Clima, la Corte europea dei diritti condanna la Svizzera per la mancata tutela della salute – La Stampa

Clima, la Corte europea dei diritti condanna la Svizzera per la mancata tutela della salute – La Stampa

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Il contrasto della crisi climatica è un diritto umano imprescindibile. Per la prima volta, oggi, la Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) ha condannato per la prima volta uno Stato, la Svizzera, per violazione della Convenzione sui diritti dell’uomo, pronunciandosi a favore di un’associazione di donne anziane che ha criticato l’inerzia del Paese di fronte alle cambiamento climatico.

È la prima volta che la Corte condanna uno Stato per la sua mancanza di iniziative nella lotta al cambiamento climatico. Con 16 voti contro 1, la Corte ha stabilito che c’è stata una violazione dell’articolo 8 che sancisce il diritto ad una tutela effettiva, da parte delle autorità statali, contro i gravi effetti dannosi dei cambiamenti climatici sulla vita, sulla salute, sul benessere e sulla qualità della vita.

Il casoè stato portato avanti dall’associazione KlimaSeniorinnen, ‘Anziane per la protezione del clima’ (2500 donne svizzere di 73 anni in media) e da quattro dei suoi membri che hanno sviluppato anche richieste individuali. La Corte ha ritenuto che l’associazione fosse autorizzata ad agire in giudizio a nome di persone che affermassero che le loro condizioni di vita e la loro salute erano minacciate dal cambiamento climatico.

Nello stesso giorno la Corte ha anche decretato inammissibile altri due casi simili, tra cui il caso di sei giovani portoghesi che avevano denunciato i 32 Paesi dell’Ue e del blocco europeo.

La sentenza della Corte in favore dell’associazione svizzera rappresenta un importante pietra miliare per le climate litigation, ovvero le cause legate all’azione climatica diffuse in Europa e in tutto il mondo. Per la prima volta la Corte riconosce come diritto umano il contrasto al climate change e l’adempimento dei trattati internazionali sulla riduzione delle emissioni.

Il verdetto è stato accolto con entusiasmo dalla comunità ambientalista. L’attivista svedese Greta Thunberg era presente a Strasburgo: «Questo è solo l’inizio: in tutto il mondo, sempre più persone portano i propri governi in tribunale per ritenerli responsabili delle loro azioni. In nessun caso dobbiamo tirarci indietro, dobbiamo battere ancora di più», ha dichiarato la fondatrice del movimento Fridays for future. «Utilizzeremo ogni strumento a nostra disposizione, il movimento per la giustizia climatica ha utilizzato metodi diversi per decenni, ripetendo lo stesso messaggio più e più volte e, come possiamo vedere, le emissioni sono ancora in calo. stiamo ancora andando nella direzione sbagliata e non ci arrenderemo».

Catherine Higham, osservatrice del Grantham Research Institute sui cambiamenti climatici fotografa così la sentenza: «La vittoria nel caso Klimaseniorinnen rappresenta una pietra miliare nel contenzioso sul clima. Se la Corte non avesse riconosciuto il mandato conferito dalla Convenzione agli Stati di proteggere attivamente i cittadini dalle ripercussioni del cambiamento climatico, ciò avrebbe potuto rappresentare un ostacolo sostanziale a futuri contenziosi, rappresentando un passo indietro in termini di evoluzione della legge sul clima».

April 9, 2024 at 05:54PM

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