Sandro Orneli, Accenture: “Chi investe in sostenibilità vince due volte: riduce l’impatto e aumenta la competitività” – La Stampa
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«Ci troviamo in un periodo con diverse convergenze positive. Regolazioni, obblighi, spinte green da parte dei clienti”, spiega Sandro Orneli, Europe Sustainability Strategy Lead di Accenture. L’azienda di consuelenza ha redatto un report sulla transizione verde, “Destination Zero”. Dallo studio emerge che la quota di grandi aziende in Italia che hanno fissato obiettivi di emissioni nette zero è aumentata del 18% nell’ultimo anno, arrivando al 48% nel 2023. Di queste, solo il 19% è sulla buona strada per raggiungere l’obiettivo; il 50% sta riducendo le emissioni ma non abbastanza rapidamente; il 31%, invece, ha visto le proprie emissioni crescere nell’ultimo anno. Prendendo in considerazione i dati globali, invece, solo il 18% (meno di un quinto) delle aziende nel mondo è attualmente sulla buona strada per raggiungere zero emissioni nette zero nelle loro attività entro il 2050.
Fabrizio Goria, Nicolas Lozito
Le aziende hanno capito la sostenibilità e la stanno mettendo in pratica?
«Oggi gli investitori, soprattutto in Europa, comprendono che non c’è sostenibilità finanziaria nel medio lungo periodo senza sostenibilità. Si comprende quindi il ritorno di investimento: chi investe in sostenibilità ottiene il duplice risultato di crescere e diminuire l’impatto».
Eppure i dati sembrano indicare un rallentamento. Soprattutto negli Stati Uniti sembra esserci un disimpegno degli investimenti e delle attenzioni rispetto ai temi verdi. C’è una spaccatura?
«Non vedo una spaccatura. Oggi ci sono stati diversi fronti che hanno rubato l’attenzione rispetto la transizione verde. Ci può stare un rallentamento in alcune geografie per dalla strategia all’azione, ma è chiaro ormai che è chiaro a tutte le grandi aziende che in questo campo esiste un chiaro ritorno di investimento».
L’interesse economico supera quello ambientale?
«Fino a pochi anni fa si muovevano solo le aziende con valori storicamente più votati alla sostenibilità, realtà leader. Oggi sono arrivate le realtà “follower”, che seguono il trend e così rendono ancora più diffusa la transizione».
I consumatori che ruolo giocano?
«Sono un’altra spinta decisiva: è evidente che l’utente finale, noi tutti, quando acquistiamo dei prodotti facciamo molta più attenzione alla sostenibilità e al risparmio energetico. Questo convice le aziende ad allinearsi».
C’è qualcosa che un’azienda può fare per migliorare l’approccio verso la sostenibilità?
«Per raggiungere gli obiettivi a medio termine di riduzione dell’impatto è necessario cambiare approccio, passare da una mentalità “silos” a una strategia “ecosistema”. Le grandi aziende che puntano alle emissioni zero devono lavorare a 360 gradi, coinvolgendo tutti i dipartimenti dell’azienda. L’ufficio sostenibilità non è separato dal resto, ma funge da direttore d’orchestra. La sostenibilità è il core business, non è una questione laterale».
Deve cambiare anche il rapporto con i fornitori?
«Assolutamente sì. A oggi per molti le emissioni principali derivano proprio dalla catena dei fornitori. Le grandi aziende quindi devono collaborare con la supply chain. In questo aiuta la transizione digitale, che va di pari passo con quella verde: informazioni e digitalizzazioni sono fondamentali. Tutto il mondo dei finanziamenti pubblici e privati va in queste due direzioni: go green and go digital».
Ci aspetta un futuro di “green jobs”, lavori nel mondo della transizione verde. Quali consigli per le aziende che vogliono attirare i migliori talenti?
«Le aziende devono essere trasparenti, non cadere nelle trappole del greenwashing, ovvero le pratiche di raccontare un prodotto o un’operazione come “verde” quando nasconde invece una realtà poco sostenibile. Le aziende devono conquistare i talenti mostrando risultati ed esempi concreti. Per molti giovani ora la sostenibilità di un’azienda è tra gli aspetti più ricercati per la scelta dell’occupazione, insieme all’ambiente di lavoro e il salario».
April 29, 2024 at 04:26AM