Macroregione Mediterranea vs. cambiamenti climatici / Notizie / Home – Unimondo.org
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Cosa hanno in comune Emilia-Romagna e California? E Catalogna e Cile?
La risposta è il clima mediterraneo, nonostante alcuni Stati siano ben lontani dal bacino del Mar Mediterraneo. Con i cambiamenti climatici in corso, “ondate di calore, siccità, incendi, innalzamento del livello del mare, danni alle infrastrutture costiere sono tra gli impatti che la regione mediterranea può aspettarsi molto più rapidamente di quanto si pensi” secondo Paola Mercogliano, responsabile della Divisione modelli regionali e impatti geo-idrologici dalla Fondazione Centro Euro-Mediterraneo sui cambiamenti climatici. Infatti, non sono eccezioni ma realtà che riguardano tutti, in primis quei territori che fino a un paio di decenni fa non dovevano far fronte a tali fenomeni. Tra queste zone sparse in tutto il mondo ci sono la Baja California (fra Messico e Stati Uniti), Biobo (Cile), l’Emilia Romagna, l’Occitania (Francia), Tangeri-Tetuan-Al Hoceima (Marocco), il Nuovo Galles del Sud (Australia), Rabat-Salé -Kenitra (Marocco), la Grecia Centrale, Santiago (Cile), l’Australia del Sud e Victoria (Australia) e Western Cape (Sudafrica).
Cercando di cogliere un lato positivo in questo disastro preannunciato, la crisi climatica è così vasta ed evolve tanto rapidamente da costringere le popolazioni a unire le forze in quanto nessun territorio può illudersi di non esserne interessato e di potervi far fronte da solo; o almeno questo sarebbe un pensiero razionale a cui sfuggono quell’insieme di egoismi geopolitici che continuano a mettere a rischio la cooperazione internazionale sul clima. Per questa ragione, alla fine dello scorso giugno le 15 regioni mediterranee poc’anzi elencate, riunite a Cap de Creus, vicino Barcelona, hanno stretto un’Alleanza della Macroregione Mediterranea per contrastare il cambiamento climatico (MCAP, Mediterraean Climate Action Partnership). È stata la Catalogna a guidare l’iniziativa che già alla fine dello scorso autunno, in un precedente summit, aveva visto la partecipazione dei rappresentanti di ben 12 governi di 6 stati, così come organizzazioni internazionali o regionali europee. Lo stesso presidente della Generalitat Catalana, Pere Aragonès, aveva allora presentato la Macroregione come un “progetto strategico per avvicinare l’Europa al Mediterraneo, per aggiungere potenziale reciproco e affrontare sfide condivise, (come quelle) demografiche, economiche, politiche e tecnologiche”, oltre all’emergenza climatica. In quell’occasione, è stato ricordato che il Mediterraneo è uno dei punti più caldi, perché “si riscalda il 20% più velocemente del resto del pianeta”. I semi dell’Alleanza erano stati quindi piantati all’interno della COP28 di Dubai del dicembre 2023 e sempre su indirizzo trainante di Catalogna e California: in quell’occasione era stata sottoscritta una dichiarazione di impegno per la creazione del Partenariato Mediterraneo per l’Azione sul Clima (MCAP) con i rappresentanti di quindici regioni dell’Africa, dell’Australia, dell’Europa e dell’America del Nord e del Sud. La dichiarazione riconosce la necessità comune di collaborare, condividere conoscenze e sostenersi a vicenda per agire contro il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità.
Ecco quindi che nel primo convegno annuale della MCAP, tenutosi dal 25 al 28 giugno scorso, i gruppi di lavoro hanno condivisoconoscenze sulla gestione della siccità, degli incendi boschivi e sul recupero delle coste. Un’attività che tenta di fortificare l’Alleanza per costituirsi come gruppo di pressione e proporre buone pratiche e soluzioni al riscaldamento globale ai prossimi vertici ONU, in primis alla Climate Change Conference-COP29 che si terrà a Baku, in Azerbaigian, dall’11 al 22 novembre 2024. Le buone pratiche delle regioni climatiche mediterranee, che contano decine di milioni di abitanti, possono in effetti essere di interesse per molte altre popolazioni. Più di tutti, appare reiterabile l’attitudine a impegnarsi per modificare lo stato delle cose, assumendosene la responsabilità in prima persona.
Nel 2023 gli effetti del cambiamento climatico si sono fatti sentire in tutta Europa ma soprattutto nei Paesi meridionali, in Portogallo, Spagna e Italia: caldo torrido, incendi, alluvioni, uragani, straripamenti di fiumi; distruzione e danni sono ormai una costante. Con il surriscaldamento globale, le ondate di calore si fanno sempre più minacciose: l’estate scorsa le morti attribuibili al caldo sono state oltre 60.000 in Europa, di cui ben 18.000 nella sola Italia. Dal 1980 a oggi, in Europa, gli eventi climatici avversi hanno causato almeno 560 miliardi di euro di danni. In Italia, ciascun cittadino ha perso 1.500 euro a causa di danni collegati ad alluvioni, uragani, frane, ondate di calore o di freddo. Ne va sicuramente del nostro futuro, ma anche del nostro presente.
July 10, 2024 at 06:24AM