Il caso legale che potrebbe ridisegnare l’azione dell’UE per il clima – EURACTIV Italia

Il caso legale che potrebbe ridisegnare l’azione dell’UE per il clima – EURACTIV Italia

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La Corte suprema dell’UE si trova di fronte a un caso legale che potrebbe potenzialmente ridisegnare l’azione per il clima nell’UE entro il 2030.

Romain Didi è esperto di governance climatica e diritti umani di Climate Action Network Europe. Gerry Liston è avvocato senior di Global Legal Action Network.

“La nostra casa è in fiamme e noi guardiamo altrove”. Queste parole dell’ex presidente francese Jacques Chirac, pronunciate oltre vent’anni fa, continuano a risuonare con sconfortante precisione.

A giugno abbiamo assistito al tredicesimo mese consecutivo di temperature globali da record. Ogni mese che passa porta prove scientifiche sempre più urgenti che richiedono un’azione decisiva contro il cambiamento climatico. Il Green Deal europeo, pur rappresentando un significativo passo avanti, è stato inficiato da battute d’arresto e rimane insufficiente in termini di urgenza e ambizione. Anche dal punto di vista giuridico, il suo quadro potrebbe essere inadeguato.

In questo contesto, Climate Action Network (CAN) Europe e Global Legal Action Network (GLAN) si sono rivolti ai tribunali dell’UE per contestare gli obiettivi climatici della Commissione europea. La loro causa mira a verificare la legalità delle assegnazioni di emissioni di gas serra stabilite per gli stati membri fino al 2030 nell’ambito del regolamento sulla condivisione degli sforzi (ESR). Questo regolamento riguarda circa il 57% delle emissioni di gas serra dell’UE, coprendo settori cruciali come l’edilizia, l’agricoltura, i rifiuti, la piccola industria e i trasporti.

L’urgenza di questa sfida è sottolineata dal fatto che il livello di ambizione degli attuali obiettivi dell’UE, se applicato a livello globale, porterebbe a un catastrofico riscaldamento di 3°C entro la fine del secolo. Questa traiettoria è in netto contrasto con l’obiettivo di 1,5°C fissato dall’Accordo di Parigi, essenziale per proteggere sia il pianeta che le persone che lo abitano.

Nell’aprile di quest’anno, l’altra corte più alta d’Europa, la Corte europea dei diritti dell’uomo, ha esercitato la sua funzione di controllo giudiziario in un caso storico deciso contro la Svizzera. La Corte ha stabilito che gli obblighi degli stati in materia di diritti umani impongono loro di adottare obiettivi basati sulla scienza e coerenti con la limitazione del riscaldamento globale a 1,5°C, al fine di proteggere le persone dai peggiori effetti della crisi climatica.

La Corte ha ritenuto che le politiche climatiche della Svizzera violassero tale obbligo, stabilendo che il quadro normativo sul clima non era adeguato a garantire i diritti umani dei ricorrenti. Le autorità legislative sono state invitate a rifare i loro compiti. Questo precedente sottolinea la necessità critica di standard legali solidi e di responsabilità, che possono essere applicati in modo analogo al contesto dell’UE.

I tribunali dell’UE devono ancora chiarire la legittimità delle politiche climatiche dell’Unione.

In passato hanno avuto l’opportunità di farlo nell’ambito del People’s Climate Case, in cui le famiglie colpite dal clima hanno contestato la principale legislazione dell’UE in materia di clima. Tuttavia, il caso dei ricorrenti è stato respinto dalla Corte di giustizia che si è rifiutata di prendere in considerazione le loro preoccupazioni, sulla base del fatto che non erano direttamente e individualmente interessati.

La nuova causa intentata da GLAN e CAN Europe offre ai tribunali dell’UE un’altra opportunità per riesaminare finalmente la legittimità delle attuali politiche climatiche, assicurando che siano giuridicamente valide e in grado di affrontare efficacemente la crisi climatica.

Il Tribunale dell’UE (cioè il tribunale di prima istanza dell’Unione europea) ha già riconosciuto la gravità di questo caso concedendogli lo status di priorità, a testimonianza dell’urgenza delle questioni che solleva. CAN Europe e GLAN non cercano solo di ribaltare una decisione errata, ma si battono per una strategia climatica più ambiziosa e conforme alla legge. Il loro obiettivo è quello di spingere la Commissione europea a rivedere le assegnazioni annuali delle emissioni per renderle coerenti con una riduzione a livello economico di almeno il 65% entro il 2030, in linea con l’obiettivo di 1,5°C.

Sebbene il caso sia limitato alle emissioni coperte dall’ESR, una vittoria significherebbe che il diritto dell’UE richiede un aumento dell’ambizione degli obiettivi per tutti i settori e, di fatto, dell’obiettivo irrimediabilmente inadeguato dell’UE per l’economia al 2030 di ridurre le emissioni di gas serra del 55%.

Questo perché gli obiettivi di emissione per tutti i settori dell’UE riflettono ciascuno lo stesso livello di ambizione, quindi ciò che vale per uno vale per tutti. Di conseguenza, i Paesi dell’UE potrebbero ritrovarsi a dover fare, entro il 2030, più di quanto stiano facendo attualmente, in linea con quanto richiesto dalla scienza e dall’equità, per rispettare la normativa europea.

La Commissione europea dovrebbe fornire le sue osservazioni scritte finali entro settembre 2024. L’udienza pubblica a Lussemburgo è prevista entro la prima metà del 2025, e la sentenza potrebbe arrivare entro la fine del 2025. L’attribuzione della priorità al caso da parte del Tribunale potrebbe accelerare questo processo, sottolineando l’urgenza e l’importanza della questione.

La sfida legale posta da CAN Europe e GLAN rappresenta più di una controversia tecnica: è uno sforzo critico per garantire che le politiche climatiche dell’UE siano solide, adeguate ed efficaci. Il loro caso evidenzia la necessità di un rigoroso controllo giudiziario dell’azione climatica, che riflette una più ampia richiesta di politiche che rispettino i diritti umani e gli standard legali.

Come ha affermato il Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC) nel Rapporto di sintesi AR6: “Le scelte e le azioni attuate in questo decennio avranno un impatto ora e per migliaia di anni”.

Non vale la pena di verificare che le attuali azioni sul clima intraprese nell’UE siano almeno legittime?

Leggi qui l’articolo originale.

August 29, 2024 at 02:56PM

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