FOCUS. I nuovi senior, le sfide e le opportunità della rivoluzione demografica

FOCUS. I nuovi senior, le sfide e le opportunità della rivoluzione demografica

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Secondo le Nazioni Unite, entro il 2050 la popolazione mondiale over 65 raddoppierà, arrivando a 1,6 miliardi. L’Italia si distingue per una popolazione tra le più longeve al mondo: l’aspettativa di vita è di 81 anni per gli uomini e 85 per le donne. Nel 2047, il 34% della popolazione sarà over 65, rappresentando una vera rivoluzione demografica che porta a una nuova interpretazione delle fasi della vita, modificando le aspettative personali e rivedendo le rappresentazioni sociali delle età più coinvolte. È un cambiamento sia quantitativo sia qualitativo: da un lato, assistiamo a una maggiore longevità, all’invecchiamento della popolazione e a migliori condizioni di salute in età avanzata; dall’altro, si evolvono stili di vita, consumi e aspettative individuali. Questa trasformazione richiede ai governi di adattare i sistemi di welfare per rispondere alla crescente domanda di pensioni, assistenza sanitaria e cure a lungo termine, ma apre anche nuove opportunità economiche.

 I “giovani senior”: stili di vita e nuove aspettative

Stili di vita, consumi e aspettative degli anziani stanno cambiando rapidamente. I senior tra 65 e 75 anni sono spesso in salute, attivi e distanti dagli stereotipi tradizionali, e stanno vivendo una fase di "giovani senior" senza modelli di riferimento chiari. In meno di un secolo, infatti, l’aspettativa di vita si è allungata di trent’anni, creando una nuova fase tra la maturità e la vecchiaia avanzata, che rappresenta una novità per le società. “Un ventenne del 1950, al momento di trovare un coniuge o un lavoro, doveva pensare ai successivi quaranta anni. Un ventenne del 2020 deve invece pensare ai prossimi sessantacinque anni” hanno scritto Roberto Bernabei e Sebastiano Maffettone sul Corriere della Sera lo scorso 25 luglio, “Cosa che — data anche la velocità del cambiamento tecnologico e sociale — genera problemi molto complessi. Chi saranno i nostri compagni di vita nelle varie sfere — dal lavoro alla famiglia, agli amici e così via — in cui si divide la nostra allungata esistenza? Come dovremo riorganizzare il nostro posto, le nostre priorità e i nostri impegni nella vita prolungata?”.


Questa generazione di anziani, frutto del baby boom post-bellico, è numerosa e caratterizzata da una certa stabilità economica, spesso supportata da pensioni vantaggiose, e ancora fortemente partecipe della vita sociale e, talvolta, anche a di quella produttiva. Il nuovo profilo di senior solleva sfide e opportunità per la società e richiede di riconsiderare il ruolo degli anziani nella comunità. Ad esempio, Ezio Chiodini proponeva in questo articolo di organizzare la “risorsa senior” in progetti concreti, come nel supporto alla formazione scolastica, alla supervisione di spazi pubblici e al monitoraggio della sicurezza. Esperienze in altri Paesi, come Voisines vigilantes in Francia, mostrano che il coinvolgimento dei senior può arricchire le comunità e creare città più inclusive, se supportato da politiche pubbliche appropriate.

 Politiche per l’Invecchiamento attivo

Con l’invecchiamento globale della popolazione, il concetto di “Healthy and active ageing” ha acquisito sempre più importanza. L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) lo ha definito come “il processo di ottimizzazione delle opportunità di salute, partecipazione e sicurezza, per migliorare la qualità della vita con l’avanzare dell’età”. Introdotto nelle agende internazionali all’inizio degli anni 2000, è stato successivamente adottato in molte politiche nazionali. La Commissione europea, insieme alle Nazioni unite, ha inoltre introdotto un indicatore composito per misurare e monitorare le politiche di invecchiamento attivo nei Paesi dell’Ue e dell’Unece (United nations economic commission for Europe)l’Indice di invecchiamento attivo (Aai).

L’ultima valutazione (2018) ha però evidenziato la presenza di sostanziali divari di prestazioni in tutta l’Ue, con una differenza di quasi 20 punti tra i Paesi con le classifiche più alte (Svezia – 47,2) e più basse (Grecia – 27,7). Le variazioni più evidenti rispetto alla media si osservavano nei settori dell’occupazione (media Ue: 31,1; variazione: 20,2-45,4) e della partecipazione sociale (media Ue: 17,9; variazione: 9,7-27,0), mentre i settori della vita indipendente e dell’ambiente abilitante mostravano variazioni meno pronunciate.

Sono stati individuati quattro gruppi principali di paesi, ciascuno con sfide specifiche legate alle politiche sull’invecchiamento attivo:

  • Cluster verde: include Paesi dell’Europa centrale e del Mediterraneo (come Italia, Spagna, Grecia e Ungheria) che affrontano sfide in tutti i settori, soprattutto nella partecipazione sociale.
  • Cluster rosso: formato da Paesi dell’Europa continentale e isole del Mediterraneo (come Francia, Austria e Belgio) con bassi tassi di occupazione tra gli anziani.
  • Cluster blu: comprende Paesi più variegati geograficamente (come Germania, Estonia e Irlanda) che mostrano punteggi sotto la media in quasi tutti i settori, tranne nell’occupazione. La partecipazione sociale resta comunque problematica.
  • Cluster giallo: include i Paesi nordici (come Danimarca, Svezia e Regno Unito) con risultati ben superiori alla media in tre settori, e solo leggermente superiori per la vita indipendente.

Nuovi sistemi pensionistici

Nell’ultimo decennio, la maggior parte dei Paesi dell’Ue ha attuato riforme sostanziali dei sistemi pensionistici in linea con l’aumento dell’aspettativa di vita. Un’analisi approfondita del documento “Ageing policies – access to services in different Member states” del Policy department for economic, scientific and quality of life policies at the request of the committee on employment and social affairs of the European parliament (Empl) evidenzia che l’elemento chiave della maggior parte delle riforme pensionistiche è stato il graduale aumento dell’età pensionabile, adeguando così le prestazioni e le risorse finanziarie alle variazioni dell’aspettativa di vita e all’aumento dell’indice di dipendenza.

Non sempre però queste riforme sono state ben accolte dalla popolazione: è il caso della Francia dove la riforma che prevede l’aumento dell’età pensionabile da 62 a 64 anni ha provocato una reazione di rifiuto unanime da parte dei sindacati e numerose manifestazioni. Secondo Oxfam Francia la principale ingiustizia di questa riforma è che ricadrà più duramente sulle persone più povere e su coloro che svolgono lavori più precari peggiorando le disuguaglianze già esistenti, in particolare uomini-donne. Ciò che le proteste mettono in dubbio è anche il concetto per cui “viviamo più a lungo quindi dobbiamo lavorare più a lungo”, uno dei grandi argomenti a favore dell’innalzamento dell’età pensionabile. I critici sottolineano come l’aspettativa di vita e la qualità della vita non siano distribuite in modo uniforme tra la popolazione: le categorie meno abbienti, infatti, tendono a vivere meno a lungo e in condizioni di salute peggiori.


Inoltre, sono stati espressi dubbi sulla reale efficacia della riforma nel garantire la sostenibilità del sistema pensionistico: alcuni ritengono che alternative come una redistribuzione fiscale o l’aumento dei contributi dei redditi più alti possano contribuire ad alleviare il peso sui lavoratori. Le proteste richiedono quindi una riflessione che vada oltre la sostenibilità finanziaria e consideri le disuguaglianze sociali, la salute e la qualità di vita dei lavoratori più anziani.

In ogni caso, queste riforme sono state spesso accompagnate da politiche per prolungare la vita lavorativa e migliorare l’occupabilità dei lavoratori più anziani, con misure come accordi flessibili che consentono transizioni graduali dal tempo pieno a forme di impiego part-time o ridotto. Inoltre, molti Paesi hanno adottato incentivi per favorire l’occupazione dei lavoratori anziani, come programmi di apprendimento continuo che incoraggiano la formazione e l’aggiornamento professionale, e progetti che aumentano le loro opportunità di impiego. Negli ultimi vent’anni si è assistito a una crescita stabile e costante della partecipazione economica delle persone oltre i 55 anni. Tuttavia, permangono differenze significative tra i Paesi dell’Ue, con quelli nordici che registrano i livelli più alti di partecipazione economica tra gli anziani e i Paesi dell’Europa orientale e meridionale che mostrano livelli molto più bassi.

La silver economy: opportunità economiche

La "silver economy" è tradizionalmente identificata dalla spesa pubblica dedicata all’assistenza per la terza età, che rappresenta in Italia circa il 27% del bilancio pubblico. Tuttavia, questa visione non considera la spesa privata per servizi di assistenza domestica a carico delle famiglie, che occupa circa 1,6 milioni di persone, tra cui badanti e personale di supporto domestico. In realtà, l’economia legata alla popolazione anziana copre un’ampia gamma di settori, rappresentando una significativa domanda potenziale e un’importante opportunità economica.

In Italia, gli over 65 generano una domanda considerevole, con una spesa complessiva che raggiunge i 200 miliardi di euro, quasi un quinto del totale dei consumi delle famiglie residenti. Si prevede che questa percentuale aumenterà al 25% entro il 2030 e al 30% entro il 2050. La popolazione anziana in buona salute è quindi diventata un target interessante per le aziende, che stanno adattando prodotti e servizi alle loro esigenze specifiche.

Il quaderno "Silver Economy, la grande economia del prossimo decennio", realizzato da Itinerari previdenziali con il patrocinio di ASviS e FUTURAnetwork, analizza dinamiche e conseguenze del progressivo invecchiamento della popolazione italiana in ottica sociale, economica e di sostenibilità. Partendo dal presupposto che la sfida posta dalla longevità non deve tradursi necessariamente in un costo, ma può al contrario rivelarsi un’ottima opportunità di crescita e investimento per il Paese, individua i segmenti di commercio, industria e servizi potenzialmente più interessati dalle ricadute proficue dell’economia d’argento. Ne emerge che sono tanti i settori dell’economia destinati a prosperare: la sanità, la finanza, l’assistenza, il tempo libero (viaggi e divertimenti in genere), la cura della persona, l’alimentazione. In particolare, per i sistemi di assistenza sanitaria, Itinerari Previdenziali individua nella telemedicina una risorsa chiave per agevolare il lavoro dei caregiver e per favorire la cura residenziale, considerata un nuovo standard da perseguire. La telemedicina, infatti, permette di monitorare e assistere i pazienti a distanza, rendendo possibile la gestione di cure sanitarie anche per chi vive lontano dalle strutture mediche o ha difficoltà a spostarsi. Questo approccio non solo alleggerisce la pressione sugli ospedali e sulle strutture di cura, ma riduce anche i costi, rendendo l’assistenza sanitaria più accessibile e sostenibile.

Copertina: Philippe Leone/Unsplash

 

di Sofia Petrarca

November 8, 2024 at 11:43AM

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