“Obiettivi troppo ambiziosi, soldi dispersi in troppi progetti”: il flop dell’idrogeno spiegato bene – EuropaToday

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Un grande potenziale, ma sostenuto da investimenti insufficienti e troppo frammentati. Questa l’opinione espressa dalla Corte dei conti dell’Unione europea rispetto al piano sull’idrogeno della Commissione europea. Le opportunità offerte da questa fonte rinnovabile sono elevate, ma secondo i giudici Bruxelles avrebbe dovuto calcolare meglio gli investimenti pubblici e privati necessari per spingere tutti gli Stati membri nella stessa direzione. L’Italia, nonostante i tre miliardi di euro investiti nell’idrogeno rinnovabile, si trova in qualche modo isolata in un contesto in cui non tutti gli Stati membri hanno deciso di impegnarsi in maniera altrettanto decisa su questo mercato. 

Siti difficili da decarbonizzare

I giudici europei hanno messo in evidenza come l’Italia, al pari di Spagna e Francia, ha "un potenziale elevato o buono per creare una eccedenza di energia rinnovabile che può essere utilizzata per produrre idrogeno rinnovabile". La situazione è analoga anche in Svezia, Finlandia, Polonia e Grecia. Al tempo stesso, sottolinea la Corte, la maggior parte dei siti industriali difficile da decarbonizzare è situata nel Belpaese, così come in Germania, Francia e Spagna. In molti casi non c’è una coincidenza tra siti da decarbonizzare e regioni che hanno un buon potenziale per produrre idrogeno a partire da energie rinnovabili. 

Nella relazione, dal titolo ‘La politica industriale dell’Ue in materia di idrogeno rinnovabile", la Corte sottolinea come il quadro giuridico è stato in gran parte adottato, ma Bruxelles è riuscita solo in parte a porre le basi per il mercato emergente dell’idrogeno rinnovabile.  "Nonostante le svariate azioni positive intraprese dalla Commissione europea, permangono problemi lungo tutta la catena del valore dell’idrogeno", mette in evidenza la relazione, tanto che "è improbabile che l’Ue raggiunga gli obiettivi per il 2030 in materia di produzione e importazione di idrogeno rinnovabile". 

Investimenti non allineati


I revisori di Lussemburgo hanno anche rimproverato la Commissione per aver fissato "obiettivi eccessivamente ambiziosi", quelli contenuti nel piano RePoweEu per la produzione e l’importazione di idrogeno rinnovabile. Nel piano si parla di 20 milioni di tonnellate in totale entro il 2030. Questi obiettivi erano "il frutto di valutazioni politiche" e "non erano basati su analisi approfondite", hanno sottolineato. Ad ostacolare il loro raggiungimento anche la ambizioni divergenti tra i vari Stati membri e il mancato allineamento di alcuni Paesi con gli obiettivi dell’Ue. Sarebbe mancato inoltre un  autentico coordinamento tra l’azione degli Stati membri e l’industria. Bruxelles non avrebbe spinto in questo senso.

All’esecutivo europeo, d’altra parte, la Corte ha riconosciuto il merito di aver proposto in tempi rapidi la maggior parte degli atti giuridici. Questo quadro normativo "quasi completo", ha fornito la necessaria certezza "indispensabile per creare un nuovo mercato". Oltre al quadro giuridico c’è però quello industriale. E la Corte die conti ha sottolineato come  l’idrogeno richiede massicci investimenti pubblici e privati, "ma la Commissione non dispone di una visione completa né del fabbisogno né dei finanziamenti pubblici disponibili". L’Italia ad esempio è il Paese del blocco europeo che ha assegnato più fondi per progetti sull’idrogeno attraverso il piano nazionale di ripresa e resilienza, compreso il piano RePowerEu. Si tratta di più di 3 miliardi di euro. Dietro troviamo gli investimenti di Germania, Francia e Spagna. 

Finanziamenti per l’idrogeno frammentati

Uno dei problemi riguarda inoltre la "dispersione" dei finanziamenti europei. Pur trattandosi di un investimento notevole, calcolato in circa 18,8 miliardi di euro per il periodo 2021-2027, i fondi sono dispersi tra più programmi. "Per le imprese è difficile scegliere il tipo di finanziamento più adatto ad uno specifico progetto", hanno scritto i giudici, e "il grosso dei finanziamenti dell’Ue è utilizzato dagli Stati membri con una quota importante di industrie difficili da decarbonizzare e che hanno progetti in fase più avanzata". Questi casi si riscontrano in particolare in Germania, Spagna, Francia e Paesi Bassi. 

In base a tutte queste evidenze, la Corte ha raccomandato alla Commissione di aggiornare la strategia per l’idrogeno sulla base di una valutazione approfondita di "come calibrare gli incentivi sul mercato per la produzione e l’uso dell’idrogeno rinnovabile; come stabilire un ordine di priorità per gli scarsi finanziamenti dell’Ue e decidere su quali parti della catena del valore focalizzarsi; considerare quali industrie l’Ue vuole mantenere e a quale prezzo, date le implicazioni geopolitiche della produzione interna all’Ue rispetto alle importazioni da Paesi terzi". Stef Blok, uno dei giudici responsabile dell’analisi, ha precisato che "l’Ue dovrebbe decidere una strategia per progredire sulla via della decarbonizzazione, senza alterare la situazione concorrenziale di industrie essenziali dell’Ue o creare nuove dipendenze strategiche".
 

July 17, 2024 at 11:34AM

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