“Ondata di caldo a Delhi: crisi idrica e impatto dei cambiamenti climatici” – Il Sole 24 ORE
https://ift.tt/BusKiX9
A soffrire è il fiume Yamuna, lo spaventosamente inquinato affluente del Gange che attraversa Delhi e la rifornisce di acqua di acqua sporca, ma preziosa. Diverse stazioni di depurazione stanno registrando flussi più bassi del solito e secondo i dati del Delhi Jal Board, lunedì mancavano all’appello 33,84 milioni di galloni, quasi 130 milioni di litri. Una quantità tutto sommato modesta, equivalente a meno del 3,4% di quanto erogato giornalmente. Ma solo se guardiamo la cosa dalla prospettiva di un Paese industrializzato in cui avere l’acqua 24 ore al giorno, sette giorni su sette, è la norma.
Delhi, come gran parte del resto dell’India, segue regole diverse.
L’acqua c’è solo poche ore al giorno, una o due. In quel lasso di tempo, chi può permetterselo, riempie un serbatoio sul tetto di casa. E con quel pieno affronta tutti i bisogni domestici, fino al rifornimento successivo. Non è una situazione ideale, specie d’estate quando l’acqua “fredda” dopo ore al sole diventa fastidiosamente calda anche solo per farsi una doccia, ma il sistema fa sì che chi possiede una di queste grandi taniche quasi non si accorga delle carenze nella distribuzione. Almeno fino a quando la fornitura scende sotto il livello di guardia, e il 3,4% scarso di lunedì è stato sufficiente. A quel punto il sistema s’inceppa.
Va da sé però che le piccole seccature domestiche di alcune delle famiglie più benestanti di Delhi sono ben poca cosa rispetto al prezzo pagato dalla gran parte della popolazione dell’Asia del Sud al climate change . Ma il fatto che la crisi climatica inizi a mordere anche dove potere e denaro solitamente mettono al riparo dalle asprezze della vita è significativo.
In questo pezzo di Asia, la sfida è enorme e le ultime ore non sono state avare di esempi, sia verso est – in Bangladesh e nello Stato indiano del West Bengal – sia verso ovest, in Pakistan.
May 30, 2024 at 08:21PM