Plastica riciclata, in Europa l’import a basso costo da Paesi extra-Ue rischia di allontanare gli obiettivi – Corriere della Sera
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Scarti di plastica da riciclare. Crediti foto: Getty Images
Sul riciclo della plastica l’Unione Europea sta facendo passi avanti, ponendosi obiettivi ancora più ambiziosi per il futuro. Se le plastiche riciclate oggi rappresentano il 13,5 per cento del contenuto di nuovi prodotti e componenti (+37 per cento negli ultimi quattro anni), l’ultima analisi di Boston Consulting Group (Bcg) prevede che entro il 2030 i materiali riciclati copriranno il 25 per cento della domanda europea. Arrivando al 65 per cento entro il 2050.
Secondo l’ultima analisi di Boston Consulting Group (Bcg) entro il 2030 l’Unione Europea coprirà il 25 per cento della domanda di plastica con materiali riciclati. Tra le sfide, incentivare il riciclo all’interno dell’Ue e fornire maggiori incentivi ai produttori
Sullo sviluppo dell’economia circolare, però, si può e si deve fare meglio. Secondo il report dell’Ue Rifiuti di plastica e riciclaggio nell’Ue: i numeri e i fatti, la maggior parte dei rifiuti in plastica (42,6 per cento) finisce ancora nei termovalorizzatori. Il riciclo (32,5 per cento) è solo al secondo posto, seguito dalle discariche (24,9 per cento). Pesa poi il ruolo dei Paesi extra-Ue: esportiamo fuori dal continente la metà della plastica raccolta per il riciclaggio, mentre importiamo sempre più plastica riciclata a basso costo da paesi extra-Ue. Il risultato è stata una riduzione di oltre il 50 per cento dei prezzi del materiale riciclato, con una destabilizzazione del mercato interno.
La concorrenza dei Paesi extra-Ue
«Come molte altre industrie, anche quella del riciclo non è immune alle incertezze economiche circostanti e alla crisi inflazionistica in atto. La recente crescita delle importazioni di plastica riciclata a basso costo da paesi extra-Ue ha destabilizzato il mercato europeo, riducendo i prezzi del materiale riciclato e minacciando i target di riciclo stabiliti», ha dichiarato Giulia Scerrato, project leader Energy Practice di Bcg.
Secondo i dati Eurostat, nel 2022 il valore di queste importazioni ha raggiunto i39,4 miliardi di euro, con una crescita del 40 per cento negli ultimi tre anni. Il 40 per cento della plastica riciclata, inoltre, proviene da Paesi come Cina, Turchia, India, Indonesia, Egitto e Vietnam, che usano materiali che non rispettano gli standard europei e beneficiano di un costo del lavoro inferiore.
Ecco perché, secondo alcune categorie di produttori, bisognerebbe adottare obiettivi vincolanti per il contenuto di materiali riciclati anche per le importazioni, introducendo meccanismi di verifica e tracciabilità dei polimeri riciclati. In particolare, l’European Recycling Industries’ Confederation (EuRic) sostiene che gli obiettivi di contenuto riciclato previsti dal nuovo Regolamento sugli imballaggi e i rifiuti da imballaggio (Ppwr), dovrebbero essere raggiunti utilizzando solo rifiuti raccolti nell’Ue, così da garantire una concorrenza equa e limitare le importazioni.
Le normative
La normativa Waste Shipment Regulation (Wsr) vieta le spedizioni internazionali di rifiuti in plastica dall’Ue verso nazioni che non aderiscono all’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. Tuttavia, non pone limiti alle importazioni. In questo modo, secondo l’EuRic, vengono danneggiati i riciclatori europei, costretti a vendere solo all’interno dei confini dell’Unione.
Necessari più incentivi
L’analisi di Bcg si conclude con una serie di azioni necessarie a sostenere il mercato del riciclo europeo. Tra queste, spiccano gli incentivi di mercato e fiscali, inclusi sussidi, ai produttori. Ma anche aliquote Iva ridotte per i prodotti riciclati. Grazie a queste iniziative, si riuscirebbe a promuovere una crescita sostenibile e trasparente dell’industria europea del riciclo della plastica, permettendo di raggiungere gli obiettivi prefissati.
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August 28, 2024 at 02:11PM