Toscana, forum delle economie UniCredit: prospettive e opportunità per l’Agrifood – Luccaindiretta – LuccaInDiretta
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Poco meno di 250 miliardi di euro di valore della produzione nel 2022, generati da 1,2 milioni di imprese e 1,5 milioni di addetti. Questi i numeri che fanno dell’Agrifood italiano uno tra i comparti produttivi più rilevanti dell’economia nazionale, protagonista nel contesto dei principali produttori europei lungo tutte le fasi della filiera. Circa il 4% del fatturato nazionale è originato dalle oltre 55 mila imprese della Toscana che può vantare un’elevata specializzazione in diverse filiere del comparto e una diffusione delle aziende estesa a tutte le province.
Un’eccellenza chiamata a riaffermare la propria capacità di affrontare con visione e innovazione le profonde trasformazioni in atto, rispetto alle discontinuità dello scenario macroeconomico e geopolitico, della crisi energetica e dei cambiamenti climatici. Export, innovazione tecnologica e transizione ambientale, le leve funzionali allo sviluppo di un business sempre più sostenibile.
UniCredit in collaborazione con il Consorzio tutela del Morellino di Scansano Docg e del Consorzio tutela Pecorino toscano Dop rilancia il dibattito sulle prospettive e sulle opportunità del comparto Agrifood del territorio con un Forum delle economie. Un’occasione di confronto e approfondimento per un focus sulla regione, con le analisi di Prometeia, esperti ed imprenditori a confronto e un B2B che ha permesso a una trentina di imprese locali di incontrare 7 buyers esteri, provenienti da Polonia, Danimarca, Bosnia, Ungheria, Romania e Croazia, per avviare nuove partnership commerciali.
L’iniziativa è parte integrante di #italianEXPerience, percorso che la banca dedica all’export delle principali filiere, e di UniCredit per l’Italia, programma a supporto delle imprese nei settori tradizionali del made in Italy.
Il forum realizzato presso il Teatro Castagnoli di Scansano (Grosseto) è stato aperto dai saluti di Maria Bice Ginesi, sindaca di Scansano; Bernardo Guicciardini Calamai, Presidente Consorzio del Morellino di Scansano; Andrea Righini, direttore del Consorzio tutela Pecorino Toscano Dop; Andrea Burchi, regional manager Centro Nord UniCredit.
Subito dopo, gli interventi di Giampaolo Morittu, Senior Special Prometeia, con un focus sulla Toscana in relazione alla transizione della filiera Agrifood tra export e sostenibilità; di Alessandro Tosi, Referente Agribusiness Corporate Italy UniCredit, in relazione al sostegno finanziario per le imprese del settore; e di Simona Poloni, Regional & Ita Credit Underwriting Allianz Trade Italia, centrato sull’Export Community.
Argomenti oggetto di confronto, approfondimento e riflessioni sul futuro prossimo del comparto nel corso della tavola rotonda sui principali fattori di crescita dell’Agrifood – internazionalizzazione e innovazione – che ha visto partecipare Sergio Bucci, Direttore Cantina Vignaioli di Scansano; Giorgio Gonnelli, amministratore delegato Frantoio di Santa Téa; Marco Busti; direttore commerciale Busti Formaggi Spa; Stefano Busti, presidente Busti Formaggi Spa; e Andrea Burchi, regional manager Centro Nord UniCredit, al quale è stata affidata la chiusura dei lavori.
“UniCredit – rimarca Burchi, regional manager Centro Nord – supporta il settore agroalimentare della Toscana e contribuisce allo sviluppo e alla valorizzazione del suo territorio. Il nostro obiettivo è sostenere l’agribusiness nella crescita e nella transizione ESG, accompagnando le imprese verso nuovi modelli di servizio innovativi. Ci impegniamo ad offrire ai nostri clienti prodotti, servizi e consulenze capaci di rispondere in concreto alle specifiche esigenze delle filiere. Al nostro ruolo di partner finanziario, affianchiamo attività di matching, B2B e confronti con interlocutori di rilievo. Iniziative come questo Forum sono essenziali per intercettare le reali necessità delle aziende del territorio e individuare strategie di crescita sostenibili”.
“Nel corso degli anni il Morellino ha intrapreso un percorso di crescita e consolidamento del mercato, con particolare attenzione a quello italiano – commenta Bernardo Guicciardini Calamai, presidente Consorzio Morellino di Scansano -. Oggi siamo più che mai pronti a presentare l’unicità che caratterizza i nostri vini anche in altri Paesi per noi strategici. Il Morellino è espressione del nostro territorio, una parte della Maremma, in cui il sangiovese viene coltivato in prossimità del mare. Questo, con altri fattori pedoclimatici, conferisce ai nostri vini alcuni tratti distintivi che si sposano perfettamente ai gusti e ai palati delle nuove generazioni e dei winelover di tutto il mondo. Per questo guardiamo al futuro con un certo ottimismo, consapevoli delle opportunità da cogliere che ci permetteranno di far crescere la quota export del Morellino, oggi circa del 30%. Un passo importante lo facciamo grazie a UniCredit che con questo forum dà la possibilità alle nostre aziende di incontrare buyers internazionali e di creare, mi auguro, solidi rapporti commerciali”.
“Il Pecorino Toscano DOP da oltre 30 anni affronta i mercati esteri con continuità, trovando soddisfazione sia in Europa che oltre oceano, con il supporto del Consorzio di tutela – dichiara Andrea Righini, direttore del Consorzio tutela Pecorino Toscano DOP –. L’attività di promozione della conoscenza e del consumo del principale formaggio DOP della nostra regione ci vedrà a fine mese protagonisti del Summer Fancy Food Show di New York, principale evento fieristico del Nord America, anche in questo caso numerosi saranno i caseifici presenti con il Consorzio per promuovere il Pecorino Toscano DOP.”
Di seguito l’analisi Prometeia: La transizione della filiera Agrifood tra export e sostenibilità – Focus Toscana
Poco meno di 250 miliardi di euro di valore della produzione nel 2022 generati da 1,2 milioni di imprese e 1,5 milioni di addetti. Numeri che fanno dell’Agrifood italiano uno dei comparti produttivi più rilevanti dell’economia nazionale e un assoluto protagonista nel contesto dei principali produttori europei lungo tutte le fasi della filiera. Circa il 4% del fatturato nazionale è originato dalle oltre 55 mila imprese della Toscana che può vantare un’elevata specializzazione in diverse filiere del comparto e una diffusione delle imprese estesa a tutte le province.
L’agrifood italiano ha affrontato ed è uscito dalle poli-crisi degli ultimi anni meglio di altri settori, ma sarebbe riduttivo limitarsi alle sue strutturali doti anticicliche per spiegarne la resilienza. Il settore sta infatti raccogliendo i frutti di un processo di trasformazione e rafforzamento competitivo che ha origini lontane e si è concretizzato in un progressivo consolidamento della struttura delle imprese (sia a monte che a valle della filiera) e in una costante crescita della sua proiezione internazionale.
Su quest’ultimo, la Toscana evidenzia ancora importanti spazi di crescita (il 5.7% dell’export italiano di Agrifood è originato in regione), che potranno essere colti solamente superando gli stringenti limiti dimensionali delle imprese (nella fase di trasformazione industriale la dimensione media delle aziende toscane è pari a 2 milioni di euro di fatturato contro i 3.4 della media nazionale) che ostacolano un pieno accesso alle opportunità offerte dai mercati internazionali. Negli ultimi anni il territorio ha inoltre evidenziato un gap di crescita dell’export agroalimentare sia rispetto alla media nazionale che alle regioni limitrofe, scontando soprattutto nel 2023 la debolezza delle vendite estere della filiera vitivinicola e del florovivaismo.
La filiera agrifood è centrale sia nei grandi processi sia su scala globale. Stanno cambiando il volto delle politiche commerciali e ambientali, delle tendenze di consumo e del concetto di sostenibilità. Sicurezza degli approvvigionamenti e accesso a nuovi mercati, rivoluzione energetica e digitale, prevenzione dei dissesti idrogeologici, tutela del territorio e delle sue peculiarità sociali ed economiche e, non ultimo, salute alimentare, sono i principali canali attraverso i quali i grandi cambiamenti globali si trasmettono all’agrifood.
Alla luce delle prospettive non particolarmente brillanti del mercato interno, su cui pesano tendenze demografiche penalizzanti ormai ben definite, le maggiori opportunità di crescita per l’Agrifood italiano e toscano saranno ancora da cogliere nei mercati esteri. Proseguire nel percorso di internazionalizzazione consentirà al settore di salvaguardare i livelli di attività, a fronte di un mercato interno che, nella migliore delle ipotesi, si manterrà sostanzialmente stagnante nei prossimi anni. Lo scenario prospettico positivo delle economie avanzate, pur con le dovute cautele, dovrebbe agevolare il percorso di internazionalizzazione anche per le imprese più piccole, alla luce della maggiore accessibilità di questi mercati rispetto a quelli emergenti e del riconoscimento della qualità delle produzioni alimentari italiane da parte dei consumatori esteri.
Ma le sfide per il futuro non riguardano solamente i mercati esteri, coinvolgendo il modo stesso di intendere l’attività agricola e di trasformazione degli alimenti. Motore della trasformazione è l’innovazione tecnologica, non solo destinata ad aumentare le rese, la produttività o le vendite (meccanizzazione, digitalizzazione dei processi aziendali e dei canali di marketing), ma intrecciata con la sua “gemella” ambientale, per ridurre l’impatto sull’ambiente delle attività agricole (attività che dal cambiamento climatico in atto sono le più colpite) e aumentare l’efficienza energetica e degli altri input (acqua in primis) di tutti i processi aziendali.
Sfide che, anche se percepite come imposte dall’attività legislativo-regolamentare a livello europeo, trovano un corrispettivo nelle nuova sensibilità della società, che mostra un crescente apprezzamento per i prodotti che dimostrino un reale impegno per la salvaguardia dell’ambiente, per le mete turistiche che sappiano coniugare vacanza e ricchezze culturali (a cui appartengono a buon titolo molte specialità agroalimentari) e paesaggistiche e che è sempre più preoccupata per i possibili effetti irreversibili del cambiamento climatico (soprattutto nelle nuove generazioni). Il concetto stesso di qualità del prodotto è ormai inteso in senso più ampio dai consumatori di tutto il mondo e comprende numerose tematiche, dall’attenzione alle tradizioni e tipicità territoriali alla crescente sensibilità verso la sostenibilità dei processi produttivi in tutte le sue accezioni. Da questo punto di vista l’offerta Made in Italy rappresenta evidentemente un vantaggio competitivo inestimabile per le aziende italiane, dato che sintetizza gran parte delle aspirazioni dei consumatori in giro per il mondo.
June 8, 2024 at 06:40AM