Export dei distretti Nord Est, quadro a luci e ombre: frenano legno-arredo e abbigliamento – Nordest Economia

Export dei distretti Nord Est, quadro a luci e ombre: frenano legno-arredo e abbigliamento – Nordest Economia

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Luci e ombre nella meccanica, male il legno e l’abbigliamento, bene l’agroalimentare, che prova a tenere alta la bandiera dell’export in un inizio 2024 piuttosto difficile. A dirlo il Monitor dell’export dei distretti di Intesa Sanpaolo, che fornisce il quadro dei primi tre mesi dell’anno in corso.

Quadro non del tutto negativo per i distretti, che contengono la flessione rispetto al 2023 a un accettabile -1,1%, dato migliore rispetto a quello generale emerso dal primo report Istat, che registrava una flessione del 2,8%.

La macroregione

Il confronto premia i distretti anche a livello Nord Est: il Monitor Intesa indica infatti addirittura un incremento complessivo dell’1,7% per i distretti delle quattro regioni nordorientali (Triveneto più Emilia Romagna), a fronte di un calo Istat del 2,4%. In realtà dal rapporto emerge un quadro molto differenziato da regione a regione: se i distretti dell’Emilia Romagna e del Trentino Aldo Adige hanno chiuso i primi tre mesi dell’anno con un saldo positivo sul 2023, rispettivamente + 5,2 e + 6,8%, grazie al decisivo apporto dell’agroalimentare, registrano una lieve flessione quelli del Veneto (-0,3%) e una pesante battuta d’arresto quelli del Friuli Venezia Giulia (-9%), che paga il momento no del mobile.

Bene l’agroalimentare

Maggiore è il peso di settori in questo momento trainanti come l’agroalimentare, più brillante è la performance a livello di territorio. Da qui i positivi dati di Trentino Alto Adige ed Emilia Romagna, che beneficiano della crescita di distretti come quello della mela (+16,9%), dei salumi di Parma (+17,6%) e del Modenese.

Il food and beverage tira anche a Nord Est, come confermano le performance dei distretti dei vini (+11,6%) e dei dolci veronesi (+16,4%) o del caffè triestino (+13,8%). Un trend positivo che incontra rare eccezioni, quello dell’agroalimentare, e che condiziona positivamente anche l’export dei distretti del Sud (+3,3%).

Male abbigliamento e mobile

Se il cibo tira, va molto peggio per il made in Italy dell’abbigliamento e del legno-arredo. Un settore, quest’ultimo, che paga anche la forte crescita post Covid e ora inevitabilmente frena anche a livello di distretti: il segno meno è una costante sia a cavallo del Livenza, da Treviso (-5,7%) a Pordenone (-8,8%) e soprattutto a Manzano, nell’Udinese, dove la sedia segna un pesante -16,1%.

Quanto al tessile e all’abbigliamento, le frenate più forti le subiscono lo sportsystem di Montebelluna (-17,6%), il tessile di Treviso (-15,2%) e di Schio-Thiene-Valdagno (-12,1%).

Luci e ombre

La meccanica, che a livello nazionale ha contenuto le perdite al -3,7%, a Nord Est mostra un andamento a luci e ombre, anche se i segni meno prevalgono: i più pesanti per la termomeccanica scaligera (-12%) e la meccanica strumentale di Vicenza (-8,6%), mentre continua a crescere l’export delle macchine agricole di Padova e Vicenza (+6,4%).

Tra i segni più, da segnalare il momento davvero d’oro dell’oreficeria: i tre poli nazionali di Arezzo, Vicenza e Valenza sfiorano complessivamente i 3 miliardi di export nel primo trimestre, su 38 miliardi complessivi di export dei distretti italiani, con una crescita del 66% sul 2023 (addirittura +133% ad Arezzo, mentre Vicenza deve accontentarsi del +18,5%). Ad alimentare il boom, si legge nel Monitor, in particolare la Turchia, dove la forte inflazione ha portato a un’impennata della domanda di oro. —

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August 9, 2024 at 01:50PM

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