Obiettivi climatici 2030, Germania e Italia guidano il gruppo dei Paesi UE non in regola – ElettricoMagazine
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“L’azione degli Stati membri dell’Unione Europea per mitigare le emissioni climalteranti non è sufficiente a conseguire gli obiettivi UE in materia di protezione del clima e l’Italia è tra i Paesi con i risultati peggiori”. Davvero non ci si perde in leziosi giri di parole nell’ultimo studio di Transport & Environment, l’organizzazione ambientalista indipendente europea.
Dal rapporto, denominato “National climate targets off track”, scaturisce infatti un autentico grido di allarme relativo, ed è un’ulteriore cattiva notizia, a quello che è il continente sicuramente più avanti lungo l’accidentata strada della transizione energetica.
Avanti ma non abbastanza avanti, se è vero, come si legge nell’analisi di T&E, che “senza un’azione immediata, dodici Paesi dell’Unione Europea non conseguiranno gli obiettivi climatici nazionali previsti dall’Effort Sharing Regulation (ESR), mentre altre sette nazioni rischiano di non raggiungere la piena compliance”.
Dallo studio emerge che Germania e Italia sono i due Paesi con i risultati peggiori in termini assoluti, mentre la Francia raggiungerà l’obiettivo ma con un margine molto stretto, tanto che qualsiasi passo indietro nelle politiche, “o un inverno molto freddo che spinga ad aumentare il consumo di energia”, potrebbero mettere a rischio il conseguimento del target anche da parte di Parigi.
Nella visione di Transport & Environment c’è però spazio per un po’ di ottimismo: “C’è ancora del tempo a disposizione per poter correggere le politiche governative e cercare di raggiungere gli obiettivi climatici stabiliti per il 2030. Ma per poter procedere nella direzione giusta è necessario un maggiore impegno”.
Il gap di Berlino e Roma
In particolare, il rapporto evidenzia che, senza decise correzioni di rotta, Germania e Italia finiranno per mancare i loro obiettivi climatici con uno scarto sostanziale (rispettivamente di 10 e 7,7 punti percentuali). E questo comporterà il determinarsi di un ulteriore problema.
Transport & Environment segnala infatti che il mancato conseguimento dei target climatici da parte di Germania e Italia comporterebbe una pericolosa reazione a catena sul mercato continentale dei crediti di carbonio (o crediti di emissioni), considerato il peso dei due Paesi all’interno dell’Unione Europea. E qui, prima di proseguire, è necessario puntualizzare un paio di cose…
Il mercato dei crediti di carbonio è stato pensato come “una camera di compensazione” economica fra i Paesi che riescono a centrare i propri obiettivi climatici e quelli che invece falliscono. In parole povere, quest’ultimi possono acquistare crediti da quelli che invece non hanno peccati climatici da farsi perdonare, con il prezzo che viene deciso bilateralmente.
Due minacce all’orizzonte
Ma T&E avverte che, senza un’immediata azione riparatrice, il mercato dei crediti nella sua forma attuale rischia di saltare per aria. Si profilano infatti due minacce di grande portata. Per prima cosa, in assenza di correttivi ci sarà una scarsità di crediti, dovuta al fatto che saranno troppi i Paesi che falliranno nel ridurre le loro emissioni in linea con i target assegnati su base nazionale.
Una scarsità dei crediti è già sufficiente a determinare nel futuro un’asta al rialzo dei crediti stessi, con conseguente aumento dei prezzi. Ma all’orizzonte si intravede un ulteriore problema: la Germania e l’Italia, in vistoso difetto nel raggiungimento dei target climatici, potrebbero “consumare” tutto il surplus di crediti disponibili per gli altri Paesi. Basti pensare che la sola Berlino potrebbe aver bisogno del 70% dei crediti disponibili.
Nel report di T&E figurano anche degli allarmanti conteggi. L’Italia, con un deficit stimato di 120 milioni di crediti, dovrà pagare 15,5 miliardi di euro ai Paesi che avranno accumulato crediti di emissione. Per quanto riguarda la Germania potrebbe fare anche peggio, ma non di molto, accumulando un debito di 16,2 miliardi di euro.
Cambiare o pagare miliardi per il debito di carbonio
“L’ammontare delle sanzioni che i Paesi potrebbero dover pagare nel 2030 è impressionante – spiega Andrea Boraschi, direttore dell’ufficio italiano di T&E –. Gli Stati membri si trovano di fronte a una scelta chiara: pagare miliardi per il loro debito di carbonio o implementare nuove politiche, che migliorino la vita dei loro cittadini e li proteggano dalle conseguenze del cambiamento climatico”.
Da qui l’inizio di una sorta di conto alla rovescia: “Ci sono ancora sei anni per correggere la rotta – avverte Boraschi –. Chiediamo alla nuova Commissione Europea di riunire un gruppo d’azione, in cui vengano proposte misure come gli obiettivi di elettrificazione a livello europeo per le auto aziendali e in cui i Paesi ritardatari ricevano le indicazioni necessarie”.
July 17, 2024 at 04:45AM