Con la bioedilizia crescono i posti di lavoro – Avvenire

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La bioedilizia sta crescendo anche in Italia

La bioedilizia sta crescendo anche in Italia – Terra e paglia

In Italia il termine bioedilizia entra a far parte della legislazione il 29 dicembre 2006, quando il Consiglio dei ministri approva in via definitiva un decreto legislativo dell’anno prima che spinge l’industria italiana delle costruzioni verso l’innovazione tecnologica e il risparmio energetico. Il comparto è cresciuto ed è alla costante ricerca di profili specializzati. Il progettista esperto in bioedilizia o bioarchitettura è una delle figure emergenti. Con questi termini si vuole intendere quella professione volta a progettare, costruire o ristrutturare edifici o appartamenti per adattarli all’ambiente circostante. Si tratta di fatto di limitare gli impatti negativi di un edificio sull’ambiente in cui è collocato al fine di favorire una vera sostenibilità. Un progetto di bioedilizia è basato su principi che devono rispettare determinati criteri in cui al centro è posto il rispetto per l’ambiente. Partendo dai principi che rappresentano le linee guida ispiratrici, il professionista in bioedilizia e bioarchitettura dovrà prestare attenzione a diversi aspetti come l’estetica della struttura, la distribuzione degli spazi interni, la scelta degli impianti energetici, i materiali da impiegare per l’arredo della casa. Si tratta dunque di costruire, ristrutturare o convertire una determinata struttura sfruttando l’impiego di energie rinnovabili e utilizzando materiali e tecniche costruttive che possano creare una perfetta integrazione tra l’edificio e l’ambiente circostante. Una delle caratteristiche principali che deve avere il professionista esperto in bioedilizia o bioarchitettura è sicuramente una competenza tecnica specifica, ma non può mancare una certa sensibilità verso i temi ambientali. Parlando di competenze tecniche, vanno ovviamente acquisite quelle canoniche necessarie per svolgere questa professione (ingegneria e/o architettura); ciò non è tuttavia sufficiente, occorre altresì tenersi costantemente aggiornati sui materiali più funzionali e sostenibili e sulle normative del settore Green. Come tutte le cose l’esperienza ricopre un ruolo importante, l’aver avuto a che fare con problematiche progettuali “verdi” e averle risolte efficacemente fortifica la competenza del professionista in questione. Ci sono diverse scuole che organizzano corsi per diventare professionisti in questo comparto e aiutano a specializzarsi e a prepararsi in questa materia. Per quanto riguarda la scelta dei professionisti, in Italia, abbiamo diversi centri di riferimento a cui è possibile rivolgersi; uno dei principali è l’Anab-Associazione nazionale architettura bioecologica che, tra l’altro consente di certificarsi come tecnico nel settore dell’architettura biosostenibile attraverso specifici percorsi di studio. Negli ultimi anni, sono emerse diverse nuove tendenze nel settore della bioedilizia. Una di queste sembra essere l’adozione di edifici a energia zero, che sono progettati per produrre tutta l’energia di cui hanno bisogno attraverso l’utilizzo di pannelli solari e altre tecnologie rinnovabili. Questi edifici sono altamente efficienti dal punto di vista energetico e contribuiscono alla riduzione delle emissioni di CO2. Un’altra tendenza importante sembra essere l’utilizzo di materiali da costruzione riciclati e riciclabili. Questi materiali, come il cemento riciclato e le mattonelle ricavate da bottiglie di plastica riciclate, riducono la quantità di rifiuti prodotti dalle costruzioni e contribuiscono alla riduzione dell’impatto ambientale. La bioedilizia è un settore in rapida crescita che può offrire soluzioni innovative per affrontare i problemi ambientali legati alle costruzioni. L’adozione di pratiche sostenibili, come il noleggio di attrezzature edili, insieme all’utilizzo di materiali sostenibili e all’introduzione dell’utilizzo di nuove tecnologie, stanno trasformando l’industria delle costruzioni.

Il rapporto di FederlegnoArredo

A distanza di quasi 20 anni, la crescita del comparto delle case in legno ha raggiunto un fatturato di 2,3 miliardi di euro (+15,8% sul 2021). Questi dati sono contenuti nell’VIII Rapporto edilizia in legno di FederlegnoArredo, da quale si evince che sono 3.602 le unità abitative in legno costruite nel 2022 in Italia. Un aumento di un punto percentuale rispetto al 2021, che fa sì che il nostro Paese si confermi terzo produttore di soluzioni abitative in legno, dopo Germania e Svezia e davanti all’Austria, anche nel 2022. Un risultato generato dalla produzione residenziale in legno: 866 milioni di euro e +12,7% rispetto al 2021, che corrisponde a un quinto di quella tedesca (4.4 miliardi di euro) e al 7,2% di quella dei 27 Paesi Ue, pari a 12 miliardi complessivi. Altro elemento presentato dal Rapporto è la geografia delle imprese che si occupano di bioedilizia, con la maggior concentrazione di operatori in Lombardia dove operano 73 aziende, Trentino-Alto Adige e Veneto che, nel loro complesso, rappresentano il 50% del totale. Ma è il Trentino Alto Adige a raggiungere la prima posizione fra le regioni che esprimono le imprese più grandi e più altamente specializzate del settore dato che non stupisce vista la tradizione abitativa e le caratteristiche di un territorio caratterizzato da ampi boschi.
Proprio in Trentino-Alto Adige viene infatti realizzato il 19% della produzione complessiva, seguito dalla Lombardia al 16%, mentre Piemonte e Veneto si attestano rispettivamente al 6% e al 5%. Quanto alle dimensioni delle aziende del settore, l’ottavo rapporto di FederlegnoArredo ci dice che le prime dieci rappresentano quasi il 31% del mercato e che il 68% ha un fatturato complessivo inferiore ai cinque milioni di euro. Ma anche che solo il 7% ha agguantato un giro d’affari superiore ai 50 milioni di euro, rappresentando però il 46% del mercato. Questo a dimostrazione di un settore ancora molto concentrato nelle mani di pochi operatori. «Il rapporto di quest’anno conferma come la bioedilizia stia man mano guadagnando nuove fette di mercato, dimostrando di avere le potenzialità per porsi quale alternativa concreta rispetto all’edilizia tradizionale, all’interno di un percorso di sostenibilità e valorizzazione del legno per lo stoccaggio della Co2 – spiega FederlegnoArredo -. Serve però un’operazione di sensibilizzazione e promozione del settore che renda sia il privato cittadino, ma anche le amministrazioni pubbliche sempre più consapevoli del valore che le strutture in legno hanno in termini di sostenibilità. Un percorso che come Assolegno di FederlegnoArredo continueremo a portare avanti anche nel confronto con le istituzioni, affinché siano previste misure che incentivino questa tipologia di edilizia».

Le buone pratiche

Stanno aumentando anche le aziende che producono materiale per la bioedilizia. Nata dall’idea imprenditoriale di Sara Lucietto e Sanni Mezzasoma, Terra e Paglia (terraepaglia.it/) si occupa di costruire case naturali (muri, intonaci e pareti interne) utilizzando materiali come la terra cruda e le balle di paglia e rivolgendosi quindi a coloro che scelgono di costruire e ristrutturare con materiali naturali. Per chi vuole prendere parte ai lavori della propria casa, Terra e Paglia fornisce assistenza e formazione in cantiere. Oltre a questo, attraverso la qb Academy supporta da un lato chi vuole imparare a costruire con i materiali naturali prima di iniziare la realizzazione della propria casa e dall’altro professionisti/e che vogliono portare queste conoscenze e competenze nel proprio lavoro di artigiani/e, architetti/e e progettisti/e. Tutto ha inizio nella cornice delle colline sul lago Trasimeno, dove nel 2011 Sara e Sanni si incontrano per la prima volta presso un centro di educazione ambientale realizzato interamente con materiali naturali a partire da vecchie stalle che avevano subito un incendio negli anni ‘90. Lì hanno la possibilità di condividere esperienze di costruzione, educazione e formazione legate alla terra, alla paglia e allo sviluppo sostenibile tramite laboratori di educazione ambientale. Così, dopo qualche anno di lavoro insieme, decidono di trasformare la loro passione in una professione vera e propria, fondando nel 2015 Terra e Paglia. In questi anni l’azienda si è specializzata nell’uso della terra cruda e delle balle di paglia in edilizia, grazie ai quali ha declinato il concetto di sostenibilità in molteplici forme: realizzando case in balle di paglia da zero o come ampliamenti di edifici esistenti, utilizzando intonaci in terra cruda su murature naturali o in ristrutturazioni di case convenzionali, insegnando a chi vorrebbe costruire la propria casa come fare autocostruzione e organizzando workshop dal vivo e percorsi online. Nel tempo, Sara e Sanni hanno affinato una logica, quella del quanto basta. Quanta terra mettere negli impasti? Quanto tempo ci vuole perché l’intonaco si asciughi? Quante ore è necessario lavorare? Accettare la regola del qb può rappresentare una grande destabilizzazione per tutti coloro che amano prevedere ogni cosa, eppure – secondo Sara e Sanni – è la misura più sincera che si possa accogliere, quella che chiede di mettersi in ascolto con il contesto e trovare un ritmo che è unico e non standardizzabile. A partire da questo concetto, Terra e Paglia ha creato la qb Academy, che si traduce in una serie di workshop in cantiere, per sperimentare insieme diverse soluzioni ecologiche e imparare in pratica come si fa e come si gestisce una costruzione in bioedilizia, oltre che in un percorso di formazione teorico online, per andare a fondo sugli aspetti pratici della progettazione con i materiali naturali, tra cui burocrazia, dettagli tecnici delle costruzioni, tempi e costi. L’Academy si basa sul concetto di imparare facendo: ecco perché all’interno dei workshop e delle lezioni teoriche viene portato tutto quello che si è già sperimentato, provato e verificato in cantiere, condividendo anche i metodi di lavoro. Quest’anno le nuove iscrizioni per la qb Academy apriranno ad inizio aprile sul sito di Terra e Paglia, mentre le lezioni inizieranno a metà maggio. Terra e Paglia fa parte della community di Flowerista (flowerista.it/), ecosistema aperto che si ispira alla gentilezza dei fiori e che si occupa di digital marketing, business strategy, orientamento di carriera e formazione con la mission di valorizzare e far crescere i brand in modo sostenibile.

Diasen, azienda marchigiana nata nel 1999 a Sassoferrato (Ancona), si afferma presto come una vera e propria eccellenza nel settore dell’bioedilizia. I suoi prodotti, realizzati con materie prime naturali come il sughero, coniugano innovazione e qualità, basso impatto ambientale e alto contenuto tecnologico. Soluzioni altamente performanti e green, che comprendono isolanti termici e acustici, impermeabilizzanti, decorativi, rivestimenti per il settore dell’edilizia privata e pubblica, industriale e sportiva. La proiezione internazionale unita al profondo radicamento al territorio d’origine è il suo binomio vincente. Conta complessivamente su comprensivi della struttura italiana e di alcune realtà estere (queste ultime svolgono esclusivamente una funzione commerciale e non produttiva). L’età media è di 34 anni. Diasen ha istituito da due anni un servizio di car sharing per i propri dipendenti attraverso l’acquisto di un’auto elettrica e l’installazione di due colonnine di ricarica. Il servizio di car sharing è legato a due finalità fondamentali: diminuzione del rischio incidenti correlato alla mobilità, riducendo di fatto il numero di vetture coinvolte nei tragitti casa-lavoro; abbattimento delle emissioni di carbonio, con Diasen che, nel 2023, ha registrato una diminuzione del chilometraggio pari a circa 196mila chilometri, corrispondenti a circa 25 tonnellate di CO2 emessa in atmosfera. Dal punto di vista del welfare aziendale l’istituzione del car sharing ha consentito ai lavoratori di conseguire risparmi importanti nell’acquisto di carburanti, migliorando il benessere dei lavoratori attraverso la riduzione dello stress e il miglioramento dei rapporti interpersonali. Implementare un sistema di car sharing significa per Diasen non solo andare incontro alle esigenze dei propri dipendenti ma anche agire con responsabilità verso l’ambiente, confermando l’impegno dell’azienda nella lotta ai cambiamenti climatici e nell’offerta di un solido welfare aziendale. Nel 2018 ha istituito l’Accademia del futuro ecosostenibile con eventi formativi itineranti – i Green Future Meeting – organizzati in tutto il mondo, come di recente a Dublino, Valencia, Montpellier, Béziers. Un esempio di come, dal cuore delle Marche, un’azienda riesca ad esportare soluzioni innovative e consapevolezza "verde", ricerca applicata e formazione sostenibile: le grandi risorse del “costruire mediterraneo”. Per Diego Mingarelli, presidente di Diasen, «i materiali devono esprimere qualcosa in più rispetto alla forma e all’estetica, devono avere un’anima, essere vivi, attivi superando l’idea di una materia inerte che impatta senza dinamismo sul progetto e sulla realizzazione architettonica». Per inquadrare l’argomento, Mingarelli ha recuperato, attualizzandoli, i fondamenti della visione vitruviana arricchiti dal tema attualissimo della sostenibilità: Firmitas – Materiali senza tempo che uniscono durabilità, leggerezza e resistenza; Utilitas – Perché devono rispondere ai bisogni delle persone in termini di confort termico, acustico, resistenza al fuoco e ai fenomeni naturali; Venustas – Per esprimere bellezza, ordine, armonia recuperando l’idea che ciò che è bello anche buono; Sostenibilità – Per il legame con la natura che genera benessere e crea le condizioni di un’architettura biofilica. «Il legame dinamico tra materia, vita è benessere è alla base di ogni nostra scelta. I materiali che selezioniamo non sono solo elementi costruttivi perché la loro scelta cambia la natura stessa dell’edificio restituendo benessere e migliorando la vivibilità degli spazi. La simbiosi tra tecnica, bellezza e funzionalità e il superamento della divisione tra performance ed estetica esaltano un’idea evoluta del vivere e dell’abitare, creando soluzioni che rimettono l’uomo al centro della progettazione architettonica. Senza dimenticare la sostenibilità, valore imprescindibile: materiali naturali e tecnologie innovative ci permettono di costruire edifici rispettosi dell’ambiente, riducendo l’impatto ambientale e garantendo un futuro migliore per le generazioni future», conclude Mingarelli.

July 11, 2024 at 02:17PM

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