West Nile Virus in aumento nella regione europea: colpa del cambiamento climatico? – Corriere della Sera

West Nile Virus in aumento nella regione europea: colpa del cambiamento climatico? – Corriere della Sera

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diMaria Lai

Inverni miti sono associati a una maggiore circolazione di questo virus  
e a una più elevata incidenza di infezioni trasmesse dalle zanzare all’uomo

Inverni miti sono associati a una maggiore circolazione del West Nile Virus (WNV) e a una più elevata incidenza di infezioni trasmesse dalle zanzare all’uomo. È questa la conclusione dello studio pubblicato su Taylor and Francis che ha analizzato l’impatto delle condizioni climatiche sulla diffusione del virus nel sud della Spagna. Tra il 2003 e il 2020 i ricercatori hanno registrato i dati climatici e, parallelamente, rintracciato la presenza di anticorpi specifici per il WNV su un campione di oltre 1700 esemplari di folaghe comuni, uccelli noti per essere serbatoio del virus. I risultati dimostrano una relazione tra temperature massime dell’inverno e della primavera precedenti e aumento dell’attività del virus, suggerendo di utilizzare questo indicatore come segnale di allarme precoce. 

Come la temperatura influenza la diffusione del WNV
La temperatura è un fattore determinante sia per l’ecologia delle zanzare, che sono i principali vettori, sia per la circolazione stessa del WNV. Inverni miti possono aumentare la sopravvivenza degli insetti e la persistenza del virus, favorendo una rapida riemergenza di questo patogeno all’inizio della stagione calda. Durante la primavera le temperature elevate possono accelerare il ciclo di vita delle zanzare, riducendo il tempo necessario per lo sviluppo da uovo ad adulto, e velocizzare la replicazione virale, con conseguente maggiore probabilità di trasmissione attraverso le punture.

Un virus che viene da lontano
Identificato per la prima volta nel 1937 nella regione del West Nile in Uganda, da cui prende il nome, si è diffuso in molte altre parti del mondo, compreso il bacino del Mediterraneo. Nel 1999 è stato segnalato per la prima volta negli Stati Uniti e successivamente si è diffuso in tutto il Nord America. Attualmente è presente in Africa, Europa, Medio Oriente, Asia occidentale, Australia e nelle Americhe e la diffusione a livello globale è facilitata dai movimenti migratori degli uccelli e dalla mobilità umana e animale. Nella regione meridionale della Spagna il WNV è diventato endemico: a partire dal 2003 si sono registrate infezioni umane sporadiche fino a quando, nel 2020, un’epidemia senza precedenti ha causato 77 casi clinici e 8 decessi.

L’allerta globale
Il WNV, come le altre malattie trasmesse da vettori, rappresenta una minaccia a livello globale: per ridurre il rischio di future epidemie negli esseri umani, la ricerca auspica l’adozione dell’approccio «One Health». Si tratta di un modello interdisciplinare che riconosce l’interconnessione tra la salute delle persone, degli animali e dell’ambiente, e promuove la collaborazione tra professionisti di diverse discipline.  

Come avviene la trasmissione
Gli uccelli sono i principali serbatoi del virus. La trasmissione avviene attraverso la puntura di zanzare infette, che a loro volta possono contagiare cavalli ed esseri umani. È importante sottolineare che una persona malata non è in grado di contagiare una persona sana.

Le caratteristiche della malattia
Negli esseri umani l’infezione da WNV per la maggior parte dei casi (80%) è asintomatica; nel 20% può manifestarsi con febbre, mal di testa, dolori muscolari, nausea, encefalite o meningite, con un tasso di mortalità inferiore all’1%. La diagnosi viene effettuata con esami del sangue o del liquido cerebro-spinale. Non esiste una cura specifica, il trattamento punta ad alleviare i sintomi e a gestire le complicazioni più gravi.

Quando è maggiore il rischio
In Europa le infezioni da WNV compaiono prevalentemente durante i mesi estivi e autunnali, con un picco di incidenza tra luglio e ottobre. Questa stagionalità è dovuta alla biologia dei principali vettori del virus, le zanzare del genere Culex Pipiens, più attive durante i mesi caldi quando le condizioni climatiche sono favorevoli per la loro riproduzione e attività.

Come proteggersi
La prevenzione si basa principalmente sul controllo della proliferazione delle zanzare e sulla protezione dalle punture. Le misure più efficaci prevedono l’uso di repellenti, indumenti protettivi, zanzariere. Si consiglia anche di ridurre le aree di acqua stagnante dove le zanzare possono riprodursi.

I dati in Italia
Nel nostro Paese il WNV è presente dal 2008 ed è oggetto di sorveglianza speciale. Su tutto il territorio nazionale esiste un sistema di allerta, gestito dall’Istituto Zooprofilattico dell’Abruzzo e del Molise in collaborazione con il Ministero della Salute, per garantire l’individuazione precoce dei casi e ridurre il più possibile l’eventuale diffusione. 

A partire dal 2012 l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) pubblica un bollettino periodico dedicato alla sorveglianza delle infezioni da WNV negli esseri umani, negli uccelli e nei cavalli, dove sono riportati tutti i dettagli sui casi e la localizzazione. L’analisi dei dati storici evidenzia un andamento crescente ma variabile. Nel 2018 si è registrato un notevole aumento della circolazione del virus, con un numero complessivo di 577 infezioni umane confermate, di cui 230 nella forma neuro-invasiva, che hanno portato a 49 decessi. Le regioni interessate sono state Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte, Sardegna, Veneto.
Nel triennio successivo l’incidenza dei casi è stata notevolmente inferiore: 56 nel 2019, 68 nel 2020, 55 casi nel 2021. Nel 2022 sono stati segnalati 588 casi, di cui 295 nella forma neuro-invasiva, mentre nel 2023 indicano 332 casi, 190 dei quali con sintomi neuro-invasivi.

L’app per tracciare le zanzare
Si chiama Mosquito Alert  il progetto di scienza partecipativa coordinato dal Dipartimento di Sanità Pubblica e Malattie Infettive dell’Università La Sapienza per il tracciamento delle specie di zanzara presenti sul territorio italiano: un’iniziativa che mette i cittadini al fianco dei ricercatori per collaborare al monitoraggio. È sufficiente scaricare l’app e inviare fotografie della zanzara o della puntura: questo semplice gesto può contribuire a localizzare un possibile focolaio larvale.

6 giugno 2024

© RIPRODUZIONE RISERVATA

June 6, 2024 at 03:43PM

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