L’architettura e la sfida dei cambiamenti climatici. Ripensare le città puntando sull’attenzione al sociale – ingenio-web.it
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Negli ultimi anni, il cambiamento climatico ha trasformato drammaticamente gli habitat naturali di numerose specie in tutto il mondo, mettendo a rischio la sopravvivenza di molti animali.
Un caso emblematico di questa trasformazione si trova nel Lago Saimaa in Finlandia, dove la popolazione delle foche anulari di Saimaa, una delle specie di foche più a rischio di estinzione, è gravemente minacciata dall’aumento delle temperature globali.
Come documentato in un articolo di Matthew Ponsford per il MIT Technology Review, i rigidi inverni che un tempo caratterizzavano la regione del Lago Saimaa permettevano la formazione naturale di cumuli di neve, essenziali per la sopravvivenza delle foche durante la stagione riproduttiva.
Queste strutture, create dall’azione del vento, offrivano rifugio e un ambiente sicuro per la nascita e la crescita dei cuccioli. Tuttavia, a causa del riscaldamento globale, la frequenza e l’intensità delle nevicate sono diminuite, mettendo a rischio la formazione di questi rifugi naturali.
Per fronteggiare questa situazione critica, da oltre un decennio, volontari e ricercatori si sono mobilitati per costruire manualmente dei cumuli di neve artificiali.
Questi sforzi hanno avuto un impatto significativo sulla sopravvivenza della specie: circa il 90% dei cuccioli di foca nati negli ultimi anni ha trovato rifugio in queste strutture artificiali durante gli inverni più miti. Le strutture sono costruite imitando l’azione dei venti forti, con volontari che compattano strati di neve per creare ripari sicuri e durevoli.
L’articolo evidenzia il lavoro di Jari Ilmonen, un idrobiologo che guida una squadra nella costruzione di queste strutture vitali. Durante le fredde giornate invernali, con temperature che possono scendere fino a -17 °C, Ilmonen e il suo team si avventurano attraverso il ghiaccio per quasi un’ora per raggiungere le isole dove verranno costruite queste dimore artificiali.
Il lavoro di questi volontari è sostenuto da enti come il WWF e l’agenzia finlandese per i parchi e la fauna selvatica, che monitorano attentamente l’efficacia di questi interventi. Ogni anno, i dati raccolti da queste osservazioni aiutano a perfezionare le tecniche di costruzione e a sviluppare soluzioni innovative per anni futuri.
Questa attività non solo offre una speranza immediata per le foche ma rappresenta anche un cambiamento nel modo in cui gli esseri umani possono supportare altre specie in risposta ai cambiamenti climatici.
Questo esempio di co-progettazione interspecie non solo dimostra come possiamo intervenire direttamente per mitigare alcuni degli impatti più severi del cambiamento climatico su specie vulnerabili ma solleva anche importanti questioni etiche e pratiche su come gli esseri umani dovrebbero interagire con e modificare gli ecosistemi naturali in un’epoca di profondi cambiamenti ambientali.
Non solo foche, anche uomini
La crisi climatica solleva interrogativi fondamentali sul ruolo dell’architettura nella società contemporanea, esigendo una riprogettazione radicale degli spazi urbani e delle infrastrutture per adattarsi a condizioni ambientali mutevoli e per mitigare l’impatto umano sull’ambiente.
Le foche di Saimaa e la loro lotta per la sopravvivenza offrono una metafora potente per questa sfida: proprio come abbiamo costruito rifugi per proteggerle, così dobbiamo pensare a nuovi spazi che proteggano e sostengano le persone in un mondo che cambia rapidamente.
Riflessione su un’architettura resiliente e inclusiva
L’architettura deve quindi anticipare e rispondere alle sfide imposte dal cambiamento climatico con un approccio che vada oltre la mera sostenibilità.
Si parla di resilienza urbana, di edifici e spazi che non solo resistano agli shock climatici ma che anche favoriscano una migliore qualità della vita.
Di fronte a un clima che cambia, che rende troppo calda una parte di emisfero nei mesi estivi al punto da rendere impossibile l’uso delle piazze e degli spazi aperti, che ha portato gli evernti meteorici così estremi tali da rendere vulnerabili intere comunità, la domanda che dobbiamo porci è cosa può fare l’architettura
Durante la pandemia di COVID-19, abbiamo visto un’improvvisa trasformazione degli spazi pubblici e privati per rispondere a esigenze di distanziamento sociale e sicurezza sanitaria. Questo evento ha dimostrato la capacità di risposta rapida dell’architettura a crisi improvvise, ma anche la necessità di un approccio più lungimirante e integrato.
Occorre avviare un’evoluzione che tenga conto delle criticità che il cambiamento climatico ci impone per definire nuovi modelli che sostengano uno sviluppo sociale delle città. Un’evoluzione che non può essere che trasversale. Perchè calore vuol dire siccità, che impone nuovi modelli per le case, per il verde urbano.
Creazione di Spazi Multi-Funzionali
Nelle città moderne, la progettazione di spazi multifunzionali diventa cruciale.
Questi spazi devono essere in grado di adattarsi a varie funzioni: da luoghi di refrigerio durante le ondate di calore, a centri di comunità durante i mesi più freddi. I centri commerciali, come menzionato, potrebbero essere ripensati come hub comunitari, non solo luoghi di consumo ma spazi sociali attrezzati per attività culturali e ricreative, dotati di aree dedicate a differenti gruppi demografici, compresi gli anziani e i giovani.
Mancano luoghi di lettura, bar per giocare a carte, sale biliardo, schermi con programmi dedicati, assistenza. Ci sono parcheggi per le mamme ma mancano shuttle per questi soggetti deboli, aree ad hoc con spazi meno commerciali e più sociali.
Innovazione nel Design e Materiali
L’effetto albedo, che si riferisce alla capacità delle superfici di riflettere la luce solare e quindi di ridurre il calore assorbito, può essere amplificato attraverso l’uso strategico di colori chiari e materiali riflettenti nelle facciate degli edifici e nelle pavimentazioni.
Inoltre, la progettazione di tetti verdi o la reintroduzione di spazi verdi urbani possono contribuire a gestire meglio il deflusso delle acque piovane e a combattere l’effetto isola di calore, migliorando al contempo la biodiversità urbana.
Responsabilità Sociale dell’Architettura
Infine, l’architettura deve assumere una responsabilità sociale, creando spazi che siano accessibili a tutti e che rispondano alle esigenze delle fasce più vulnerabili della popolazione.
Questo include la progettazione di alloggi accessibili, spazi pubblici sicuri e accoglienti per i migranti e per chi è senza fissa dimora, e infrastrutture che facilitino l’inclusione sociale piuttosto che ampliare le disparità esistenti.
La sfida dell’architettura nel contesto del cambiamento climatico è quindi doppia: deve sia mitigare gli impatti ambientali delle costruzioni sia garantire che gli spazi urbani rimangano vivibili, sicuri e inclusivi.
La lezione che possiamo trarre dalla protezione delle foche di Saimaa è che con impegno, innovazione e compassione, possiamo ripensare il nostro ambiente costruito per fare fronte alle sfide del futuro.
Fonti:
- These artificial snowdrifts protect seal pups from climate change, Matthew Ponsford – MIT Technology Review
April 22, 2024 at 03:14PM