Cambiamenti climatici e importazioni sleali, così il miele si scopre amaro – La Stampa

Cambiamenti climatici e importazioni sleali, così il miele si scopre amaro – La Stampa

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Il più antico record di raccolta del miele risale a 10 mila anni fa. Lo testimonia il disegno ritrovato in una grotta di Valencia, in Spagna, raffigurante una persona che sale una scala di corda sul bordo di una scogliera e raccoglie miele da un pericoloso nido di api.

Oggi la «bee economy», con la produzione e la vendita del miele e degli altri prodotti dell’alveare, le attività di fattoria didattica e l’apiterapia, rappresenta un volano per l’economia cuneese con una forte spinta all’innovazione soprattutto fra i giovani, costretti però a fare i conti con il cambiamento climatico e l’inquinamento che mettono in difficoltà le api, senza contare l’importazione di miele di dubbia qualità a prezzi stracciati dall’estero.

Piemonte Miele, una delle maggiori cooperative del Nord Italia, con sede a Fossano, formata da 460 soci proprietari di più di 35 mila alveari, lancia l’appello per un nuovo patto che supporti l’apicoltura italiana. «Servono delle azioni concrete – spiega Davide Colombo, presidente della cooperativa -. Siamo arrivati a una situazione allarmante: oggi solamente una piccola parte del mercato è coperta da miele italiano, mentre gli apicoltori del territorio nazionale potrebbero coprire ampiamente più della metà del mercato con il proprio prodotto, che rimane invece parzialmente invenduto nei magazzini per via del costo maggiore rispetto al miele estero. Manca nel modo più assoluto la reciprocità». «Per il miele italiano, il legislatore ha previsto, a tutela del consumatore, la completa tracciabilità del prodotto a partire dal campo in cui sono collocati gli alveari fino al vasetto sullo scaffale offerto al consumatore – aggiunge Colombo -. Per il miele estero è ritenuta sufficiente l’indicazione del nome dell’importatore. Questo rende l’importazione di questi “mieli”, spesso sospettati di adulterazione, una pratica gravemente sleale».

Nella Granda ci sono 1.700 apicoltori, di cui poco meno della metà professionisti, che curano quasi 8 mila apiari. «Il cambiamento climatico – spiegano i tecnici di Coldiretti Cuneo – ha effetti pesanti sul ritmo di vita delle api e condiziona l’andamento produttivo. Quest’anno prima le produzioni di miele di ciliegio e tarassaco, poi quella di miele di acacia sono state condizionate dalle ondate di maltempo che, tra aprile e maggio, hanno pesato sulle fioriture».

«Questa eccellenza – aggiungono – fa i conti da tempo con problemi di mercato subendo l’import sleale di mieli stranieri di bassa qualità a prezzi stracciati, come quello cinese che viaggia poco sopra l’euro al chilo. Nell’ultimo anno, a fronte di una produzione nazionale stimata in 22 milioni di chili, sono arrivati nel nostro Paese oltre 25 milioni di chili di miele straniero, spesso adulterato». «È, dunque positivo – concludono – il via libera, a fine aprile, alla Direttiva Breakfast dell’Ue che, aggiornando le norme sulla composizione e sull’etichettatura, assicura una maggior tutela alle produzioni nazionali».

Il ministero dell’Agricoltura aveva presentato la pianificazione di un’attività promozionale a sostegno del consumo del miele nazionale, progetto sostenuto da Confagricoltura. Spiegano dall’associazione: «La nostra è una filiera d’eccellenza dell’agricoltura italiana, con circa 2 milioni di alveari e 80 mila apicoltori, e i suoi tratti distintivi vanno sottolineati con un’azione informativa e una promozione mirata alle fasce più attente al consumo del miele di alta qualità: bambini, giovani, sportivi e anziani in modo particolare, prima ancora dei tanti estimatori».

June 9, 2024 at 06:06AM

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