Hiv: la profilassi a lunga durata potrebbe rivoluzionare l’accesso alla prevenzione
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Domenica 1° dicembre si celebra la Giornata mondiale contro l’Aids, un’occasione per riflettere sui progressi straordinari raggiunti nella lotta contro l’Hiv/Aids e per ribadire l’impegno globale verso l’eliminazione dell’epidemia. Il Goal 3 dell’Agenda 2030, dedicato al tema della salute, include proprio l’obiettivo di ottenere l’eradicazione di Aids, malaria e tubercolosi entro il 2030. Il panorama attuale è profondamente cambiato rispetto agli anni ’80, grazie all’innovazione terapeutica e agli investimenti nella prevenzione e nella cura. Tra le quasi 40 milioni di persone che vivono con l’Hiv nel mondo, tre su quattro sono attualmente in cura. Anche rispetto alle morti Aids-correlate, i progressi sono innegabili visto che siamo passati dal milione e trecentomila del 2010 alle 630mila del 2023. Come però avverte la Lila, l’associazione per la difesa dei diritti delle persone con infezione da Hiv, non bisogna abbassare la guardia per non tornare indietro sui traguardi raggiunti.
Nuove frontiere nella prevenzione
All’inizio dell’epidemia, una diagnosi di Hiv era spesso sinonimo di morte. Oggi, i trattamenti antiretrovirali (Art) consentono alle persone con Hiv di vivere una vita piena e sana, riducendo la carica virale a livelli non rilevabili, impedendo così la trasmissione del virus. Inoltre, strumenti preventivi come la Profilassi pre-esposizione (PrEP), uniti al metodo di prevenzione più diffuso e sicuro ovvero il preservativo, offrono una protezione fino al 90% contro l’infezione, se assunti correttamente.
Uno dei limiti principali della PrEP tradizionale è la necessità di assumere una pillola quotidianamente, un aspetto critico a causa di difficoltà logistiche, soprattutto in alcune parti del mondo, stigma o barriere culturali. Sul suo blog l’imprenditore e filantropo Bill Gates ha pubblicato un documento in cui mette nero su bianco quelle che ritiene le innovazioni PrEP più durature, sulle quali sta lavorando con la fondazione intestata a lui e all’ex moglie Melinda. Tra queste:
- Lenacapavir: che richiede solo due dosi all’anno tramite iniezione, potrebbe aprire la prevenzione dell’Hiv alle persone che non possono fare visite cliniche frequenti.
- Cabotegravir: un’altra opzione iniettabile che funziona ogni due mesi, offre anche un programma di dosaggio più flessibile rispetto alle pillole PrEP giornaliere.
- MK-8527: in fase di sperimentazione, potrebbe fornire un’alternativa per le persone che preferiscono le pillole alle iniezioni.
Questi farmaci potrebbero rappresentare una svolta per semplificare la prevenzione, migliorare l’aderenza e ridurre le barriere all’accesso, in particolare per le comunità più vulnerabili. Accanto alla Fondazione Gates, programmi come il Pepfar e il Fondo globale continuano a salvare milioni di vite. Tuttavia, per mantenere questi risultati è fondamentale rinnovare gli investimenti internazionali, previsti già nel 2024.
La situazione in Italia
Anche in Italia l’Hiv rappresenta una sfida: i casi sono raddoppiati negli ultimi vent’anni, superando le 120 mila diagnosi nel 2023. La scarsa informazione e lo stigma ostacolano diagnosi precoci, ritardando l’inizio delle cure. È necessario rafforzare le campagne di sensibilizzazione e aumentare l’accesso alla PrEP e alle nuove terapie long-acting, che potrebbero ridurre significativamente il rischio di nuove infezioni.
L’obiettivo globale fissato da Unaids è ambizioso: entro il 2025, il 95% delle persone a rischio dovrebbe avere accesso alla PrEP e l’86% dei pazienti con Hiv dovrebbe raggiungere una carica virale non rilevabile. Parallelamente, la ricerca sul vaccino anti-Hiv continua, alimentata dall’idea che una protezione completa sia possibile.
November 29, 2024 at 12:28PM