Se ne è parlato al World Banana Forum che si è svolto a Roma, nel quartier generale della FAO, il 12 e 13 marzo scorsi. È una questione che ormai bisogna affrontare e bisogna farlo subito, anche considerando gli standard più rigorosi che sono stati recentemente introdotti dall’Unione Europa in merito alla redazione della relazione sulla sostenibilità. Dichiarare che si è sostenibili non è più sufficiente. Ci vogliono i fatti. Ci vuole la trasparenza e la coerenza. E i prezzi di vendita dicono tutt’altro. Lo stesso discorso vale per l’ananas, altro frutto svilito a livello di prezzo dalla GDO.
La questione ormai è sotto l’attenzione dell’opinione pubblica. È del 1 aprile l’articolo del news magazine inglese The Grocer che titola: “Le banane vengono vendute a un prezzo troppo basso. I supermercati devono affrontare la realtà”. Un titolo che non ci gira tanto intorno. Nell’articolo, rivolto al grande pubblico, si mette subito il dito nella piaga: “I prezzi pagati ai fornitori devono aumentare e l’era dei prezzi super economici delle banane per i consumatori deve volgere al termine. I prezzi al consumo, e di conseguenza i prezzi pagati per scatola ai produttori di banane, non sono affatto sostenibili. Le cose devono cambiare e chi acquista banane dovrà farsene una ragione”. Del resto sono aumentati i costi di trasporti e le produzioni sono in difficoltà per il cambiamento climatico e malattie come il fungo TR4.
Come ha sottolineato al World Banana Forum il ceo di una società di marketing nordamericana, nel 1980 arance e banane avevano più o meno lo stesso prezzo per libbra (una libbra equivale a 453,59 grammi). Oggi, i prezzi al dettaglio delle banane negli Stati Uniti sono poco più che raddoppiati, mentre i prezzi delle arance sono più che quadruplicati. Se i prezzi delle banane avessero seguito lo stesso percorso inflazionistico, sarebbero vendute a 1,26 dollari la libbra. Invece, erano 0,61 dollari la libbra nel gennaio 2024. “E come sappiamo – scrive The Grocer – le banane nel Regno Unito sono molto più economiche adesso rispetto a quando le catene di supermercati entrarono in modalità guerra dei prezzi oltre 20 anni fa”.
“L’idea economica di vendere le banane a un prezzo troppo basso – sottolinea The Grocer – non ha senso. I coltivatori sono schiacciati tra le richieste di standard sociali e ambientali sempre più elevati da un lato, e i prezzi che non riflettono i costi di una produzione sostenibile dall’altro. Questa dinamica, se mantenuta, finirà per far crollare l’intero commercio delle banane”. Un salario dignitoso per i lavoratori è solo uno dei costi della produzione sostenibile che l’attuale modello di prezzo non copre. Se si vuole che i sistemi di produzione delle banane diventino resilienti al clima e alle malattie e non tossici per le persone e l’ambiente, i produttori devono essere in grado di investire nella sperimentazione di diverse varietà e sistemi di produzione, come metodi di coltivazione green e rigenerativi.
L’ unico studio serio sui “prezzi reali” colloca il costo reale delle banane, compresi i costi sociali e ambientali non pagati, tra il 50% e il 100% di quanto viene attualmente pagato ai grandi coltivatori convenzionali. Alcuni gruppi distributivi stanno ascoltando e aprendo la strada. A seguito delle pressioni negative sulla fissazione dei prezzi, Aldi ha abbandonato il sistema basato sulle gare d’appalto e ha messo in atto un nuovo approccio, con la collaborazione tra i team di acquisto e sostenibilità e il coinvolgimento dei partner. Ciò include un impegno a lungo termine nelle relazioni di acquisto. Anche Tesco e più recentemente Sainsbury’s hanno sviluppato rapporti a lungo termine con i produttori. Sul fronte prezzi, è notizia di fine marzo che Trader Joe’s negli Usa ha deciso di alzare del 21% i prezzi delle banane dopo oltre 20 anni.
E i consumatori come reagiranno? Va bene spendere 1,20 euro al bar per un caffè ma non va bene spendere 30 cent per una banana? Alistair Smith, coordinatore internazionale di Banana Link, ha sottolineato a The Grocer il ruolo dei supermercati nell’educare i consumatori, che devono essere preparati a prezzi più alti per il loro frutto preferito. “Per troppo tempo – scrive Smith – nella maggior parte dei Paesi europei i supermercati hanno comunicato ai consumatori solo il prezzo delle banane. Non dovrebbe più essere possibile rispondere alle richieste dei consumatori di commercio equo, salari dignitosi e agricoltura sostenibile mantenendo i prezzi di acquisto così bassi e senza dire nulla su tutte le altre questioni”. Vanno cambiati i prezzi, insomma, ma va cambiata anche la comunicazione al consumatore finale.
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April 3, 2024 at 02:03PM