Siciliano (Sace): le aziende più sostenibili sono efficienti e internazionalizzate – ESGNews.it

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Garanzie focalizzate su un’ampia gamma di esigenze, hub formativi e ora anche una piattaforma che definisce “un ecosistema ESG integrato”. Sono questi gli strumenti con cui, da anni, Sace supporta la crescita sostenibile delle imprese italiane e del sistema Paese. A definire la sua road map è il Piano Industriale INSIEME 2025, con cui il gruppo assicurativo-finanziario italiano direttamente controllato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, ha abbracciato un nuovo business model che mette al primo posto l’impatto generato per la collettività. In particolare, nel corso del 2023, Sace ha sostenuto con garanzie, liquidità, servizi assicurativi, formazione e iniziative di business matching 54,6 miliardi di euro di progetti (+13% rispetto al 2022), al fianco di circa 50.000 imprese (quasi tutte PMI). Un impegno che ha generato un impatto sull’economia italiana pari a circa 145 miliardi di euro, consentendo di sostenere 950mila addetti.

Sul fronte ESG, sono tanti gli strumenti che Sace offre al tessuto imprenditoriale italiano, ma tra questi spiccano le Garanzie Green, che hanno garantito nel 2023 2,4 miliardi di euro a sostegno della transizione ecologica delle imprese del Paese. Complessivamente, grazie a questo tipo di garanzie Sace ha supportato oltre 600 progetti di economia circolare, mobilità sostenibile, riconversione di processi industriali ed efficientamento energetico per un importo di circa 12 miliardi di euro di finanziamenti garantiti. Un altro strumento essenziale per l’attività ESG del gruppo è Sace Education, l’hub formativo dedicato a imprese e professionisti, che nel 2023 ha erogato 38 nuovi corsi di formazione in favore di 3.150 PMI su temi quali export, internazionalizzazione, strategie green, digitali e infrastrutturali e raggiunto, ad oggi, oltre 20mila aziende iscritte ai servizi di formazione digitali del portale MySace. Tra le ultime iniziative introdotte dal gruppo, la Green Push Strategy, lanciata a ottobre 2023, e la già citata piattaforma, in arrivo nelle prossime settimane. La prima mira a “valorizzare l’export di tecnologie e di forniture italiane a supporto degli investimenti ESG”, spiega Mariangela Siciliano, Head of Education, Business Promotion & Supply Chain di Sace. La piattaforma, invece, “raccoglierà i contributi sui temi della sostenibilità sia di Sace che di altri partner in un’ottica di complementarità e di open platform”, aggiunge Siciliano. 

In occasione dell’evento SACE C’è: l’impresa al centro della sostenibilità dello scorso 17 aprile, organizzato nell’ambito di Sace For Made in Italy (due settimane di iniziative gratuite rivolte alle PMI con l’obiettivo di promuovere la creatività e l’eccellenza italiane del Made in Italy), si sono esaminate le ultime tendenze su sfide e opportunità che le imprese affrontano nel perseguire pratiche più sostenibili. Durante l’evento abbiamo intervistato Mariangela Siciliano per approfondire il suo punto di vista su questi temi. 

Quali sono le principali caratteristiche che un’azienda deve avere per essere sostenibile? 

Sempre più aziende, ormai, stanno avviando un processo di transizione del proprio modello produttivo in ottica sostenibile. Basti pensare che nel 2022 oltre il 60% delle imprese manifatturiere di medie dimensioni – e quasi il 40% delle società di dimensioni più ridotte – avevano intrapreso azioni di sostenibilità. Certo, non tutte queste organizzazioni si trovano allo stesso livello di maturità del processo di transizione: alcune possono essere considerate pioniere perché hanno avviato la loro trasformazione sostenibile già da tempo, mentre altre, quelle che in Sace definiamo “new entry”, sono le aziende che hanno appena intrapreso questo percorso. 

In generale, però, tutte devono avere alcune caratteristiche imprescindibili. Devono essere imprese che hanno efficientato i processi interni, riducendo allo stesso tempo i costi e migliorando le performance finanziarie. Le aziende sostenibili devono anche essere in grado di gestire le proprie risorse – naturali, finanziarie e umane – in maniera strategica ed efficace. Ed è necessario che abbiano sotto controllo i comportamenti dei fornitori e degli stakeholder con cui interagiscono, in modo tale da monitorare che i criteri di sostenibilità siano rispettati anche lungo l’intera catena di approvvigionamento. 

Le imprese sostenibili, infine, devono essere in grado di coinvolgere i propri dipendenti nei processi decisionali, perché l’aspetto della governance aziendale è di estrema importanza. 

Dato il suo punto di osservazione privilegiato, può dirci qual è, se c’è, la correlazione tra green ed export?

Da anni Sace analizza la relazione tra investimenti in sostenibilità e in digitalizzazione e propensione a posizionarsi sui mercati internazionali. Ed è così che si è scoperta una forte correlazione tra i due fattori, definita in azienda “Export Push Factor”. Il 70% delle imprese che ha investito in sostenibilità e in digitalizzazione, infatti, opera sui mercati internazionali. Pertanto, un’altra caratteristica delle aziende sostenibili è che, il più delle volte, sono internazionalizzate. 

Quali sono i vantaggi competitivi per le aziende che investono nella sostenibilità?

È ormai evidente che le società che hanno scelto di mettere la sostenibilità al centro delle decisioni di investimento e delle politiche di gestione del rischio, hanno dei risultati migliori nelle performance finanziarie, oltre ad avere un impatto positivo sull’ambiente e sulla comunità nella quale operano. 

Tra i vantaggi competitivi più importanti per le aziende sostenibili vi è l’efficienza, tema citato prima, che permette di ridurre i costi e migliorare il profitto. In secondo luogo, essere virtuose in termini di sostenibilità permette di migliorare la relazione con il cliente. Sempre più spesso i consumatori prestano attenzione all’acquisto di beni e servizi che rispecchino i valori in cui credono. Essendo interlocutori più consapevoli, quindi, è più facile fidelizzarli offrendo loro prodotti rispettosi di ambiente e persone. Secondo un rapporto Nielsen del 2015, già allora il 52% dei consumatori era disposto a pagare di più per acquistare beni e servizi che rispecchiassero i valori della sostenibilità in cui credevano. Questo tipo di vantaggio competitivo legato alla relazione col cliente ha degli effetti positivi anche sui vantaggi reputazionali che le aziende ottengono innovando il proprio modello di business. 

Che ruolo svolge la formazione per supportare la transizione delle imprese che si impegnano sul fronte ESG?

Quando ci si forma sui concetti legati alla sostenibilità entrano in gioco diversi fattori. Tra questi, la cultura aziendale riveste un ruolo particolarmente rilevante perché essa, in un processo di trasformazione dell’impresa, deve essere strutturata su una crescita continua dell’organizzazione e su una generazione di valore sia all’interno che all’esterno dell’azienda. 

Un altro elemento importante è costituito dalle competenze tecniche, molto richieste dalle società. Se si osserva il mondo del lavoro, ad esempio, si nota che sempre più spesso vengono cercati i cosiddetti “green jobs”, ovvero figure professionali che devono guidare le imprese verso il raggiungimento di obiettivi di sostenibilità. 

Oltre che sulla cultura aziendale e sulle competenze tecniche, è necessario lavorare anche sulle buone pratiche di natura manageriale, promuovendo una leadership inclusiva e modelli di governance sostenibile dei processi interni. 

In questo contesto Sace svolge un ruolo decisivo, puntando sulla formazione delle imprese da diversi anni attraverso l’hub formativo Sace Education. In tema di sostenibilità vi sono due offerte formative: una di primo livello, rivolta alle “new entry” che hanno bisogno di familiarizzare con gli approcci ESG. In questo caso i format utilizzati sono “Officine ESG”, un hub in cui vengono erogati tutorial, linee guida e materiali di accompagnamento delle imprese che vogliono entrare nel merito di cosa vuol dire implementare approcci sostenibili in azienda. C’è poi un secondo livello di formazione, più specialistica, che viene fornita tramite la “Sace Academy” e in collaborazione con partner accademici, come la Federico II di Napoli o l’istituto Sant’Anna di Pisa. Questo secondo tipo è rivolto a figure aziendali già impegnate in prima linea per trasformare la propria organizzazione in chiave sostenibile. 

Quali sono gli strumenti principali che Sace mette a disposizione delle aziende per accompagnarle nella transizione?

Nell’ambito della sua strategia ESG, presentata in occasione della COP28, Sace si muove su due fronti. Da un lato punta a trasformare la propria organizzazione interna per distinguersi come “ESG Excellence Company”, ovvero un’azienda che adotta dei comportamenti sostenibili e che lavora all’unisono per ridurre il proprio impatto ambientale. Dall’altro lato, però, Sace punta a supportare il mondo delle imprese per guidarle, concretamente, nel percorso di sostenibilità. 

Per quanto riguarda il primo pilastro, quello interno, Sace sta rivoluzionando il modo di vivere in azienda. Ha introdotto un modello di lavoro molto flessibile per incentivare il work-life balance e lo scorso anno ha ottenuto la certificazione per la parità di genere, a dimostrazione dell’importanza che l’empowerment femminile riveste nell’organizzazione. Ne è un esempio anche il progetto Women in Export, di cui sta per partire una nuova edizione, che intende promuovere la leadership femminile in azienda, con l’obiettivo di creare una community di donne che si occupano di internazionalizzazione nel nostro Paese. Oggi conta oltre 1.000 professioniste iscritte. 

Sempre in tema di empowerment femminile, proprio ieri abbiamo ospitato in SACE un evento di confronto e networking con Women7, il gruppo internazionale d’impegno civile sulle pari opportunità che affianca il G7, per rafforzare il nostro ruolo di partner del Women7 Summit, l’evento che si svolge oggi e domani in Campidoglio, una due giorni alla quale partecipano delegate provenienti dagli altri paesi del G7 oltre che rappresentanti italiane che operano attivamente sul tema della parità di genere.

La nostra trasformazione in chiave sostenibile, infatti, passa anche da partnership solide con altri attori del Sistema Paese e del mondo associazionistico internazionale, che condividono con noi gli stessi valori di inclusion e diversity. 

Relativamente al secondo pilastro, invece, oltre all’attività formativa, Sace offre una serie di strumenti per supportare le imprese nella transizione. Primo fra tutti le Garanzie Green, introdotte nel 2020, che da allora hanno messo a disposizione di 600 progetti ben 12 miliardi di euro, con un grande impatto sul sistema-Paese. Uno strumento più recente e innovativo è il Debt4ESG Swap, che permette a Sace di connettere la ristrutturazione del debito di un’azienda con un’iniziativa sociale che l’impresa si impegna a realizzare sul territorio. Un’altra novità è anche la polizza Protezione Rischio Clima che mira ad aiutare tutte le imprese italiane a proteggersi dai rischi legati a danni climatici.

Infine, in linea con il Piano INSIEME 2025, Sace sta lanciando una piattaforma, che definisce un ecosistema ESG integrato, che raccoglierà i contributi sui temi della sostenibilità sia di Sace che di altri partner in un’ottica di complementarità e di open platform. Si tratta, quindi, di servizi che spaziano dall’area education, al reporting, all’affiancamento strategico delle imprese. 

Lanciata a ottobre 2023, la Green Push Strategy è l’iniziativa di Sace che punta a valorizzare l’export Made in Italy a supporto della transizione green nel mondo. Quali sono i primi risultati della strategia?

La Green Push Strategy, nuova linea creata nell’ambito del programma più ampio della Push Strategy, consiste nel valorizzare l’export di tecnologie e di forniture italiane a supporto degli investimenti ESG e che mira a favorire i processi di transizione sostenibile di grandi player mondiali. Si tratta di un’iniziativa unica nel panorama europeo delle altre Export Credit Agencies. 

Il progetto più ampio, la Push Strategy, è un programma creato nel 2017 che mira a rafforzare il posizionamento delle PMI italiane nelle grandi catene di fornitura globali. Grazie alla Push Strategy Sace ha già garantito 8,4 miliardi di euro di finanziamenti e organizzato, in Italia e all’estero, 180 incontri di business matching, coinvolgendo più di 6.500 imprese italiane. 

May 11, 2024 at 04:37PM

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