L’economia è troppo importante per lasciarla agli economisti

L’economia è troppo importante per lasciarla agli economisti

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«L’economia civile è un albero antico. Non è l’ennesima proposta creata per rispondere alle esigenze o mode del momento, né un nome nuovo del non-profit. È invece l’ultima fioritura di una pianta millenaria, quella dell’economia italiana, latina e meridiana, del suo ‘spirito’ diverso da quello nordico», così Luigino Bruni, economista politico alla Lumsa e autore, insieme a Stefano Zamagni, professore emerito della stessa disciplina all’Alma Mater di Bologna, de il Dizionario di economia civile. Nuovi sviluppi (edizioni Città Nuova) che è una sorta di seconda parte di un’unica opera: esce infatti a distanza di 15 anni dal Dizionario di economia civile.

Primo piano di Luigino Bruni con in mano un microfono durante un intervento
Luigino Bruni

Le voci non si ripetono ma si aggiungono a quelle precedenti, e in alcuni casi le completano e le aggiornano. Nei tre lustri trascorsi dalla prima edizione infatti il mondo è cambiato, anche radicalmente sotto molti aspetti. L’opera è composta da 50 voci – da Economia circolare a Finanza etica, da Lavoro nel XXI secolo a Laudato siscritte dai maggiori specialisti di diverse discipline, non solo economiche.

«Alle nuove sfide dell’ambiente e del lavoro è riservato un posto centrale, perché, dalla prospettiva dell’Economia civile, sono davvero decisive», spiega una nota dell’editore.

Da quali voci cominciare la lettura di queste 616 intensissime pagine, abbiamo chiesto in questo nuovo episodio de I podcast di ProdurreBene, a Bruni?. «Come primo consiglio», ha risposto il docente, «suggerisco di leggere, magari iniziare come si fa nei libri, anche dalle prime voci che sono Abitare e Agape, due voci molto importanti oggi. Abitare perché se pensare alla crisi delle città, a quella degli affitti, e l’Agape che è la grande parola dell’amore del cristianesimo. Come secondo esercizio», ha proseguito Bruni, «consiglierei di iniziare a leggere questo dizionario dentro un’impresa o dentro una cooperativa, non in un luogo soltanto di libri, ma in un posto dell’economia reale, perché è lì che risuona nel modo giusto».

E sul perché, in questo nostro tempo, ci sia sempre più bisogno di Economia civile, Bruni ha risposto che «oggi l’economia non è soltanto un pezzo di vita, come lo è stato per tanti secoli: c’era l’economia accanto alla politica, alla famiglia, alla scuola, alla religione, eccetera. Oggi l’economia è diventata la grammatica dei rapporti, il linguaggio, l’ambiente dove noi cresciamo, dove crescono i nostri giovani che si muovono all’interno di imprese. Basta pensare i social che sono le più grandi multinazionali a gestire il tempo libero e la reazione dei nostri giovani. Quindi formarsi all’economia, avere una coscienza economica – a una coscienza economica anche che ha una sua storia, che ha una sua identità, che ha un suo nome e un cognome – che non è soltanto il racconto nordamericano, vale a dire il racconto anglosassone dell’economia, che ha la sua importanza ma non è l’unico – significa attrezzarci e attrezzare i giovani per essere dei cittadini consapevoli e responsabili del nostro tempo. L’economia è troppo importante», ha concluso Bruni, «per lasciarla soltanto agli economisti. Dobbiamo occuparcene tutti».

ProdurreBene è la newsletter curata settimanalmente da chi scrive per le abbonate e gli abbonati di VITA. Tratta di filantropia, Esg, responsabilità di impresa, impatto, finanza etica e, più in genarale, di tutte le ragioni di un’economia pià giusta.

Nella foto di apertura, di Stefano Porta / LaPresse, l’area ex-Innocenti a Milano.

L’articolo L’economia è troppo importante per lasciarla agli economisti proviene da Vita.it.

November 13, 2024 at 01:26PM

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