Ecco i grandi progetti dell’Europa sull’idrogeno – Energia Oltre
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I progetti più avanzati di investitori e finanziatori attualmente sono localizzati in Europa, dove infrastrutture su larga scala stanno andando avanti grazie a direttive chiare e al quadro normativo dell’Unione europea
L’industria dell’idrogeno a zero emissioni sta passando da progetti su scala pilota di 10-20 MW di capacità di elettrolisi a progetti su larga scala di 100-200 MW e maggiori. Sebbene la discrepanza tra il numero di progetti annunciati e quelli che raggiungono la chiusura finanziaria resti ampia, alcuni dei progetti più credibili vengono finanziati e iniziano la costruzione.
Oggi gli investitori ed i finanziatori sono alla ricerca in tutto il mondo di soluzioni ottimali, luoghi che offrano la possibilità di produzione di energia pulita su larga scala con fattori di carico elevati, uniti ad un forte sostegno pubblico per compensare i costi.
I loro progetti più avanzati attualmente sono localizzati in Europa, dove infrastrutture su larga scala stanno andando avanti grazie a delle direttive chiare e ai regimi normativi dell’Unione europea. Nel frattempo, gli investitori stanno guardando altrove, cercando di prevedere dove si avrà il giusto mix di vantaggi, mentre l’Europa ha la necessità di importare idrogeno senza carbonio per raggiungere i suoi ambiziosi obiettivi di energia pulita. Nel mirino ci sono quindi l’Australia, le Americhe, il Medio Oriente e l’Africa.
L’EUROPA IN PRIMA FILA SULL’IDROGENO
“Tendiamo ad investire i soldi dove riteniamo che un progetto funzionerà. Non è solo una questione geografica, è una matrice tra la geografia e una certa verticale all’interno della catena del valore dell’idrogeno. Abbiamo iniziato con l’Europa, che è la geografia più avanzata in termini di normative di supporto”, ha dichiarato Amir Sharifi, Chief Investment Officer di Hy24. Hy24 – una joint-venture tra la società di private equity Ardian e il fondo di investimento FiveT Hydrogen – gestisce il Clean Hydrogen Infrastructure Fund con 2 miliardi di euro provenienti da oltre 50 investitori, tra cui importanti società industriali.
La durata del fondo è di 12 anni dal suo inizio, nel 2022, con previsione di vendita delle attività. I suoi investimenti sono andati in Paesi con forti programmi di sostegno statale, dove abbondante vento e sole offrono grandi quantità di produzione di energia a basso costo nelle periferie settentrionali e meridionali d’Europa.
Ha investito in Everfuel, lo sviluppatore danese il cui fondatore, ex vicepresidente senior di Nel Hydrogen, è ben noto nel settore. Everfuel sta lavorando nei Paesi nordici, in Olanda e Germania, con un elettrolizzatore da 20 MW che entrerà in funzione quest’anno. Ha inoltre investito nella start-up H2 Green Steel, che sta sviluppando un impianto completamente integrato a Boden, in Svezia, ora in costruzione con una capacità di elettrolisi di 700 MW. Il progetto offre numerosi vantaggi, tra cui energia idroelettrica a basso costo, vicinanza a miniere di minerale di ferro e porti, terreni disponibili e sostegno da parte del governo svedese.
In Spagna, Hy24 ha assunto una posizione di proprietà in Enagas Renovable, in collaborazione con l’operatore di trasporto del gas Enagas, con un ampio portafoglio di progetti di combustibili rinnovabili. L’azienda ha investito in una joint-venture per la produzione di idrogeno verde con l’acquisizione da parte di compagnie spagnole di petrolio e gas, tra cui Repsol e CEPSA.
Sharifi ha sottolineato l’importanza delle normative europee per rendere fattibili questi investimenti, che creano domanda industriale. Tra queste la revisione della Direttiva sulle energie rinnovabili (RED III), con i suoi obiettivi vincolanti per i combustibili rinnovabili di origine non biologica nei settori dei trasporti e dell’industria, e l’introduzione del meccanismo di adeguamento del carbonio alla frontiera (CBAM), che garantisce che l’acciaio prodotto con energia verde l’idrogeno competerà con quello importato prodotto con metodi ad alta intensità di carbonio.
LA HYDROGEN BACKBONE
Noé van Hulst, consigliere speciale per l’idrogeno dell’Agenzia Internazionale per l’Energia, ha sottolineato che un altro elemento chiave del panorama europeo dell’idrogeno sta prendendo forma. Si tratta della Hydrogen Backbone, la riconversione dei gasdotti e lo sviluppo di nuove infrastrutture per collegare i porti olandesi e i principali cluster industriali, ora finanziati e in costruzione.
Il progetto, guidato dalla società olandese di gas naturale Gasunie, è stato lanciato lo scorso anno nel porto di Rotterdam, dove è in costruzione un gasdotto dedicato all’idrogeno di 32 km, l’HyTransPort. La dorsale dell’idrogeno dovrebbe collegarsi poi alla Germania e al Belgio.
Il sistema di condutture in fase di sviluppo è un supporto chiave per i progetti pianificati e in costruzione sul Maasvlakte, l’estensione artificiale verso ovest del porto di Rotterdam. Il progetto Hydrogen Holland I di Shell sul Maasvlakte è attualmente in costruzione. Un impianto di elettrolisi da 200 MW, alimentato dall’elettricità generata dal parco eolico offshore Hollandse Kust (Noord), produrrà idrogeno per lo Shell Energy and Chemicals Park attraverso il gasdotto HyTransPort. Thyssenkrupp Uhde costruirà l’impianto di elettrolisi dell’acqua alcalina.
I PROGETTI DI IDROGENO IN GERMANIA E FRANCIA
La società tedesca Uniper sta portando avanti il suo progetto H2Maasvlakte, con 100 MW di capacità di elettrolisi per produrre idrogeno verde entro il 2026, e un’espansione pianificata a 500 MW entro il 2030. La società statunitense Plug Power fornirà la tecnologia dell’elettrolizzatore PEM.
In Francia, invece, il progetto Normand’Hy di Air Liquide ha ricevuto finanziamenti pubblici per lo sviluppo di un impianto di elettrolisi da 200 MW per fornire idrogeno rinnovabile e a basso contenuto di carbonio ad una raffineria TotalEnergies e ad altri utenti industriali nel bacino industriale della Normandia, a partire dalla seconda metà del 2026.
I PROGETTI DELL’ITALIA
E in Italia? Il PNRR destina oltre 3 miliardi di euro all’idrogeno: fondi dedicati all’utilizzo del vettore energetico in settori hard-to-abate, ma anche per attività di ricerca e sviluppo e per la sperimentazione dell’idrogeno nel trasporto stradale e ferroviario. La prospettiva di utilizzo su larga scala dell’idrogeno verde è attentamente monitorata dalle politiche europee, come dimostrano il Fit for 55 e il piano REPowerEU, che stabilisce un target di 10 milioni di tonnellate di idrogeno rinnovabile prodotte dall’Unione europea e altri 10 milioni di tonnellate importate entro il 2030.
IL MINISTRO PICHETTO: L’ITALIA PUÒ DIVENTARE HUB EUROPEO DELL’IDROGENO
Lo scorso 25 gennaio, durante il question time al Senato, il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, affermò che sull’idrogeno si stanno sviluppando iniziative per la creazione di “una filiera industriale, anche attraverso l’efficientamento delle prestazioni degli elettrolizzatori. L’obiettivo è garantire l’uso di questa fonte nell’industria hard to abate e nel settore dei trasporti, con evidenti benefici in termini di competitività delle imprese italiane”.
Pichetto spiegò che, sulla base del RepowerEU, l’intento è produrre 10 milioni di tonnellate e importare 10 milioni di tonnellate di idrogeno rinnovabile nell’Unione europea al 2030, “facendo divenire l’Italia uno dei principali hub europei”. Questo avverrà attraverso lo sviluppo del Corridoio Sud per l’idrogeno, in piena attuazione del Piano Mattei.
Il ministro sottolineò che “il meccanismo incentivante ipotizzato prevede, al termine di procedure competitive ad asta, un contributo in conto esercizio per 10 anni”, con l’agevolazione che “sarà pari al maggior costo connesso alla produzione di idrogeno rispetto ad un combustibile convenzionale con un valore massimo, in relazione alla tipologia di idrogeno prodotto e alla dimensione dell’impianto, variabile tra i 3 e i 5 €/kg”.
LE VALLI DELL’IDROGENO
Nei piani del governo ci sono poi le cosiddette “hydrogen valley”, che dovrebbero costituire dei veri e propri hub per produrre idrogeno verde, quindi rinnovabile. La strategia energetica italiana attualmente ha già finanziato 52 progetti in tutto il Paese, di cui 28 al Sud, a cui andrà il 50% degli oltre 500 milioni di euro di investimenti previsti dal PNRR.
Le valli dell’idrogeno – che, secondo i piani del governo, dovranno essere realizzate entro il 31 dicembre 2026 – puntano a promuovere la produzione di idrogeno verde nell’industria e nei trasporti. I progetti contribuiranno a ridurre le emissioni di CO2 e a promuovere l’uso di energie rinnovabili.
IL LAVORO DELL’ASSOCIAZIONE H2IT
Le hydrogen valley fanno parte della strategia a cui il MASE sta lavorando per favorire lo sviluppo della filiera dell’idrogeno. Una strategia che l’Associazione Italiana Idrogeno (H2IT) richiede fortemente, tanto che lo scorso anno ha organizzato il primo “Italian Hydrogen Summit” per sensibilizzare le istituzioni sul tema.
Per quanto riguarda i fondi necessari, il governo ha stanziato dal PNRR 500 milioni di euro per la realizzazione di 52 hydrogen valley. Ulteriori fondi provengono poi dal capitolo RePower EU, che destina 90 milioni di euro proprio alle valli dell’idrogeno, per aumentare il budget dedicato ai progetti, già approvati, che non hanno ricevuto finanziamenti per mancanza di risorse.
Infine, sull’ubicazione delle strutture, il Mezzogiorno avrà un ruolo di primo piano: nel Sud Italia sono previsti infatti 28 dei 52 progetti, per un investimento totale di 225 milioni di euro (50%). Al Nord sorgeranno invece 17 progetti (162,5 milioni di euro -36%) e al Centro 7 (62,5 milioni – 14%). A livello regionale, i maggiori investimenti riguarderanno la Campania (6 progetti finanziati), la Puglia (5) e la Sicilia (4). Ciascuna di queste tre Regioni ha mmesso a finanziamento 40 milioni di euro. Troviamo infine la Lombardia, con 4 progetti finanziati, per 33,5 milioni di euro totali) e il Trentino-Alto Adige (4 progetti, per 28 milioni di euro).
April 18, 2024 at 02:38PM