Una piccola vittoria e una grossa sconfitta per il clima alla Corte europea dei diritti dell’uomo – Il Post
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Martedì la Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU), un tribunale internazionale che non rientra fra le istituzioni dell’Unione Europea, si è espressa su tre diversi casi presentati da dei cittadini contro alcuni governi europei per chiedere maggiori impegni per contrastare gli effetti negativi dei cambiamenti climatici. La Corte ha respinto due di essi, fra cui quello più significativo, in cui sei giovani portoghesi avevano denunciato i governi dell’Unione Europea e di alcuni stati vicini. Ha però accolto il ricorso di un gruppo di anziane signore svizzere, che sostenevano che il loro paese avesse violato i loro diritti venendo meno agli impegni presi per contrastare il cambiamento climatico.
È la prima volta che un tribunale di livello così alto prende una decisione su un caso riguardante i cambiamenti climatici. Il giudizio di inammissibilità sul caso portoghese, che era di portata molto più ampia degli altri, è considerato una sconfitta significativa dai gruppi ecologisti. La Corte lo ha rifiutato perché ha stabilito che i giovani non avessero esaurito tutte le loro possibilità di azione legale in Portogallo, una condizione considerata necessaria prima di coinvolgere gli altri paesi inclusi nel ricorso.
I giovani hanno età comprese tra gli 11 e i 24 anni, e si erano rivolti alla CEDU nel 2020. Accusavano 33 stati di aver violato i diritti umani per non aver preso sufficienti misure per mantenere l’aumento delle temperature medie globali sotto 1,5 °C, la richiesta preferenziale dell’accordo sul clima di Parigi. I paesi coinvolti sono i 27 membri dell’Unione Europea (Italia compresa), la Norvegia, il Regno Unito, la Russia, la Svizzera, la Turchia e l’Ucraina.
L’accoglimento del ricorso presentato dalle Anziane per il clima, l’associazione delle donne svizzere, è comunque considerato un’importante svolta nella lotta giudiziaria per la giustizia climatica. I paesi che riconoscono la Corte europea per i diritti dell’uomo sono impegnati a dare esecuzione alle sue decisioni, ma il tribunale non ha concretamente modo di obbligarli a rispettarle. Tuttavia il caso potrebbe essere un precedente importante in altri procedimenti di giustizia climatica.
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L’associazione delle Anziane per il clima è nata nel 2016, e oggi conta 2.500 socie di età superiore ai 65 anni: l’età media è 73. Sostengono che le donne anziane siano una delle fasce della popolazione più esposte ai rischi legati alle ondate di calore, che negli ultimi anni si sono fatte più frequenti in Svizzera. Si erano rivolte alla CEDU dopo che un tribunale svizzero aveva respinto il loro ricorso, in cui accusavano il governo svizzero di non aver fatto abbastanza per mitigare gli effetti del cambiamento climatico.
L’Ufficio federale di giustizia svizzero ha detto che studierà la sentenza per stabilire quali azioni debbano essere prese dalla Svizzera per il futuro. Intanto la Corte ha ordinato allo stato svizzero di pagare 80mila euro per coprire le spese legali dell’associazione.
Il terzo caso, contro il governo francese, era stato presentato nel 2021 da Damien Carême, europarlamentare francese dei Verdi e sindaco della città francese di Grande-Synthe dal 2001 al 2019. Secondo Carême la vita degli abitanti del paese sarebbe messa particolarmente a rischio dal cambiamento climatico, per l’aumento della probabilità di inondazioni nella cittadina, che si trova sulla costa. Il suo caso è stato giudicato inammissibile in quanto Carême non vive né a Grande-Synthe e neanche in Francia, e quindi non può dimostrare alla Corte di essere danneggiato da eventuali violazioni dei diritti umani.
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April 9, 2024 at 03:09PM