L’industria europea della plastica sta attraversando una fase di profonda trasformazione e crescente criticità, con trend che sollevano seri interrogativi sul futuro del settore e sugli obiettivi del Green Deal europeo. Mentre la produzione globale di plastica continua la sua crescita inarrestabile – toccando quota 413 milioni di tonnellate nel 2023, con un aumento del 3,4% rispetto all’anno precedente – l’Europa sta vivendo un declino significativo della propria capacità produttiva.
I numeri parlano chiaro: la produzione europea è scesa a 54 milioni di tonnellate, registrando un calo dell’8,3% in appena dodici mesi. Di questi solo 42,9 milioni di tonnellate sono plastica vergine, un dato che fotografa una contrazione sempre più marcata del settore. Ma il dato più preoccupante riguarda la plastica riciclata, che per la prima volta mostra un arretramento: da 7,7 a 7,1 milioni di tonnellate, con un decremento del 7,8%.
Questa tendenza sta progressivamente trasformando l’Europa da protagonista a importatore netto di plastica e manufatti plastici. Le principali fonti di approvvigionamento sono gli Stati Uniti, il Medio Oriente e la Cina, Paesi che possono contare su costi di produzione sensibilmente inferiori. Eurostat registra che nel 2022 il valore di queste importazioni ha raggiunto i 39,4 miliardi di euro, con una crescita impressionante del 40% negli ultimi tre anni.
Un ulteriore elemento di complessità è rappresentato dalla provenienza della plastica riciclata: ben il 40% arriva da Paesi come Cina, Turchia, India, Indonesia, Egitto e Vietnam. Questi mercati non solo beneficiano di manodopera a basso costo, ma spesso utilizzano materiali che non rispettano gli standard qualitativi europei, generando una concorrenza sempre più sleale.
I leader del settore non nascondono la loro preoccupazione. Marco ten Bruggencate, presidente di PlasticsEurope, è esplicito: “La transizione dell’Unione europea verso un sistema circolare è in grave pericolo a causa delle importazioni di plastiche che non sempre rispettano i nostri standard”.
La Federazione europea del riciclo (EuRIC) ha elaborato una roadmap strategica articolata in cinque punti per rilanciare la competitività del settore:
- Introduzione di obblighi stringenti sul contenuto riciclato
- Implementazione di incentivi economici e fiscali mirati
- Definizione di obblighi precisi per la raccolta e il design finalizzato al riciclo
- Creazione di un mercato europeo organico per la plastica riciclata
- Gestione responsabile e preventiva dei rischi connessi
Attualmente, solo il 13,4% delle materie plastiche utilizzate nell’UE proviene da riciclo post-consumo, un dato che evidenzia la necessità di un profondo cambiamento per raggiungere gli obiettivi di neutralità climatica previsti per il 2050.
La situazione a livello regionale conferma questi trend negativi. Regioni come il Veneto, l’Emilia-Romagna e il Friuli Venezia Giulia hanno già registrato significative riduzioni nelle esportazioni di plastica nel primo trimestre del 2024, mentre le importazioni mostrano un leggero incremento.
Un rapporto dell’UE sui rifiuti plastici rivela inoltre un quadro impietoso dello smaltimento: il 42,6% finisce nei termovalorizzatori, il 32,5% viene riciclato, mentre il 24,9% viene ancora destinato alle discariche. Numeri che testimoniano quanto sia ancora lunga la strada verso un’economia veramente circolare.
Le associazioni di categoria chiedono interventi immediati e strutturali. In particolare, EuRIC propone l’adozione di obiettivi vincolanti per il contenuto di materiali riciclati nelle importazioni, accompagnati da meccanismi rigorosi di verifica e tracciabilità dei polimeri.
La normativa attuale, la Waste Shipment Regulation (Wsr), vieta le spedizioni internazionali di rifiuti in plastica verso Paesi non aderenti all’OCSE, ma non pone limiti alle importazioni. Questa asimmetria, secondo gli operatori del settore, finisce per danneggiare i riciclatori europei, costretti a operare esclusivamente entro i confini dell’Unione.
La finestra di opportunità è stretta e il tempo stringe. I decisori politici sono chiamati a un intervento rapido e decisivo per rilanciare la competitività del settore, offrire prospettive di investimento a lungo termine e riaffermare il ruolo dell’Europa nel percorso verso un’economia circolare e climaticamente neutra.
La sfida è complessa ma necessaria: ricostruire un sistema industriale della plastica che sia competitivo, sostenibile e capace di guardare al futuro con innovazione e responsabilità.
Un bell’esempio positivo di un’azienda europea che usa largamente i materiali sostenibili è raccontato nell’articolo riportato qui sotto:
Fonti per l’articolo:
https://www.ilnordest.it/economia/imprese/plastica-export-frenata-riclata-gaclzzo8
https://www.ecodallecitta.it/euric-ue-roadmap-riciclo-plastica/