Jrc: il centro di ricerca Ue per i cambiamenti climatici – EuNews
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Dall’inviato a Ispra – Circondato da una fitta boscaglia e a qualche centinaio di metri dalle rive del lago Maggiore, si nasconde uno dei più importanti centri di ricerca al mondo. Si tratta del Jrc, Joint Research Centre, una serie di laboratori che studiano le dinamiche del cambiamento climatico e nuovi strumenti per combatterlo. Gli abitanti della zona chiamano il lato lombardo del lago come ‘sponda magra’ perché la viabilità è più complicata e le ville più belle sono dall’altra parte del Verbano. Eppure è a Ispra, in provincia di Varese, che si trova il Jrc un fiore all’occhiello nel campo della ricerca. Il Joint Research Centre è finanziato dalla Commissione europea e la sua nascita risale addirittura al 1957, quando con la firma del trattato Euratom gli Stati europei decisero di creare dei laboratori di ricerca comune sull’energia nucleare. Ancora oggi, seppur in disuso, nel complesso di edifici del Jrc di Ispra è presente un reattore nucleare.
Il Joint research centre è diverso da tutti gli altri laboratori, in quanto essendo finanziato dall’Ue oltre ai classici compiti di ricerca e innovazione ha anche lo scopo di veicolare le scelte dei decisori politici europei. La struttura di Ispra non è l’unica, Jrc ha laboratori anche a Geel in Belgio, Petten nei Paesi Bassi, Karlstuhe in Germania, Siviglia in Spagna oltre che al quartier generale situato a Bruxelles. In totale solo circa 2.000 gli scienziati che lavorano nelle varie sedi del Joint research centre. Il livello delle ricerche è di alta qualità dato che addirittura il 5 per cento delle pubblicazioni del Jrc finisce nell’uno per cento delle ricerche più citate al mondo. Il budget per i centri di ricerca europei si aggira attorno ai 730 milioni di euro, di cui 600 arrivano direttamente dalla Commissione, tramite finanziamenti di programmi come Horizon Europe, mentre i restanti provengono da parti terze, come aziende interessate a testare i propri prodotti con i macchinari sofisticati presenti nei centri di ricerca.
I laboratori del Jrc per la lotta al cambiamento climatico
A Ispra la ricerca è accompagnata dal controllo e il monitoraggio dell’inquinamento. Uno dei laboratori all’avanguardia è il WaterLab (visitabile con un tour online) che grazie ad attrezzature avanzate si occupa di analizzare l’acqua per determinare se contiene sostanze chimiche dannose per la salute o per l’ambiente. Questo laboratorio fornisce dati e valutazioni affidabili che coprono l’intero ambito dei temi legati all’acqua: dalla conservazione dell’acqua dolce e della biodiversità marina, alla promozione di una gestione sostenibile delle risorse idriche.
Lo studio delle acque reflue offre agli scienziati una visuale completa sulle sostanze che l’uomo utilizza, sia nella vita di tutti i giorni che nella produzione industriale e agricola. I pesticidi piuttosto che gli additivi finiscono nelle acque di scarto e poi nei depuratori. Monitorare queste acque permette sia di comprendere in che proporzioni viene usata una certa sostanza sia rintracciare eventuali componenti inquinanti. Non solo, tutte le sostanze che l’uomo ingerisce vengono poi smaltiate dal corpo attraverso le deiezioni: lo studio delle acque reflue permette persino di comprendere la percentuale di consumo di droghe nella popolazione.
WaterLab ha recentemente introdotto il nei suoi metodi per la raccolta dei dati anche la Citizen science, ovvero attività collegate ad una ricerca scientifica a cui partecipano semplici cittadini dilettanti. Nello specifico i ricercatori del Jrc hanno chiesto ad associazioni volenterose di raccogliere dei campioni di acqua dai fiumi. La Citizen science ha permesso di studiare le acque correnti in Costa Rica, dove la coltivazione intensiva di banane rischia di rovinare l’ecosistema fluviale e marino. Ai cittadini gli scienziati del Jrc di Ispra, dopo aver spiegato le varie procedure, hanno fornito dei kit con cui campionare l’acque e mandare le fiale al laboratorio. Azioni come queste, sottolineano i ricercatori, sono importanti sia per sensibilizzare la collettività sia perché i cittadini hanno la sensazione di essere in prima linea nella lotta per preservare l’ambiente.
Un altro laboratorio all’avanguardia è Esti, European solar test installation (anche questo visitabile online). Si tratta di un centro di ricerca, attivo già dagli anni ’70 che si occupa di testare e verificare l’efficienza dei pannelli solari. Esti è in prima linea per definire gli standard europei e mondiali del fotovoltaico. I macchinari per testare i panelli solari sono così avanzati che spesso aziende private vengono in questo laboratorio per testare i propri prodotti. Attualmente la sfida principale per il fotovoltaico, spiegano gli scienziati, è quella di trovare materiali economici, quindi utilizzabili su larga scala, che disperdano il minor numero di energia possibile.
I ricercatori del Jrc hanno messo a punto anche uno strumento accessibile a tutti per stimare la produzione di un impianto fotovoltaico. Inserendo le coordinate del luogo e alcuni dati, come la tipologia di pannelli, il sito calcola la produzione di energia media mensile, evidenziando anche eventuali criticità come la presenza di montagne che potrebbero ridurre le ore di esposizione solare. Inoltre, questo strumento permette di calcolare dopo quanto tempo il potenziale istallatore rientrerebbe nell’investimento se al posto che usare l’energia solare continuasse a comprare la corrente.
Un laboratorio fondamentale per il monitoraggio dell’inquinamento è l’osservatorio atmosferico. Questo misura le concentrazioni di gas e aerosol per studiare le interazioni tra atmosfera, biosfera e i cambiamenti climatici. I dati che fornisce vengono presi come riferimento per verificare l’impatto delle politiche di riduzione delle emissioni e per mostrare tendenze o cambiamenti importanti nella composizione dell’atmosfera.
Il centro per la gestione crisi di Jrc
Gli effetti del cambiamento climatico sono visibili anche dai sempre più frequenti eventi climatici estremi. Al Joint research centre per questo motivo è stata costruita una sala di crisi (Ecml) nella quale gli scienziati monitorano i possibili disastri naturali. Questo laboratorio è nato sia per supportare gli Stati nella gestione delle emergenze sia per provare ad anticipare un disastro prima che accada. Gli scienziati qui si occupano di studiare terremoti, incendi, esondazioni e frane per cercare di limitare i danni che possono causare sulla popolazione.
L’efficacia di questo laboratorio è dovuta soprattutto all’utilizzo dei satelliti del programma Copernicus. Un passaggio fondamentale nella gestione delle crisi che gli scienziati sono riusciti ad ottenere è la mappatura di tutti gli edifici nel mondo. Ottenuta attraverso le immagini satellitari, questa mappa è fondamentale per capire sia quali sono le misure da usare in caso d’emergenza su un determinato territorio sia per comprendere la densità di costruzione che può giocare un ruolo critico nel caso di disastro naturale. Il risultato di questa ricerca ha dei risvolti sorprendenti: gli edifici di Varsavia che conta una popolazione di 3 milioni di abitanti occupano un’area non molto inferiore a Pechino dove abitano 22 milioni.
Il laboratorio per la gestione delle crisi vuole supportare anche gli enti nazionali nella gestione delle emergenze. Un caso singolare che dimostra la validità di questo centro è il disastro avvenuto dopo che la diga di Nova Kachovka, in Ucraina, è stata fatta esplodere. L’Ecml studia, tra le altre cose, come un attacco a un infrastruttura critica possa causare danni e disastri. Lo scenario della distruzione della diga sul fiume Dnipro era stato studiato e la previsione del Jrc si è rilevata molto precisa, tanto che è stata preso come esempio per sviluppare nuovi modelli ancor più accurati.
May 24, 2024 at 06:43PM