La legge sulla responsabilità ambientale applicata al caso Boliden – – Abogacía Española
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La velocità con cui si verificano gli eventi nel mondo in cui viviamo influisce anche sulle questioni ambientali. In questo blog sono stati discussi temi che hanno avuto grande rilevanza giuridica, come il caso dell’hotel “El Algarrobico” o del Prestige, tra gli altri, e devono servire da precedente affinché non si ripetano.
Oggi riproponiamo un tema su cui scorrerono fiumi d’inchiostro anche all’epoca: il disastro ecologico provocato da una discarica di rifiuti tossici nel Parco Nazionale di Doñana, in Andalusia, nel 1998. Recentemente è stata possibile la riapertura della miniera. Aznalcóllar senza che tutte le responsabilità del suddetto disastro ambientale siano state ancora risolte.
Riflettendo su ciò, partecipa a questo blog José Miguel Beltrán Castellanos, ricercatore presso l’Università di Alicante, Università con una grande tradizione nelle questioni ambientali, poiché è da lì che l’origine del diritto ambientale spagnolo venne dalla mano del pProfessor Ramón Martín Mateo (RIP) e di cui tutti i giuristi dediti al diritto ambientale hanno grande ricordo.
La responsabilità ambientale è uno dei temi che ha suscitato molto dibattito, ma poca applicazione pratica, e José Miguel Beltrán Castellanos lo analizza di seguito nel cosiddetto caso “Bolidén”.
José Manuel Marraco Espiños
avvocato
LEGGE 26/2007, DEL 23 OTTOBRE, SULLA RESPONSABILITÀ AMBIENTALE APPLICATA OGGI AL NOTO CASO DELLE MINIERE DI AZNALCÓLLAR (CASO BOLIDEN)
In Spagna, la riparazione dei danni causati dagli operatori economici all’ambiente è regolata dalla legge 26/2007, del 23 ottobre, sulla responsabilità ambientale (LRM), che stabilisce un regime amministrativo di responsabilità ambientale di carattere oggettivo (per le attività contenute nell’allegato III) e illimitato, sulla base dei principi di “prevenzione” e “chi inquina paga”. Si tratta di una legge che prende spunto dalla Direttiva 2004/35/CE, sulla responsabilità ambientale (DRM), e che garantisce che il danno all’ambiente sia sempre riparato e a spese dell’operatore che causa il danno, e non è quindi il Lo Stato o le comunità autonome (cioè i cittadini) che devono farsi carico dei costi dell’incidente.
Un caso paradigmatico per l’entità del danno ambientale causato e quindi della responsabilità di riparare il danno ambientale è il noto caso delle miniere di Aznalcóllar (o caso Boliden). Come si ricorderà, il 25 aprile 1998, crollò il bacino di decantazione dei rifiuti minerari di uno sfruttamento di pirite situato nel comune di Aznalcóllar (Siviglia), di cui era concessionaria la società "Boliden Apirsa, SL", uno spagnolo. controllata di una multinazionale svedese-canadese del settore (Boliden), che ha causato lo scarico di diversi milioni di metri cubi di acque e fanghi tossici nel bacino del fiume Guadiamar (affluente del Guadalquivir). Nei compiti di prevenzione di gravi danni (contenimento dell’alluvione per evitare che colpisca il Parco Nazionale di Doñana) e di riparazione dei danni ambientali causati (decontaminazione delle acque e dei suoli sulle rive del fiume Guadiamar, oggi convertito in spazio naturale protetto , il “Corridoio Verde” del suddetto fiume), le amministrazioni competenti (statale e regionale) hanno investito ingenti somme di denaro, che logicamente hanno poi proposto di recuperare dalla società proprietaria dello sfruttamento,. Causa che ha finalmente portato (per il momento) ad uno strano conflitto negativo di giurisdizione tra la giurisdizione civile e quella contenzioso-amministrativa, sollevato in conformità con le disposizioni dell’articolo 50 della Legge Organica sulla Magistratura (LOPJ) e risolto con tre ordinanze della Camera Speciale per i Conflitti di Competenza del Tribunal Supremo (ATS 4397/2012; 4395/2012; e 8191/2012),.
Ebbene, se un evento con caratteristiche simili dovesse verificarsi oggi, nel nuovo regime di responsabilità ambientale istituito dalla LRM, certamente, il rischio di insolvenza (e, quindi, di mancato recupero) continuerebbe a sussistere fintanto che la costituzione di sulle attività a rischio viene imposto l’obbligo delle garanzie finanziarie previste dalla legge, sottoposte ad un regime di responsabilità oggettiva, che per il momento, in generale ed in particolare per l’attività qui interessata, è stato procrastinato al biennio 2016-2019 (mediante Ordinanza ARM/1783/2011, del 22 giugno, che stabilisce l’ordine di priorità e il calendario per l’approvazione dei decreti ministeriali da cui deriva la costituzione della garanzia finanziaria obbligatoria).
Tuttavia, nonostante questo “limite temporale”, se un evento come quello di Aznalcóllar si ripetesse oggi, a seguito delle ultime riforme introdotte nella LRM, l’effettiva riparazione del danno ambientale da parte dell’operatore che lo ha causato si troverebbe con un altro “limite materiale”. Infatti, giorni dopo l’approvazione della suddetta ordinanza, il 1 luglio, il regio decreto legge 8/2011, del 1 luglio, sulle misure di sostegno ai debitori ipotecari, di controllo della spesa pubblica e di cancellazione dei debiti con imprese e lavoratori autonomi contratti da enti locali, per promuovere l’attività imprenditoriale e favorire il risanamento e la semplificazione amministrativa. Attraverso di essa, è stata aggiunta un’importante eccezione all’obbligo di costituzione della garanzia finanziaria (art. 32.1), attraverso l’inserimento di una nuova lettera d) nell’articolo 28 della LRM, che ha consentito agli operatori di essere esentati dall’obbligo di regolamentazione. costituire una garanzia finanziaria obbligatoria, e di comunicare l’analisi dei rischi ambientali prevista dall’art. 24.3.
Tale autorizzazione è diventata una “carta bianca al Governo” per escludere qualsiasi settore di attività dall’Allegato III, non essendo stato stabilito alcun limite o condizione giuridica.,, oltre ad essere introdotto da un Regio Decreto-Legge che nulla ha a che fare con l’ambiente, e in un capo (VI) intitolato “Misure di semplificazione amministrativa”, che denota scarsa tecnica legislativa. Si era verificata la “delegalizzazione” dell’obbligo delle garanzie finanziarie.
Successivamente, la legge 11/2014, del 3 luglio, che modifica la legge 26/2007, del 23 ottobre, sulla responsabilità ambientale, in linea con la riforma avviata dal precedente regio decreto legge, ha qualificato la formulazione della sezione d) dell’articolo 28 prevedendo che l’esenzione dall’obbligo di prestare la garanzia sia stabilita tenendo conto “del suo basso potenziale di generare danni ambientali e del basso livello di incidenti”.
Infine, il recente Regio Decreto 183/2015, del 13 marzo, che modifica il Regolamento di sviluppo parziale del LRM (approvato con Regio Decreto 2090/2008) realizza l’evoluzione normativa della nuova sezione d) dell’articolo 28 della Legge , riducendo considerevolmente il regime di garanzia. Nello specifico, l’articolo 37, paragrafo 2, lettera a), mantiene solo l’obbligo di costituire la garanzia finanziaria per le attività IPPC, quelle soggette al RD 1254/1999 (che stabilisce il controllo dei rischi per incidenti gravi che coinvolgono sostanze pericolose), e le attività previste per il RD 975/2009, sulla gestione dei rifiuti delle industrie estrattive.
Di conseguenza, dei 15 punti contenuti nell’allegato III, solo due, i punti 1 e 14, mantengono l’obbligo di fornire la garanzia finanziaria e di effettuare l’analisi del rischio ambientale. A cui va aggiunto che, rispetto al punto 14, il nuovo Regolamento riduce il presupposto fattuale, poiché la garanzia finanziaria ora richiesta riguarda solo "gli operatori che dispongono di impianti di deposito di rifiuti minerari classificati nella categoria A secondo quanto stabilito nel regio decreto 975/2009.” Pertanto, la garanzia riguarderebbe solo gli impianti di smaltimento dei rifiuti classificati di categoria A, ma non gli impianti di sfruttamento (come è avvenuto per Boliden), cioè l’attività estrattiva stessa, che è quella con il maggior potenziale di causare danni all’ambiente.
In conclusione, se oggi si verificasse un incidente come quello di Aznalcóllar, ci troveremmo di fronte a una situazione simile a quella vissuta con la società Boliden, poiché la LRM non richiede all’operatore di fornire una garanzia finanziaria per coprire i danni causati dalla sua attività mineraria estrattiva. Ciò sarà richiesto solo per quanto riguarda la gestione dei rifiuti (vale a dire, il loro trattamento e stoccaggio) e, inoltre, solo nel caso in cui venga definitivamente approvata la corrispondente Ordinanza che ne stabilisce tempestivamente la necessaria costituzione.
José Miguel Beltrán Castellanos
Ricercatore FPU nell’area di diritto amministrativo dell’Università di Alicante
, Sull’evento di Aznalcóllar, per maggiori dettagli, si veda, tra gli altri: GARRIDO, Héctor (coord.). Guadiamar, scienza, tecnologia e restauro. L’incidente in miniera dieci anni dopo, Consiglio Superiore della Ricerca Scientifica (CSIC), Madrid, 2008.
, Per quanto riguarda le ultime risoluzioni giudiziarie nel caso delle Miniere di Aznalcóllar, vid., le opere di VALENCIA MARTÍN, Germán, “Gli ultimi colpi del vecchio sistema spagnolo di responsabilità per danno ambientale”, in PUCP Law: Rivista della Facoltà di Giurisprudenza, NO. 70, 2013, pp. 197-216; e “Boliden: uno strano conflitto negativo di concorrenza”, in Rivista Aranzadi di diritto ambientale, NO. 24, 2013, pag. 11-30.
, Vite., LOZANO CUTANDA Blanca, “Garanzia finanziaria obbligatoria in materia di responsabilità ambientale: novità introdotte dal regio decreto legge 8/2011”, Gómez-Acebo & Pombo, brevi notizie, 2011, agosto, pag. 1.
July 10, 2024 at 11:35PM