Sostenibilità, l’authority di vigilanza manda in soffitta la sigla Esg – Il Sole 24 ORE
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Fine dell’era Esg. Esma, l’authority che vigila sui mercati finanziari europei, ha mandato in soffitta la sigla che ha condizionato per anni i mercati legando a filo doppio le tre dimensioni della sostenibilità. L’abbreviazione Esg identificherà ora soltanto i temi ambientali. Il divorzio dal sociale e dalla governance arriva 20 anni dopo la creazione dell’acronimo, inventato da James Gifford, attuale responsabile sostenibilità Ubs. Le linee guida entreranno in vigore tre mesi dopo la pubblicazione della traduzione e i fondi avranno altri 6 mesi per adeguarsi.
Le linee guida e le modifiche
Le linee guida sono relative appunto all’uso dei termini Esg e sostenibilità nella denominazione dei fondi. L’authority è intervenuta per contenere l’utilizzo indiscriminato di tali parole a tutela degli investitori: l’obiettivo è di combattere il fenomeno del greenwashing.
Il documento, pubblicato sul sito Esma il 14 maggio scorso, ha inserito delle soglie: «Se un fondo ha nel suo nome termini legati all’Esg, una percentuale minima di almeno l’80% dei suoi investimenti deve essere utilizzata per soddisfare le caratteristiche ambientali o sociali o gli obiettivi di investimento sostenibile». È la regola che viene applicata a tutti e che non è stata modificata dopo la consultazione. Esma ha accolto invece i rilievi e, dunque, abrogato un’altra soglia: nell’ambito di quell’80% del portafoglio già vincolato, doveva essere rispettato l’obbligo di un ulteriore 50% di investimenti sostenibili. Ebbene, tale soglia non esiste più.
La categoria Transition
La vera novità, come si diceva, è la separazione della E dalle altre due dimensioni. La S e la G saranno associate a una nuova categoria introdotta dalle linee guida, la Transition, che ha come obiettivo di valorizzare e stimolare il percorso di decarbonizzazione di aziende che hanno parte dei ricavi da combustibili fossili.
Nel documento Esma, c’e stata quindi «la scelta di applicare un trattamento differenziato ai fondi che presentano la nomenclatura relativa a profili “sociali”, di “governance” e di “transizione”, da considerarsi tra loro assimilabili, da un lato, rispetto ai fondi che utilizzano denominazioni ambientali, dall’altro lato – sottolineano Nicoletta Mazzali e Patrizia Paolini, partner dello studio Galbiati Sacchi Associati –. Per la prima categoria, Esma richiede che almeno l’80% degli asset sia investito in attività sostenibili allineate al cosiddetto Climate Transition Benchmark (Ctb)».
May 25, 2024 at 02:57PM