Banche etiche e sostenibili: il ruolo chiave delle variabili ESG tra performance e strategia – Taranto Buonasera

Banche etiche e sostenibili: il ruolo chiave delle variabili ESG tra performance e strategia – Taranto Buonasera

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La creazione di valore, ed il suo perdurare nel tempo, tra business bancario e finanza sostenibile è oggi quanto mai rappresentato dall’esatto connubio tra le dimensioni gestionale-operativa ed ambientale-sociale. Concetto di ampia portata e, di formazione nel tempo ormai lontana, che mira e delineare i pilastri divenuti oggi a dir poco essenziali al fine di determinare la stabilità e la competitività finanziaria. Ampie, puntuali e dettagliate valutazioni, circa il rischio di un investimento in ambito bancario, vengono fornite mediante l’utilizzo dei fattori ESG, veri e propri indici finanziari il cui impiego sistemico consente l’emersione di opportunità o minacce insite ad una performance di presumibile qualità.

Le variabili ESG, acronimo di Environmental Social Governance – tematica che ha acquisito maggior interesse anche a seguito, nei primi anni 2000, di scandali di gestione fraudolenta perpetrati da alcuni manager come il fallimento della  Lehman Brothers e alla crisi dei mutui sub-prime – vennero ritenute in grado di valutare le performance aziendali in termini di qualità sostenibile; nella corporate governance, anche a soprattutto in conseguenza di questi spiacevoli eventi, fu ritenuto un importante indicatore nella valutazione del rischio di un investimento. Memori di ciò, è andato sempre più diffondendosi il pensiero focalizzato sull’inclusione, all’interno dei modelli di credit scoring delle banche, di variabili di sostenibilità che ben si correlassero a sistemi di valutazione meramente economica circa la classe di merito creditizio della propria clientela, tanto per la stabilità dei singoli istituti di credito quanto per la salubrità del sistema finanziario in genere.

Il percorso di transizione intrapreso dalla comunità internazionale, e che vede attivamente partecipi le banche, ha l’obiettivo di incrementare e sostenere gli investimenti in progetti sostenibili, promuovere l’integrazione dei criteri ambientali, sociali e di governance, un’evoluzione di tipo sostenibile che trova risposta nell’operatività corrente che i singoli istituti di credito svolgono, pratiche di trasparenza divenute imprescindibili poiché foriere di buoni risultati. I temi ESG non rappresentano di per sé, quindi, una novità: rispetto al passato, quel che cambia è la priorità che gli stessi hanno assunto nell’agenda di politica globale, una maggiore consapevolezza raggiunta da tutti gli stakeholders nell’adottarli e nel ritenerli vantaggiosi. In tal senso, esplicitare nella propria gestione anche indicatori non-finanziari e, quindi avvalorarne l’utilizzo, induce gli interlocutori del mondo della finanza ad un pensiero propositivo e, si vedrà, di tangibile beneficio competitivo.

Nell’Ottobre 2019 l’European Banking Authority (EBA), considerata l’esigenza concreta e attuale mostrata dal comparto finanziario circa la valutazione generale del rischio, definisce una “road map” per l’inclusione dei principi di sostenibilità in ambito bancario e finanziario a livello europeo e l’integrazione dei fattori ESG in relazione ai servizi finanziari. L’approccio iniziale che l’Autorità proponeva in quegli anni fu già di tipo correttivo, strategico sulle procedure di risk management, dedicato alle istituzioni finanziarie che avrebbero dovuto essere sempre più in grado, secondo l’Autorità, di comprendere, misurare e monitorare.

Ovviamente, in questo contesto iniziale, la manifestazione del pericolo rimaneva incerta e, comunque, indefinita nella possibilità di concretizzazione, tanto che l’EBA incoraggiava le banche ad incorporare, in combinato, ai già usuali Key Performance Indicator (KPI) le variabili ESG nelle strategie di business. Solo nel Giugno 2021, con un apposito Report elaborato e proposto dall’EBA, vengono ad essere espresse definizioni comuni dei rischi ESG per le istituzioni finanziarie, ed in particolar modo si esalta la resilienza delle banche rispetto ai potenziali impatti derivanti da tali rischi, richiedendo loro una valutazione accorta e azioni di tipo proattivo in un’ottica generalmente nuova (forward-looking). Questo approccio innovativo subentra ai classici modelli adoperati negli ultimi 30 anni basati su variabili predittive proposte delle regole di Basilea, il cui focus-oriented era invece rivolto al passato (backward-looking), all’ottemperanza di variabili quantitative di natura prevalentemente contabile, deboli e comunque meno proiettate a prevedere il rischio di default (PD-Probability of Default).

È opportuno specificare però che l’industria bancaria è per sua natura abituata a gestire diverse tipologie di rischio (di credito, di mercato, di liquidità, operativo ecc.), in quanto insiti e connaturati nella propria struttura. Integrare i fattori ESG nel framework di gestione del rischio, conduce le banche ad un approccio di tipo olistico, improntato sulla correlazione delle questioni, dalla definizione del pricing alle strategie di natura commerciale, la cui metrica al cambiamento è di vitale importanza al fine di perseguire e promuovere la redditività nel medio lungo periodo. Come anticipato, far valere l’impegno delle banche nella gestione dei rischi di transizione vuol dire per esse dotarsi di una visione prospettica che tenga anche conto di fattori extra-finanziari, una consapevolezza all’importanza degli aspetti legati alla sostenibilità all’interno dei processi di valutazione delle aziende. Un allineamento fortemente incentivato anche dalla BCE sin dal 2022, che incita gli istituti di credito affinchè non subiscano in maniera dirompente la transizione (climatica, sociale, di governance – ESG) ed i rischi potenzialmente materializzabili nei bilanci, invitando le singole banche alle valutazione e misurazione puntuali.

Le istituzioni locali non sono insensibili alle sfide e opportunità in ambito ESG: ed anzi un particolare momento di confronto si è espresso qualche giorno fa nel workshop organizzato dall’istituto di credito pugliese Bcc San Marzano di San Giuseppe in collaborazione con Cassa Centrale Banca – in cui la profonda coerenza delle Bcc, rispetto al sistema bancario convenzionale, tra principi etici dichiarati e le pratiche finanziarie effettive – hanno rappresentato il focus dell’evento.

In un contesto mondiale dinamico, l’economia che promuove un cambiamento positivo e uno sviluppo sostenibile nelle attività e nelle comunità, avrà direzionato le proprie strategie verso fattori quali crescita e inclusione, che deriveranno dall’adozione di best-practice e di reporting responsabili e trasparenti. La rendicontazione ESG, oggi quanto mai fondamentale per gli istituti di credito, sarà via via significativa per la responsabilità degli stessi, in quanto andrà a fornire una piattaforma completa di come le banche affronteranno e gestiranno le questioni critiche, i rischi. Il crescente interesse degli stakeholders verso tali tematiche induce all’esigenza di maggiori strutturazione e implementazione di nuove normative che ne regolino e tutelino l’adozione. Integrare nelle strategie di business le variabili ESG significa, quindi, perseguire il successo e la sostenibilità a lungo termine, implementando e garantendo le pratiche di responsabilità sociale associate al dialogo con le comunità, sempre al fianco della missione e degli obiettivi economico-finanziari tipici della banca. 

Dr. Ph.D. Antonio Eduardo Favale

April 5, 2024 at 04:46PM

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