Assicurazioni in salute, ma preoccupa il cambiamento climatico. Rc auto, la corsa dei costi rallenta ma non c’è ancora il … – la Repubblica
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Le compagnie assicurative italiane godono di ottima salute, con un risultato di esercizio che a fine 2023 è stato di 8 miliardi di euro e un Roe al 10,5%: il settore è redditizio e soprattutto è sempre più solido: l’indice di solvibilità medio è del 258%, il 12% in più rispetto al 2022.
Ma allora perché gli italiani pagano rc auto e polizze da rischi climatici sempre più care? E perché molte compagnie stanno chiedendo ai propri agenti di eliminare garanzie e rendere franchigie e massimali meno convenienti al consumatore? Nella relazione annuale che Ivass ha da poco presentato alla stampa, così come nelle indicazioni fornite ai giornalisti dai vertici dell’autorità, c’è qualche risposta.
Rc auto, ancora rincari ma meno marcati
Come mostrano i dati della stessa Ivass, il premio medio sta continuando a crescere da ormai due anni e nel primo trimestre 2024 è arrivato al +7,2% su base annua. Nella sua relazione, Ivass dà la responsabilità all’inflazione ma anche al fatto che “si sono affievoliti gli effetti di alcune riforme”, come l’rc auto familiare. L’autorità però vede la luce in fondo al tunnel, con una crescita in calo: “Ci attendiamo che la tendenza al rallentamento prosegua nei prossimi mesi”, si legge nel rapporto. Questo non significa che l’importo dei premi stia diminuendo, ma che sta calando il ritmo al quale aumenta. Nei prossimi mesi dunque bisogna attendersi altri rincari, magari un po’ meno marcati.
Ma il semplice calo dell’inflazione non può bastare: Ivass spiega infatti di aver ricordato al Parlamento – durante le audizioni – che per abbassare i prezzi, accrescere la concorrenza e mitigare i rischi bisogna introdurre delle riforme. Una novità ormai piuttosto datata, cioè la possibilità di installare la scatola nera a bordo, non ha risolto il problema: basti pensare alle province di Napoli e Caserta, dove la black-box ha alti tassi di diffusione ma il premio resta il più alto d’Italia. Ma anche un tema di comunicazione: Ivass segnala infatti che i dati raccolti dalla scatola nera non vengono condivisi tra compagnie. Qualche buona notizia arriva dalla lotta alle truffe: nel 2022 (l’ultimo anno per cui sono disponibili dati) i risparmi per sventate frodi sono stati 203 milioni di euro, spalmati su 37mila sinistri.
Danni: più assicurati ma il clima spaventa
Anche qui la situazione è in chiaroscuro: la raccolta infatti è aumentata per il terzo anno consecutivo (6,6 %), raggiungendo i 38 miliardi di euro. Ci si assicura di più per malattia e infortuni, danni alla casa e all’auto. L’incidenza complessiva di queste polizze è salita lentamente, ma in modo costante, dal 32 al 40% negli ultimi dieci anni. In questo settore il Roe è diminuito dal 9 all’8%, ma in linea con la media dell’ultimo decennio: niente di cui allarmarsi insomma.
A preoccupare di più è il cambiamento climatico, che ha comportato l’aumento della frequenza degli eventi calamitosi, alzando il costo dei risarcimenti. “Il rapporto tra sinistri e premi – scrive l’Ivass – è salito di 14 punti percentuali (dal 62 al 76 per cento)”. Il combined ratio, cioè l’indice che mostra se le compagnie guadagnano – sotto il 100 – o vanno in perdita sopra il 100 -, “è appena sotto al 100 solo grazie alla riassicurazione”.
Insomma, l’Ivass conferma che c’è un problema. E riguarda tutte quelle polizze legate agli eventi climatici, che stanno diventando sempre più care al cliente e sempre meno redditizie per le compagnie, tanto che nelle aree a maggior rischio può diventare impossibile trovarne qualcuna disposta ad assicurarci. Non solo in Italia, ma a livello globale. D’altra parte, però, se il settore gode – complessivamente – di buona salute, i margini per intervenire senza vessare il consumatore sembrano esserci.
Roberto Novelli, responsabile dell’ufficio segreteria di presidenza e del Consiglio, riassume le due principali criticità: “In Italia ci sono ancora pochi assicurati per questi rischi, e le polizze costano tanto. La risposta è nella cooperazione tra pubblico e privato – aggiunge – ma è necessario anche aumentare la trasparenza, soprattutto nelle esclusioni e nelle limitazioni. Un’impresa non può scoprire a cose fatte che, ad esempio, una bomba d’acqua è fuori dalla copertura”.
Vita, corsa ai riscatti
In questo settore, il 2023 è stato l’anno dei riscatti – favoriti dall’aumento dei tassi – e del caso Eurovita, la compagnia finita in liquidazione, le cui polizze sono state salvate da un intervento dei big del comparto. Le due circostanze sono, in qualche modo, collegate. I clienti di Eurovita infatti non hanno potuto riscattare le polizze per diversi mesi, generando sfiducia nel settore anche in chi era assicurato con altre compagnie. Il combinato disposto di tutto questo ha generato un -3% nella raccolta premi e un +63% dei riscatti, indica il rapporto Ivass, specificando che la redditività è stata comunque del 12,6%.
A proposito di Eurovita, il presidente di Ivass Federico Signorini ha spiegato che oggi “siamo nella fase in cui i contratti dovranno passare alle cinque imprese azioniste di Cronos e saranno preservate le prestazioni maturate e le caratteristiche dei contratti originari. Sono tutelati i diritti patrimoniali dei contraenti e si è evitato il pericolo di ripercussioni sulla stabilità finanziaria”. Il che, ha aggiunto Signorini, “è una buona notizia”.
Tutela dei consumatori, ancora molta strada
Il presidente di Ivass ha anche parlato di due strumenti pensati per rafforzare la posizione dei consumatori: il Preventivass e l’Arbitro assicurativo. Il primo già esiste ed è uno strumento per comparare i preventivi rc auto sul mercato, in base alle informazioni fornite dal cliente: negli ultimi 12 mesi ha generato circa 85 milioni di preventivi. Numeri di tutto rispetto. Ivass si sofferma però su due limiti – spesso ricordati anche dalle associazioni dei consumatori -: i prezzi effettivamente applicati sono spesso molto più bassi rispetto a quelli esposti sul Preventivass e non è possibile confrontare le tariffe per polizze accessorie molto diffuse, come il furto e l’incendio. “Questi due fatti limitano l’efficacia dello strumento in termini di promozione della trasparenza e stimolo della concorrenza, le finalità per cui esso è stato introdotto. Stiamo ragionando su come rimuovere gli ostacoli” spiega Signorini.
L’Arbitro assicurativo invece non ha ancora visto la luce: è pensato per risolvere le controversie tra clienti e compagnie in tempi certi e a costi irrisori. Come già avviene da anni nel settore del credito con l’Arbitro bancario finanziario. La gestazione del “fratello” assicurativo però si è rivelata molto complicata. Nel 2021 quasi tutte le associazioni consumeristiche bocciarono la bozza di decreto che l’avrebbe dovuto istituire. “Ora vi è ora un nuovo testo; confidiamo che si possa finalmente completare in tempi stretti il quadro normativo, cui seguiranno gli adempimenti organizzativi indispensabili” ha annunciato il presidente di Ivass.
June 24, 2024 at 01:49PM