Persone con disabilità & diritti: due sentenze al giorno
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Mobilità, accessibilità, agevolazioni fiscali. E poi tutela, caregiver, compartecipazione. Non c’è settore della vita delle persone con disabilità su cui i giudici non si pronuncino quotidianamente. Almeno due volte al giorno secondo quanto emerge dall’indagine La giurisprudenza sui diritti delle persone con disabilità, il primo rapporto (relativo al 2023) dell’Osservatorio giuridico permanente sui diritti delle persone con disabilità di Human Hall, l’hub di ricerca sull’inclusione dell’Università Statale di Milano.
Contro il rischio di diritti solo sulla carta
Sono ben 802, per la precisione, le decisioni emesse lo scorso anno che sono state prese in esame dal report. Un numero certamente sottostimato, rilevano gli autori, che testimonia tuttavia come il ricorso al giudice sia oggi «un presidio indispensabile per poter assicurare l’effettività dei diritti riconosciuti». C’è il rischio, infatti, che le conquiste normative restino sulla carta. Specie se si considera che non tutti hanno i mezzi economici per far ricorso ai magistrati.
Secondo lo studio realizzato con il contributo del Centro Antidiscriminazione “Franco Bomprezzi”, storica firma di VITA, dell’associazione Ledha, il diritto allo studio (20%) è l’ambito in cui si registra il numero più alto di pronunce giudiziarie (vedi tabella sopra). Numeri, si fa notare, che fanno «molto riflettere» perché, nonostante la giurisprudenza in materia sia ormai consolidata, le istituzioni scolastiche e gli enti locali fanno fatica ad osservare «principi giuridici che dovrebbero considerarsi granitici e costringono molte famiglie di alunni e alunne con disabilità ad adire le vie legali, con tutte le conseguenze negative che ciò comporta in termini personali ed economici».
A tal proposito, suscita perplessità e preoccupazione il recente orientamento giurisprudenziale che torna a condizionare il diritto allo studio alla disponibilità di risorse.
Una tendenza che purtroppo riecheggia anche su altri fronti, dai progetti di vita individuale alle quote di compartecipazione al costo delle prestazioni sociosanitarie. Al secondo posto si collocano invece le decisioni dei giudici sui caregiver e l’accesso alle prestazioni sanitarie assistenziali, entrambe al 17%. Non sono invece particolarmente numerose le sentenze in materia di accessibilità (40 pari al 5%) soprattutto se si riflette sulla perdurante diffusione delle barriere architettoniche nelle città. Cionondimeno, scrivono i ricercatori, molte delle decisioni analizzate «sono da salutare con favore per il loro carattere innovativo».
Il “ragionevole accomodamento”
Per quanto riguarda il diritto del lavoro delle persone con disabilità, l’orientamento della giurisprudenza riconosce sempre più la rilevanza del concetto del “ragionevole accomodamento”. La riprova è nelle decisioni che prendono una posizione netta sulla natura discriminatoria dei licenziamenti disposti per il superamento del periodo di comporto senza tener conto delle particolari condizioni delle persone con disabilità.
L’osservatorio accende un faro anche sulle decisioni relative alle terapie Aba (Applied Behavior Analysis) riconosciute come terapie efficaci per il trattamento dei minori con autismo. Un tema spinoso perché l’erogazione è rimessa alla valutazione esclusiva delle Aziende sanitarie sulla base delle specifiche caratteristiche del singolo contenute nel progetto individuale.
Rimangono alcuni ambiti, infine, come la violenza in danno delle donne con disabilità che non offrono al momento riscontri giudiziari numericamente significativi, nonostante sia accertata la diffusione del fenomeno.
Per chi volesse approfondire, il sito dell’osservatorio riporta le pronunce citate nel rapporto e dà la possibilità di rimanere aggiornati sulle novità che riguardano i diritti delle persone con disabilità.
In apertura foto di © Fabio Fiorani/Sintesi
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November 8, 2024 at 03:17PM