Nuovo stop per la decarbonizzazione dell’ex Ilva, il Tar blocca l’appalto da 1 miliardo per produrre acciaio sfruttando l … – La Repubblica

Nuovo stop per la decarbonizzazione dell’ex Ilva, il Tar blocca l’appalto da 1 miliardo per produrre acciaio sfruttando l … – La Repubblica

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La seconda sezione del Tar di Lecce ha annullato l’aggiudicazione dell’appalto per la realizzazione degli impianti per la produzione del cosiddetto preridotto con l’utilizzo di idrogeno verde all’ex Ilva di Taranto. Il procedimento era nato dal ricorso della multinazionale dell’acciaio Danieli di Buttrio (Udine) contro l’assegnazione dell’appalto effettuata da Dri, controllata di Invitalia, nei riguardi della tedesca Paul Wurth, per la realizzazione degli impianti di riduzione diretta da due milioni di tonnellate annue di preridotto.


di Gennaro Totorizzo


Si tratta di un semilavorato in grado di alimentare i forni elettrici immaginati per il nuovo siderurgico. Un progetto green, insomma, teso alla riduzione della produzione di acciaio a ciclo integrato con il carbon coke. E che rientrava nei piani di decarbonizzazione finanziati dal Pnrr: un miliardo, il valore dell’appalto, rifinanziato di recente con i fondi del bilancio statale.

Il giudizio dinanzi al Tar è nato dopo una serie di segnalazioni di irregolarità nelle procedure di assegnazione dell’appalto effettuate proprio da Danieli, che aveva a sua volta presentato un’offerta – poi rigettata da Dri Italia – per la progettazione e la costruzione dell’impianto. Dri, però, aveva preferito il progetto della tedesca Paul Wurth, cui era stato affidato l’appalto, ad agosto scorso. Allora il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, aveva salutato con favore l’individuazione dell’azienda – ”si tratta di un enorme passo in avanti sulla strada epocale della decarbonizzazione dell’ex ilva”, le sue parole.

L’assegnazione, però, è finita sui banchi del Tar dopo il ricorso della Danieli contro Dri, Paul Wurth e il Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica, con cui si contestava l’assegnazione per via di diverse irregolarità, tra cui una difformità del progetto tedesco rispetto alle richieste di Dri. Tesi, quella della multinazionale ricorrente, accolta dal collegio leccese.

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Per i giudici del Tar l’operatore aggiudicatario ha, infatti, presentato un’offerta non conforme ai requisiti previsti dai documenti di gara, che richiedevano un contratto EPC (Engineering, Procurement and Construction), al contrario dell’offerta di Paul Wurth, ossia solo un contratto EP (Engineering and Procurement). In buona sostanza, nei documenti di gara si richiedeva un’opera progettata e costruita dall’appaltatore, mentre l’appalto è stato affidato a un’azienda – la Paul Wurth – che aveva avanzato una proposta Ep, riguardante solo la progettazione e fornitura dell’opera.

"L’offerta dell’aggiudicataria – si legge nella pronuncia – è, in definitiva, un’offerta diversa e, comunque, macroscopicamente carente rispetto all’oggetto della commessa e alle specifiche minime di carattere tecnico-prestazionale richieste dalla lex specialis, sicché la stazione appaltante – una volta riscontrata la mancanza di un elemento costitutivo indispensabile ai fini della sua valutazione – ne avrebbe dovuto disporre l’esclusione dalla procedura di gara".

Da qui l’annullamento del provvedimento di aggiudicazione disposto da Dri e un nuovo probabile slittamento dei piani green per l’ex Ilva.

April 3, 2024 at 05:17PM

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