L’Italia continua a perdere suolo a causa della cementificazione dissennata
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La situazione del consumo di suolo in Italia è drammatica: nella Giornata Mondiale del Suolo, che si celebra il 5 dicembre di ogni anno, è necessario sensibilizzare i cittadini sull’importanza del suolo, risorsa vitale che va protetta dalla cementificazione selvaggia
Il tema della Giornata Mondiale del Suolo per questo 2024 è Prendersi cura dei suoli: misurare, monitorare, gestire e vuole porre l’accento sull’importanza di raccogliere dati accurati e affidabili per comprendere le caratteristiche del suolo, supportarne una gestione sostenibile e promuovere pratiche che ne preservino la salute e le funzioni ecosistemiche.
Questo perché la situazione sta diventando insostenibile: il nostro Paese, infatti, continua a perdere terreno per colpa di una cementificazione dissennata e pericolosa che distrugge l’agricoltura e compromette la tenuta dei territori.
I numeri messi in evidenza dall’edizione 2024 del rapporto di Ispra Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici (qui potete trovare il rapporto completo e una sua sintesi) sono evidenti.
Nel 2023 si sono bruciati 20 ettari ogni 24 ore, sopra la media decennale; abbiamo subito un costo da 400 milioni di euro l’anno per la riduzione dell’effetto spugna dei terreni; cementificato, asfaltato o coperto artificialmente un totale di 21.578 chilometri quadrati, dei quali l’88% su suolo utile.
Tra il 2006 e il 2023, il 12,5% del consumo totale di suolo è imputabile agli impianti fotovoltaici a terra, il 16% alla costruzione di edifici e fabbricati, l’8% alla pavimentazione stradale.
Per non parlare dei 504 ettari di suolo consumato nel 2023 per impianti di logistica e grande distribuzione; quando nelle nostre periferie c’è abbondanza di capannoni già costruiti e attualmente vuoti.
Per gli impianti fotovoltaici, lo scorso anno, sono spariti 421 ettari di terreno, suolo che avremmo potuto salvaguardare installando i pannelli fotovoltaici sui tetti degli edifici e dei fabbricati esistenti, esclusi i centri storici dei principali comuni e tutti i centri e agglomerati urbani minori.
C’è abbastanza spazio per raggiungere la soglia di energia rinnovabile prevista dal Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec). Il consumo di suolo selvaggio, quindi, è un problema per i cittadini, ma soprattutto per gli agricoltori che vedono minacciati i loro terreni.
Secondo la Cia-Agricoltori italiani, è necessaria una legge nazionale contro il consumo di suolo. “La cementificazione selvaggia non fa che rendere il nostro Paese sempre più vulnerabile e non ce lo possiamo permettere. […]
Solo con una normativa chiara ed efficace in materia si può tutelare una risorsa fondamentale per gli agricoltori e le aree interne, base delle produzioni agricole e fonte di reddito per le comunità rurali, ma anche un patrimonio unico per tutti i cittadini, perché un suolo fertile è l’argine più prezioso contro l’inquinamento e il dissesto idrogeologico” afferma il presidente dell’associazione, Cristiano Fini.
Sulla stessa lunghezza d’onda la posizione di Coldiretti, resa dalle parole di Gianfranco Comincioli, presidente di Coldiretti Lombardia: “Proteggere la terra fertile è fondamentale per produrre cibo e salvaguardare la tenuta dell’ambiente e del territorio. Il nostro Paese deve difendere il patrimonio agricolo e la disponibilità di suolo contro cementificazione e fotovoltaico selvaggio.
Una sfida che riguarda le istituzioni a tutti i livelli, che richiede interventi di respiro nazionale, regionale ma anche locale, a cominciare dal recupero e dalla rigenerazione delle aree già urbanizzate e dismesse“.
Anche Slow Food chiede alle istituzioni e agli organi di governo di mettere la testa sul probema e propone alcuni interventi:
- emanare provvedimenti per frenare il consumo di terreno agricolo
- prevedere in prima battuta l’installazione dei pannelli fotovoltaici sui tetti degli edifici e delle strutture già esistenti
- realizzare un censimento degli spazi commerciali di grande dimensione inutilizzati, promuovendone il riutilizzo
Laddove una legge contro il consumo di suolo, tuttavia, i risultati non si vedono, come spiega Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia: “La Lombardia, insieme a Emilia Romagna e Veneto, è una delle regioni che si sono dotate di una legge contro il consumo di suolo.
A dieci anni di distanza dall’approvazione della norma, i risultati però non si vedono: il cemento continua ad avanzare. L’inefficacia di queste norme sta nella incapacità di attivare processi alternativi all’uso scriteriato di suoli agricoli: si continuano a costruire capannoni logistici e data center su terreni verdi, anziché sulle troppe aree dismesse che costellano il nostro territorio, e in questo modo si perde due volte: sia sprecando suolo agricolo, sia rinunciando alla possibilità di riabilitare zone degradate“.
Per Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio, “Il suolo è una risorsa naturale preziosa, dove si concentra il 90% della biodiversità del pianeta. Preservarne la fertilità è essenziale per garantire l’equilibrio degli ecosistemi e il futuro del nostro pianeta. L’agricoltura intensiva ha provocato una forte degradazione dei nostri terreni, che attualmente risultano sempre più vicini allo stato di desertificazione.
Le pratiche agronomiche biologiche, che non utilizzano chimica di sintesi favorendo il costante reintegro di sostanza organica nel terreno, rappresentano una delle risposte più efficaci per tutelare la fertilità, gli habitat naturali e contrastare il degrado ambientale. Salvaguardare i suoli è un impegno che riguarda tutti noi, significa garantire la sicurezza alimentare e il benessere delle prossime generazioni.
Le scelte alimentari svolgono un ruolo cruciale in questo processo: scegliere buon cibo biologico rappresenta un gesto di responsabilità e un investimento per un futuro più sostenibile“.
Anche a livello internazionale l’impegno contro il consumo di suolo è sempre più intenso: 60 Ong hanno unito le forze per approvare un documento politico da presentare alla Cop16 della Convenzione delle Nazioni Unite per la lotta alla desertificazione (Unccd) a Riyadh (fino al 13 dicembre).
In questo documento si invita la Unccd ad ampliare le proprie aree d’azione per sostenere gli agricoltori nel ripristino della terra e della salute del suolo in tutto il mondo, data l’escalation della crisi del degrado del suolo, che costa al Pianeta 24 miliardi di tonnellate di suolo fertile all’anno e ha un impatto sul sostentamento di 1,5 miliardi di persone.
“Il degrado del territorio, soprattutto del suolo, è il tema principale che deve guidare le nostre azioni comuni se vogliamo che l’umanità abbia qualche possibilità di continuare la sua avventura sulla Terra.
Il degrado della terra e del suolo dovrebbe essere al centro delle nostre preoccupazioni, non solo nelle aree già desertificate o gravemente colpite, ma ovunque l’inesorabile processo di erosione dell’acqua e del vento comprometta la salute dei nostri suoli agricoli e boschivi” ha affermato Paul Luu, segretario esecutivo dell’iniziativa internazionale 4per1000.
Insomma, il suolo è una risorsa troppo importante per la biodiversità, l’agricoltura, la protezione dell’ambiente dagli effetti dei cambiamenti climatici per lasciare che venga costantemente impoverito e ridotto, quando con oculatezza se ne potrebbe fare a meno.
Crediti immagine: Depositphotos
L’articolo L’Italia continua a perdere suolo a causa della cementificazione dissennata è stato pubblicato su GreenPlanner Magazine.
December 5, 2024 at 10:36AM