Cambiamento climatico, lettera al Papa scritta da un “folle” – Nicola Porro
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Papa Bergoglio, recentemente intervistato dalla emittente americana CBS, alla giornalista che Gli chiedeva cosa Egli avesse da dire ai “negazionisti” del cambiamento climatico, così ha risposto: «Ci sono persone che sono folli, e lo sono anche se gli mostri i risultati delle ricerche alle quali essi non credono. Perché? Perché non capiscono la situazione o perché hanno interessi personali. Ma il cambiamento climatico esiste». A parte il fatto che nessuno nega che il cambiamento climatico esista – anzi, il cambiamento climatico fa parte della natura del pianeta – devo dire che mi sento offeso dal Papa, che mi chiama “folle” e che insinua miei “interessi personali” essendo io un “negazionista” (non del cambiamento climatico, ma della sua origine antropica). Più precisamente, mi sento personalmente offeso: quando uscì nel 2015 l’Enciclica «Laudate Si’» avevo scritto una lettera al Papa, che gli inviai per raccomandata alla Sua abitazione al Santa Marta. Naturalmente non mi attendevo alcuna risposta, ma neanche mi attendevo che, oggi, mi desse del “folle”. Ecco la lettera che gli inviai nel 2015.
Lettera a Papa Francesco
Santissimo Padre, sono un cristiano, nel senso che credo che Gesù Cristo sia stato Dio fatto uomo. E qui finisce la mia fede, cioè quanto basta per essere io, e non solo per questo, un peccatore. Tanto peccatore che, avendo letto la Sua ultima Lettera Enciclica, mi sono fatto la convinzione che in qualche passaggio essa non sia stata ispirata dal Suo naturale ispiratore. Non sarebbe la prima volta che succede ad un Papa: chi ispirò Urbano VIII a costringere Galileo all’atto di abiura? Non certo Dio Onnisciente.
Lei, Santo Padre, s’appella al consenso scientifico per puntare l’indice contro il «preoccupante riscaldamento climatico… la maggior parte del quale… è dovuto alle attività umane». E sul problema si dilunga con argomentazioni – come, per esempio, quella del «preoccupante innalzamento dei mari» – che tutti noi leggiamo da alcuni decenni nei più approssimativi documenti di associazioni ideologicamente precostituite. Temo, allora, che il diavolo si sia insinuato nei cuori di coloro che L’hanno consigliata.
Innanzitutto, mai ci si può appellare al consenso scientifico per sostenere l’attendibilità di qualsivoglia affermazione. Anzi, a dire il vero, è contro il consenso che la scienza fa progressi, ma questa è un’altra storia. Al consenso s’appellò Urbano VIII. E Galileo non della Chiesa, ma dei suoi stessi colleghi e del consenso cosiddetto scientifico fu vera vittima. Bisogna appellarsi, invece, ai fatti. E i fatti, inconfutabili, sono quelli che seguono.
Il pianeta vive da mezzo milione d’anni in una sorta di perenne stato glaciale, interrotto, ogni centomila anni, da circa quindicimila anni di, detta in gergo, optimum climatico. Orbene, questa nostra umanità sta vivendo nell’ultimo di questi favorevoli periodi. Ed è da undicimila anni, cioè da quando il pianeta cominciò a uscire dall’ultima era glaciale, che i livelli dei mari si sono elevati: di oltre cento metri rispetto ad allora. Né l’attuale optimum climatico ha raggiunto ancora i massimi di temperatura che si raggiunsero, in assenza di attività umane, negli optimum climatici precedenti.
Una volta usciti da un’era glaciale, il clima del pianeta non resta immobile in un ideale plateau termico. Per esempio, durante l’ultimo optimum climatico, vi sono stati periodi caldi (olocenico, romano e medievale), intervallati da cosiddette piccole ere glaciali, l’ultima delle quali durò qualche secolo ed ebbe il suo minimo nel 1690, quando il clima riprendeva a riscaldarsi, e sta continuando a farlo fino ad oggi. Ma nel 1690, quando cominciò il riscaldamento, le additate attività umane erano assenti, e assenti rimasero per oltre due secoli.
È stato, l’ultimo scorso, un secolo di monotòno crescente riscaldamento, corrispondente all’inconfutabile monotòna, crescente immissione di gas–serra? La risposta è no. Nel periodo 1945–1970, in pieno boom di emissioni, il clima visse un periodo di rinfrescamento e, dal 2000, è ormai da 14 anni, sta accadendo la stessa cosa: a dispetto di una crescita senza sosta delle emissioni d’anidride carbonica, la temperatura media del pianeta si è stabilizzata ai livelli di 14 anni fa.
Però, come dicevo, credo che a volte non sia stato lo Spirito Santo la Sua guida. Giacché Ella ha avanzato una terribile proposta che, se attuata, condannerebbe i poveri del mondo, e li condannerebbe per sempre, alla povertà. Parlo, beninteso, della povertà materiale e non di quella, ben più devastante, dell’anima, a cui Ella solo può dare sollievo.
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I poveri del mondo sono poveri perché non hanno a disposizione l’energia sufficiente per produrre beni che allievino la condizione di quasi schiavitù che sono costretti a vivere per il proprio sostentamento. Proporre, come Ella ha proposto, che i Paesi ricchi del mondo (che comprendono la minoranza della popolazione) costruiscano in quelli poveri (che comprendono la maggioranza della popolazione) gli impianti cosiddetti alternativi di produzione energetica, significa, di fatto, negare ai poveri l’unico bene – l’energia abbondante e a buon mercato – che solleverebbe la misera condizione in cui essi vivono.
Quegli impianti “alternativi”, infatti, non funzionano (è un fatto tecnico). S’immagini, per un attimo, che con un miracolo sparissero in un istante tutti gli impianti nucleari, a carbone e a gas dell’Europa e, sempre con lo stesso miracolo, fossero sostituiti da impianti eolici e fotovoltaici di pari potenza a quelli spariti. Sa cosa accadrebbe? Forse Ella non lo sa perché il Suo consigliere non lo ha detto: si fermerebbero sì, i Suoi odiati climatizzatori (che pur tanto sollievo portano alle sofferenze dal caldo e dall’umidità), ma anche i frigoriferi e gli impianti degli ospedali, si fermerebbero le fabbriche e si spegnerebbero tutte le luci. Per farla breve: si smetterebbe di essere Paesi ricchi.
Qua e là nella Sua lettera Ella punta il dito contro l’abuso della tecnologia e la fede cieca nella scienza. Sante parole. Ma allo stesso tempo Ella chiede alla scienza e alla tecnologia cose che esse non possono dare, né – allo stato attuale delle conoscenze – è pensabile che possano mai dare, a meno di una qualche imprevedibile rivoluzione; e che, in quanto imprevedibile, non potremmo neanche formulare.
Proporre che i Paesi poveri usino solo quegli impianti per il proprio fabbisogno energetico, significa negare loro l’energia, cioè significa condannarli alla povertà. Proporre, poi, che siano i Paesi ricchi a sostenere l’enorme, quanto inutile, sacrificio economico, significa impoverire le popolazioni di questi Paesi a vantaggio di quella ristretta minoranza che, unica, si avvantaggerebbe del miserabile affare. La ristretta minoranza che ha assunto le forme del diavolo che, temo, s’è insinuato nei cuori dei Suoi consiglieri, Santissimo Padre.
Con ciò mi congedo, e chiedo a Dio misericordioso di perdonare questo mio ardire.
Franco Battaglia, 26 aprile 2024
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April 26, 2024 at 06:55PM