Il prezzo da pagare per il ‘fast fashion’
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Intervento dell’Ing. Andrea Falchini, Direttore di Next Technology Tecnotessile, sull’emergenza ambientale derivante dai rifiuti tessili in Europa e sulle possibili soluzioni tecniche ed organizzative
I rifiuti tessili rappresentano una delle più rilevanti emergenze ambientali, classificandosi al quarto posto per impatto ambientale, subito dopo le costruzioni, i trasporti e il settore alimentare.
Questo fenomeno è principalmente attribuibile al cosiddetto “fast fashion”, ovvero la rapida successione di collezioni moda, paradossalmente sostenuta soprattutto proprio dalle giovani generazioni – che in generale manifestano invece una maggiore sensibilità verso la tematica ambientale – attraverso il commercio online.
Nonostante siano in corso importanti iniziative volte al riuso e al riciclo, a livello globale si prevede un aumento delle quantità di fibre introdotte nel sistema (il pianeta) e una riduzione della qualità delle stesse, con una crescente predominanza di fibre sintetiche come il poliestere, spesso miscelate ad altre fibre di scarso valore e difficilmente riciclabili.
I capi di abbigliamento vengono acquistati con sempre maggiore frequenza, ma utilizzati per un periodo di tempo sempre più breve, causando un aumento del consumo di fibre tessili pro capite. La maggior parte di queste fibre viene impiegata nell’industria dell’abbigliamento e, al termine del loro ciclo di vita, finisce in discarica o viene incenerita.
Generazione e raccolta di rifiuti tessili in Europa: la situazione attuale
In Europa, l’emergenza dei rifiuti tessili è stata affrontata mediante l’adozione di un Documento di strategia sul tessile circolare nel marzo 2022. L’obiettivo di tale strategia è quello di promuovere un ecosistema tessile circolare più prospero, resistente e innovativo, guidato da principi di riutilizzo e riparazione economicamente vantaggiosi.
Tra gli obiettivi fissati si legge: “Il fast fashion è fuori moda e le aziende devono assumersi la responsabilità della gestione del fine vita (EPR) dei propri prodotti, promuovendo il riciclo da fibra a fibra, evitando l’incenerimento e lo smaltimento in discarica dei tessuti”.
Per i prossimi 3-7 anni si prevede un aumento della generazione di scarti e rifiuti tessili, provenienti principalmente dal cosiddetto “post consumer textile waste”, cioè l’abbigliamento di cui, come consumatori, ci liberiamo dopo l’uso. A tal proposito, sono stati stabiliti importanti obiettivi per la raccolta differenziata e il riciclo “fiber to fiber”, ovvero la possibilità di riciclare gli scarti e i rifiuti tessili per ottenere nuovi filati.
Le filiere del riuso e del riciclo dei tessili
Nell’Unione Europea sono presenti filiere di operatori economici che si occupano della gestione dei tessili usati. In particolare, esistono canali consolidati per la raccolta e la gestione dei capi di abbigliamento usati che possono essere riutilizzati tal quali o con piccole riparazioni, destinandoli quindi al riuso (second hand), che rappresenta circa il 60% della frazione tessile attualmente raccolta e costituisce la destinazione che genera il valore economico più significativo per gli operatori.
In Italia, i centri di raccolta e selezione sono localizzati principalmente in Campania e a Prato. Qui i capi vengono selezionati prima per categoria (maglie, pantaloni, giacche, ecc.) e poi per segmento di mercato di destinazione (crema, prima scelta, seconda scelta, ecc.), per poi essere rivenduti.
Ciò che non è adatto al riuso viene considerato per il riciclo (circa il 30-35% della frazione tessile raccolta) e inviato ad operatori specializzati in
• Produzione di pezzame: in questo caso si recupera principalmente biancheria di cotone usata proveniente dai settori dell’ospitalità e della ristorazione (lenzuola, asciugamani, tovaglie, ecc.) per la produzione di stracci utilizzati per la pulizia industriale.
• Riciclo “fiber to fiber” di fibre pregiate: ad esempio, nel distretto tessile di Prato si riciclano fibre come la lana e il cachemire per produrre nuovi filati di alta qualità.
• Downcycling: si tratta di un processo in cui i materiali tessili vengono riciclati in prodotti di valore inferiore rispetto al materiale di partenza. Ad esempio, i tessuti possono essere trasformati in ovatte di riempimento per l’industria automobilistica e per materassi, oppure utilizzati come materiali fonoassorbenti e termoisolanti per l’edilizia.
• In misura ancora piuttosto marginale, esistono anche operatori specializzati nella riparazione e nell’upcycling, un processo in cui i materiali vengono riciclati per ottenere invece prodotti di valore economico superiore.
Il 5-10% della frazione tessile raccolta rappresenta scarti veri e propri, come corpi estranei, che vengono quindi smaltiti in discarica o inceneriti.
L’esportazione di abiti usati dall’UE
A causa dell’aumento dei volumi di tessili immessi sul mercato e della sempre più scarsa qualità dei materiali, l’esportazione di tessili usati verso l’Africa e l’Asia è cresciuta considerevolmente negli ultimi decenni. Tuttavia, nel prossimo futuro si prevede che tali flussi di esportazione saranno soggetti a forti restrizioni.
Attualmente è in fase di studio un Regolamento dell’Unione Europea che mira a ridurre le spedizioni di rifiuti problematici verso paesi al di fuori dell’UE, aggiornando le procedure di spedizione per rispecchiare gli obiettivi dell’economia circolare e migliorandone l’applicazione. L’obiettivo è garantire che le spedizioni internazionali di rifiuti non rappresentino una minaccia per la salute umana e l’ambiente, promuovendo invece il loro utilizzo come risorsa all’interno dell’UE in un contesto di Economia Circolare.
Inoltre, le politiche interne dei paesi destinatari stanno diventando sempre più severe nei confronti dell’importazione di rifiuti. Ad esempio, in India la crescita esponenziale delle importazioni di tessili usati negli ultimi anni ha spinto il governo ad adottare misure significative per limitare il fenomeno. Ciò è avvenuto a seguito delle proteste delle industrie tessili locali che lamentavano la concorrenza sleale causata dall’importazione di indumenti usati. Attualmente, tali indumenti non possono essere importati, a meno che non siano privati di alcune parti, come le maniche, o vengano distribuiti gratuitamente alle persone bisognose.
In aggiunta, le recenti crisi internazionali, come la pandemia di COVID-19, la guerra tra Russia e Ucraina e le crisi in Medio Oriente, hanno reso le catene di approvvigionamento globali sempre meno affidabili e più costose.
In conclusione, in futuro l’Europa dovrà occuparsi sempre più a livello locale della gestione e dello smaltimento di enormi quantità di rifiuti tessili a fine vita, che superano notevolmente le capacità attuali delle filiere presenti sul territorio.
Il quadro normativo per i tessili è in evoluzione
A livello europeo, sono in corso importanti novità nel quadro normativo del settore tessile, oltre alla già citata proposta di Regolamento sulle spedizioni di rifiuti, che saranno presto adottate dai singoli stati membri.
Raccolta differenziata
A partire dal 1° gennaio 2022, in Italia è entrato in vigore l’obbligo di raccolta differenziata dei rifiuti tessili, anticipando così la normativa europea che prevede la raccolta separata di questo tipo di rifiuti a partire dal 2025. I comuni che non dispongono ancora di un sistema di raccolta differenziata per i tessili dovranno organizzarsi mettendo a disposizione le strutture necessarie per svolgere questo servizio. Questo scenario, unito al costante deterioramento della qualità e della riusabilità dei materiali raccolti in modo differenziato, aumenterà la necessità di sviluppare il settore del riciclaggio anche in Italia.
Nell’UE circa il 38% dell’abbigliamento usato viene raccolto in modo differenziato e, dopo una selezione, viene in gran parte esportato in Africa e Asia, dove viene riutilizzato o finisce in discariche all’aperto. L’abbigliamento usato non raccolto (oltre il 60% del totale) presumibilmente finisce in flussi indifferenziati di rifiuti urbani e incenerito o smaltito in discarica. Sono state avviate politiche per aumentare significativamente la percentuale di raccolta, portandola al 50-80%.
Regolamento Ecodesign
È in fase di approvazione un Regolamento Europeo sull’ecodesign dei prodotti tessili, che adotta un approccio progettuale che considera gli impatti ambientali lungo l’intero ciclo di vita di un prodotto tessile, dalla produzione alla fine della sua vita utile. L’obiettivo è ridurre l’impatto ambientale complessivo, promuovere la sostenibilità e migliorare l’efficienza delle risorse, soprattutto limitando la sovrapproduzione.
Normativa EPR
L’acronimo EPR, che sta per Extended Producer Responsibility (Responsabilità Estesa del Produttore), indica un sistema di gestione dei rifiuti in cui i produttori sono responsabili, anche dal punto di vista economico, della gestione dei rifiuti generati dai loro prodotti quando raggiungono la fine della loro vita utile. La normativa EPR per i prodotti tessili è stata introdotta dall’Unione Europea con la proposta di aggiornamento della direttiva sui rifiuti, pubblicata il 5 luglio 2023. Questa normativa entrerà in vigore il 1° gennaio 2026 e si applicherà a tutti i prodotti tessili immessi sul mercato dell’Unione Europea. Secondo la normativa EPR, i produttori di prodotti tessili avranno le seguenti responsabilità:
• Organizzare un sistema di raccolta differenziata per i rifiuti tessili, garantendo che possano essere separati dagli altri rifiuti.
• Promuovere il riutilizzo e il riciclaggio dei rifiuti tessili attraverso campagne di informazione e sensibilizzazione.
• Raggiungere determinati obiettivi di raccolta e riciclaggio, stabiliti dalle autorità nazionali.
La normativa EPR per i prodotti tessili mira a promuovere l’economia circolare e la sostenibilità del settore. In particolare, si propone di ridurre la quantità di rifiuti tessili generati, promuovere il riutilizzo e il riciclaggio di tali rifiuti e migliorare la qualità dei materiali riciclati. L’introduzione di questa normativa rappresenta un passo importante verso un’industria della moda più sostenibile e responsabile dal punto di vista ambientale.
Regolamento “End-of-Waste” tessili
Il Ministero dell’Ambiente e della Transizione Ecologica ha avviato il processo per la definizione dello Schema di Regolamento che disciplina la cessazione della qualifica di rifiuto tessile, noto come “EoW Tessili”, con l’obiettivo di aprire e regolamentare il mercato delle materie prime seconde, ossia quelle recuperate.
Lo Schema di Regolamento elaborato dal Ministero è composto da 8 articoli e 3 allegati, e stabilisce i seguenti punti:
• I flussi di rifiuti interessati, tra cui quelli corrispondenti ai seguenti Codici EER: 040209, 040221, 040222, 040299, 160122, 191208, 200110, 200111.
• I criteri di conformità necessari per la cessazione formale della qualifica di rifiuto.
• Gli specifici scopi di utilizzo delle fibre e del materiale tessile fibroso recuperati.
• Gli obblighi documentali.
Passaporto digitale di prodotto
Il Passaporto Digitale di Prodotto (Digital Product Passport, DPP) è uno strumento digitale che contiene informazioni sull’intero ciclo di vita di un prodotto, dalla produzione al consumo fino al riciclaggio. L’Unione Europea ha introdotto il DPP nell’ambito della normativa sull’Ecodesign per i Prodotti Sostenibili (ESPR), adottata il 30 marzo 2022.
A partire dal 2026, il DPP diventerà obbligatorio per i prodotti tessili. I produttori di prodotti tessili saranno tenuti a raccogliere e fornire le seguenti informazioni: identificativo del prodotto, materiali utilizzati, processo di produzione, impronta ambientale e riciclabilità. Queste informazioni saranno accessibili ai consumatori attraverso un codice QR o un codice a barre che potrà essere scansionato tramite uno smartphone.
Il DPP mira a promuovere l’economia circolare e la sostenibilità dei prodotti tessili. Fornendo informazioni trasparenti sui prodotti, il DPP permetterà ai consumatori di prendere decisioni d’acquisto più informate e responsabili. Inoltre, agevolerà la raccolta e il riciclaggio dei prodotti tessili, contribuendo a ridurre l’impatto ambientale dell’industria della moda.
In particolare, il DPP per i prodotti tessili offrirà i seguenti benefici:
• Aumento della trasparenza per i consumatori: i consumatori potranno conoscere le caratteristiche ambientali dei prodotti tessili che stanno acquistando, consentendo loro di effettuare scelte più sostenibili.
• Promozione della circolarità dei prodotti: il DPP faciliterà il tracciamento dei prodotti tessili, semplificando il loro riciclaggio e riutilizzo.
• Riduzione dell’impatto ambientale dell’industria della moda: il DPP contribuirà a ridurre l’uso delle risorse naturali, l’inquinamento e la produzione di rifiuti nell’industria della moda.
Conclusioni e tendenze
In conclusione, pensiamo che nel contesto europeo si verificheranno le seguenti tendenze nei prossimi anni:
1. Incremento dell’offerta di rifiuti tessili: In tutta Europa, la raccolta dei tessili aumenterà significativamente nei prossimi anni grazie alla strategia dell’Unione Europea. In particolare, l’introduzione di obblighi normativi sulla raccolta differenziata dei tessili urbani porterà ad un aumento stimato dal 30-35% attuale al 50-80% del totale dei tessili immessi sul mercato.
2. Aumento della domanda di fibre riciclate: il quadro normativo che si sta delineando a livello europeo determinerà un incremento della domanda di fibre riciclate come requisito normativo di contenuto minimo (CAM), oltreché come elemento di marketing e promozione dei prodotti. Inoltre, l’introduzione del Passaporto Digitale per i prodotti tessili, che consentirà una migliore tracciabilità dell’intera filiera di produzione, favorirà l’utilizzo e spingerà la domanda di fibre riciclate.
3. Saturazione e sovraccarico delle strutture e delle filiere di riciclo e raccolta esistenti: la crescita dei volumi di tessili destinati al riutilizzo o al riciclo (come capi usati di buona qualità e fibre tessili pregiate) porterà alla saturazione delle filiere esistenti degli operatori economici che si occupano di raccolta, accumulo, selezione e riciclo dei rifiuti tessili. In particolare, si assisterà a un aumento dei volumi di capi di basso valore e qualità che attualmente non sono destinabili al riciclo, dato l’aumento dell’uso di poliestere e fibre sintetiche miste. Ci saranno anche limiti crescenti alle importazioni in Africa e Asia, dove attualmente viene inviata gran parte dei rifiuti tessili di bassa qualità generati in Europa.
4. Necessità di sviluppo tecnologico e impiantistico: La crescita simultanea dell’offerta di scarti e rifiuti tessili e della domanda di fibre riciclate nel territorio europeo offre un’importante opportunità di mercato che richiede lo sviluppo di tecnologie e impianti, capaci di trasformare l’abbondanza di scarti e rifiuti in fibre riciclate. Un recente studio condotto da EURATEX, la Confederazione europea dell’abbigliamento e del tessile, ha quantificato la capacità necessaria a livello europeo per gestire il trattamento e il riciclo dei rifiuti tessili. In particolare, saranno oggetto di forte sviluppo le tecnologie di pre-trattamento dei rifiuti tessili, come il sorting automatico (Sorting for Recycling), per affrontare la gestione e il trattamento su larga scala di rifiuti tessili di bassa qualità e basso costo destinati al riciclo. Inoltre, saranno sviluppate tecnologie per la rimozione dell’elastane dai tessuti, un componente sempre più diffuso per conferire comfort ma che rappresenta un fattore inquinante ai fini del riciclo, e per la separazione delle componenti nei tessuti misti.
I circular textile hubs
In Italia, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) prevede investimenti volti a promuovere l’economia circolare attraverso progetti di iniziative di punta nel campo della raccolta differenziata di rifiuti elettronici, plastici e tessili. In particolare, sono state allocate risorse allo sviluppo di impianti per il riciclaggio dei rifiuti tessili al fine di rafforzare questo settore specifico della filiera (Avviso M2C1.1 I1.2 Linea D – “Infrastrutturazione della raccolta delle frazioni di tessili pre-consumo e post consumo, ammodernamento dell’impiantistica e realizzazione di nuovi impianti di riciclo delle frazioni tessili in ottica sistemica, cosiddetti Textile Hubs”).
Nell’ambito di questa iniziativa, Next Technology Tecnotessile (NTT) ha collaborato alla progettazione di due Textile Hubs:
1. Hub Tessile nel Distretto tessile di Prato, in qualità di referente scientifico/tecnologico per le tecnologie avanzate di sorting automatico dei tessili post consumo e di rimozione dell’elastane dai tessuti.
2. Hub Tessile nel Distretto tessile di Carpi, con la progettazione esecutiva organizzativa ed impiantistica di un impianto di 10.000 mq dedicato al trattamento di 7.500 tonnellate all’anno di scarti e rifiuti tessili pre e post consumo.
Entrambi gli impianti saranno dotati di tecnologie di sorting automatico, igienizzazione, pressatura e riciclo meccanico (sfilacciatura e realizzazione di pannelli di feltro) sia per i tessili pre-consumo (prodotti finiti, materie prime invendute, scarti di produzione) che per quelli post-consumo.
Il tema dei CIRCULAR TEXTILE HUBS è stato centrale anche alla fiera ECOMONDO, tenutasi a Rimini nel novembre 2023. NTT ha presentato un convegno specifico dal titolo: “Il ruolo degli hub tessili nell’ecosistema industriale europeo e le tecnologie innovative per un settore circolare e sostenibile”.
A livello europeo, NTT partecipa come partner al progetto REGIOGREENTEX, un progetto triennale coordinato da EURATEX che mira a creare una catena del valore per il riciclaggio dei tessili e a fornire soluzioni concrete alle imprese per sfruttare le opportunità di mercato alla luce dei requisiti della Direttiva Rifiuti del 2018 per la raccolta differenziata dei rifiuti tessili. Il progetto coinvolge più di 40 partner provenienti da 11 regioni di otto paesi europei, oltre a 24 PMI.
Ing. Andrea Falchini
June 11, 2024 at 10:17AM