I cambiamenti climatici tra nuove malattie, siccità e alluvioni: le risposte della scienza – Corriere della Sera

I cambiamenti climatici tra nuove malattie, siccità e alluvioni: le risposte della scienza – Corriere della Sera

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Ambiente, salute, siccità e inondazioni. Priorità da tenere a bada. Sempre. Per fortuna c’è chi ci pensa, prima di noi. Studiando e sperimentando nuove soluzioni. Sono gli scienziati. E questo venerdì 7, sul palco della Triennale, per il Festival di Pianeta 2030, la scienza ha parlato per bocca di Sergio Harari, professore di Medicina interna Università degli Studi di Milano ed editorialista del Corriere della Sera, e Giulio Boccaletti, Scientific Director of the Euro-Mediterranean Center on Climate Change, intervistati, rispettivamente su ambiente e nuove frontiere del clima, da Edoardo Vigna e Francesca Gambarini. Subito una domanda sulla crisi climatica come la possibile più grande pandemia futura, come ha ricordato l’Organizzazione mondiale della Sanità: «È purtroppo vero: il cambiamento climatico sposta l’epidemiologia di alcuni insetti: come malaria e dengue registrati in posti dove prima non c’erano», risponde Harari.

Due scienziati, lo pneumologo Sergio Harari, e l’esperto di risorse ambientali, Giulio Boccaletti, suggeriscono un cambio di passo sui cambiamenti climatici: «L’attenzione all’ambiente è un atto civico. E teniamo sotto controllo le disparità sociali»

«Il cambiamento climatico determina momenti altamente depressivi, malattie cardiovascolari e respiratorie. Ma ricorderei soprattutto che l’inquinamento atmosferico e cambiamento climatico sono facce della stessa medaglia: le azioni di contrasto sono comuni; inoltre, le due cose assieme hanno una azione che può combinarsi e avere un effetto sinergico negativo, insomma, ancora più forte», osserva l’esperto, che aggiunge: «Pensiamo, per esempio, alle piogge tempestose di questo periodo che possono combinarsi con azioni di riscaldamento e maturazione dei pollini: questi ultimi, frantumandosi sull’asfalto per l’azione della pioggia, creano emergenze asmatiche». Pianura padana? «Negli ultimi 30 anni è migliorata, tuttavia, negli ultimi dieci anni, la situazione si è stabilizzata, anche se occorrono azioni correttive più coraggiose». E non c’è tempo da perdere: ecco perché non è il caso di ritardare, per motivi economici, quelle azioni europee a tutela dell’ambiente: «Purtroppo in Italia, la regione Lombardia è stata quelle che ha guidato il contrasto alle norme europee sui limiti ambientali; alla fine le norme sono passate. E sempre la Lombardia ha chiesto che queste azioni contro le azioni inquinanti potessero essere ritardate di dieci anni: dal 2030 al 2040, e questo vorrebbe dire: 330mila morti premature in Europa e un terzo in Italia».

Ambiente e disparità sociali

Cosa fare, allora? «Esistono azioni individuali, occorre un atto di responsabilità, come pensare al mezzo che uso per spostarmi, che cosa mangio e in che modo vado in vacanza. E su questi aspetti i giovani sono più attenti degli adulti. Poi ci sono azioni che dovrebbero spettare al Governo, ma in questo Paese non c’è mai stato un vero movimento verde». Un altro tasto toccato da Harari è la disparità sociale di fronte ai drammi dell’inquinamento: «Noi abbiamo diversi studi scientifici che documentano come l’aumento del verde pubblico migliori al salute delle persone, ma purtroppo c’è disparità sociale, soprattutto nelle zone più periferiche». Infine, Edoardo Vigna ricordando la notizia secondo cui oggi ci sarebbe stato un caso di aviaria nel passaggio del virus dall’animale all’uomo, ha chiesto quanto sia il caso di preoccuparsi: «Anche qui influisce il cambiamento climatico per le malattie animali che si possono trasferire all’uomo. E non dimentichiamoci che la globalizzazione della salute, che comprende insetti, animali, virus e uomo, è una realtà che va affrontata con una visione più aperta. E non solo medica».

Addio, vecchie statistiche meteoclimatiche

Con Giulio Boccaletti, Scientific Director of the Euro-Mediterranean Center on Climate Change, tra i massimi esperti di acqua e di sicurezza ambientale, si parla di clima, disastri ambientali e possibili reazioni. Cosa sta succedendo? Questa la prima domanda di Francesca Gambarini: «Due cose: il clima sta cambiando e si esprime sul territorio attraverso l’acqua e il riscaldamento sta spostando le statistiche meteoclimatiche; di questo fenomeno non abbiamo una diretta esperienza, per esempio a Milano si è protetti da un secolo di investimenti (dighe, canali, e altre cose del genere). Ma il cambiamento climatico sta mandando all’aria tutte queste misure in quanto tarate su una prospettiva di un secolo fa, basate su statistiche meteoclimatiche vecchie».

Sostenibilità e senso civico

Che fare rapidamente e quali soluzioni servono? «Nel caso della gestione dell’acqua bisogna immaginare quale sviluppo realizzare. Pensiamo ciò che è accaduto in Romagna, dove nessuno si è chiesto cosa la Romagna dovrà fare ed essere nel 2050, perché è impossibile che faremo le stesse cose di 50 anni fa. Insomma, non si tratta di rinunciare ad avere un futuro ma chiedersi quale futuro vogliamo. Cercando di prendere decisioni per i prossimi 30-40 anni». E ancora: «È come se fossimo sulle rotaie: il clima sta cambiando e rapidamente, quindi dobbiamo adattarci, ma da secoli l’adattamento non è un processo difensivo ma propositivo. Già quello degli anni 50 era un adattamento climatico, ma legato a quegli anni; adesso l’acqua sta ribussando alla porta e dobbiamo pensare che futuro vogliamo. Però, attenzione: le infrastrutture sono solo la base su cui costruire il futuro; e allo stesso modo è importante anche ricordare che l’attenzione all’ambiente è un atto civico, che coinvolge tutti».

7 giugno 2024 (modifica il 7 giugno 2024 | 21:08)

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June 7, 2024 at 10:03PM

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