La crisi climatica minaccia il diritto all’istruzione – Save the Children Italia
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Abbiamo svolto un’analisi sui bambini che non frequentano la scuola primaria e secondaria ed è emerso che 1 su 2 dei bambini non scolarizzati vive nei 36 paesi più vulnerabili ai cambiamenti climatici.
A livello globale, i Paesi più colpiti dagli effetti della crisi climatica sono quelli più poveri o più fragili, dove le bambine e i bambini avevano già probabilità più alte di non frequentare la scuola a causa di conflitti, povertà, disabilità e disuguaglianza di genere.
l’impatto della crisi climatica sull’istruzione
La crisi climatica è una crisi dei diritti dell’infanzia e i suoi effetti sul diritto all’istruzione dei bambini lo evidenziano chiaramente.
Nella nostra analisi abbiamo esaminato quanti dei circa 250 milioni di bambini e adolescenti in tutto il mondo che non frequentano l’istruzione primaria o secondaria, dai 5 ai 19 anni. [1] I dati dell’impatto della crisi climatica sull’istruzione, mostrano un quadro chiaro quanto preoccupante, poiché circa la metà dei bambini o adolescenti non scolarizzati vive nei Paesi maggiormente esposti alla crisi climatica. [2]
Eventi ed effetti negativi che li rendono meno in grado di adattarsi. Tuttavia, in questi Paesi vive solo un quarto dei bambini in età scolare.
Gli effetti della crisi climatica sull’istruzione
I cambiamenti climatici, inoltre, rendono ancora più probabili eventi meteorologici estremi e disastri naturali che hanno un impatto sulla frequenza scolastica.
Ad esempio, questa settimana, nelle Filippine sono state chiuse centinaia di scuole a causa del caldo estremo. Nelle Filippine, secondo le previsioni, le temperature raggiungeranno o supereranno i 42 °C, circa il 20% in più delle medie di aprile, in almeno dieci delle 17 regioni del Paese. In Sud Sudan, invece, dove le temperature hanno raggiunto i 45° C, il governo ha ordinato la chiusura delle scuole per due settimane. Gli studenti sono appena rientrati a scuola dopo le ultime settimane di chiusura, ma l’ondata di calore che ha colpito decine di migliaia di bambini, minacciando il loro diritto all’istruzione.
Dal 2020, circa 62 milioni di bambini e adolescenti in 27 Paesi hanno subito delle interruzioni dell’istruzione a causa di shock climatici, con importanti conseguenze di lungo periodo sul loro apprendimento, dovute sia alla chiusura delle scuole sia all’aumento delle ondate di calore. Più di un miliardo di bambini, circa la metà dei 2,2 miliardi di bambini del mondo, vive in Paesi altamente vulnerabili agli effetti del cambiamento climatico.
Cosa facciamo contro la crisi climatica
Operiamo in 116 Paesi, affrontando gli impatti dei cambiamenti climatici in tutti i settori di intervento, compresa l’educazione. Facciamo parte dell’iniziativa Building the Climate Resilience of Children and Communities through the Education Sector (BRACE), che fornisce finanziamenti per sostenere i sistemi educativi dei Paesi vulnerabili nella costruzione di scuole verdi e resilienti ai cambiamenti climatici, nell’integrazione dei cambiamenti climatici nei programmi scolastici e nella fornitura di sistemi di allerta precoce nelle scuole. Partecipiamo inoltre all’iniziativa Climate Smart Education Systems per rafforzare la resilienza dell’istruzione rispetto ai cambiamenti climatici e al degrado ambientale.
Inoltre, il Comprehensive School Safety Framework, approvato da oltre 70 governi a livello globale, è al centro del nostro approccio per affrontare i cambiamenti climatici e garantire la continuità dell’apprendimento a tutti i bambini e le bambine.
Chiediamo più investimenti su clima ed educazione
Kelley Toole, Direttrice globale ad interim di Save the Children per la povertà infantile, il clima e le aree urbane, ha dichiarato: “Se non agiamo per difendere l’educazione dagli effetti negativi del cambiamento climatico, l’impatto sul futuro di questi bambini, che già vivono in alcuni dei Paesi con i tassi di abbandono scolastico più alti, potrà solo peggiorare. Non possiamo permetterci ulteriori disuguaglianze e ingiustizie".
Chiediamo una maggiore comprensione dell’impatto dei cambiamenti climatici sull’educazione, più attenzione all’educazione come parte dell’azione per contrastare il cambiamento climatico e maggiori investimenti per il clima e l’educazione a livello globale, anche in Africa, dove l’Unione Africana ha dichiarato il 2024 Anno dell’Educazione.
[1] Save the Children ha utilizzato i dati dell’UNESCO sui bambini che non frequentano la scuola primaria e secondaria e li ha confrontati con il punteggio del rischio di cambiamento climatico di ciascun Paese in termini di capacità di migliorare la resilienza, secondo l’indice della Global Adaptation Initiative dell’Università di Notre Dame (ND-GAIN), disponibile per 181 Paesi. Abbiamo diviso i Paesi in quintili in base al loro livello di rischio climatico, quindi abbiamo calcolato quanti bambini non scolarizzati si trovano in ciascun gruppo di rischio (quintile). Il Sud Sudan, che non era coperto dall’ND-GAIN, è stato inserito nel nostro quintile più alto in quanto è uno dei Paesi più vulnerabili ai cambiamenti climatici a livello globale, secondo l’indice ND-GAIN.
[2] Afghanistan, Angola, Burundi, Benin, Burkina Faso, Bangladesh, Ciad, Repubblica Centrafricana, RD Congo, Congo, Comore, Eritrea, Etiopia, Micronesia, Guinea, Gambia, Guinea-Bissau, Haiti, Kenya, Liberia, Madagascar, Mali, Myanmar, Mozambico, Malawi, Niger, Nigeria, Pakistan, Papua Nuova Guinea, Sudan, Sierra Leone, Sud Sudan, Siria, Ciad, Uganda, Yemen e Zimbabwe.
Per approfondire, leggi il comunicato stampa.
April 5, 2024 at 03:50PM