Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo: intervista a Riccardo Mancin di Plastic Free

In un’intervista esclusiva, Riccardo Mancin, coordinatore nazionale di Plastic Free, condivide la sua esperienza personale, le sfide e i traguardi della sua organizzazione nella lotta contro l’inquinamento da plastica. Scopri come Plastic Free, con il supporto di quasi 300.000 volontari, sta contribuendo a rendere il nostro pianeta più pulito e sostenibile.

Wyconi: Ci racconti un po’ di te, del tuo passato prima di diventare volontario: eri già un ambientalista prima di Plastic Free? Come sei approdato all’associazione diventando col tempo e con la tua determinazione uno dei riferimenti nazionali?

Riccardo: Il mio attivismo ambientale è sicuramente figlio di un grande amore per la natura che coltivo fin da bimbo, grazie anche agli insegnamenti dei nonni e dei genitori che mi hanno trasmesso  l’importanza del rispettare ciò che mi sta intorno. Mi ha aiutato anche il fatto di essere nato e cresciuto in una delle zone più belle d’Italia dal punto di vista paesaggistico e naturalistico, il delta del Po. Vivere l’infanzia e l’adolescenza a stretto contatto con fauna selvatica e piante ha influenzato la mia esistenza rendendomi più sensibile all’ambiente e verso chi lo condivide con noi Sapiens. Fatta questa doverosa premessa posso dire che il mio impegno nella tutela della casa comune è iniziato una decina di anni fa. Un giorno come tanti, durante un giro in bici lungo gli argini del Po, stanco di vedere tanti rifiuti portati dal fiume ma anche gettati da incivili di passaggio, mi sono detto che non potevo più restare indifferente al degrado del mio territorio così ho indossato i guanti, ho preso un sacco e ho iniziato a darmi da fare per risanare le aree maggiormente colpite. Alcuni giorni prima avevo letto sul web la frase del Mahatma Gandhi “Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo” e per me fu una vera e propria folgorazione. Nella mia testa quelle semplici parole diedero vita a una riflessione profonda e accesero il fuoco sacro della ribellione nei confronti di una realtà che sentivo di non potere più accettare. Ricordo le facce stranite di chi passava in quel momento e mi vedeva in azione. Così come ben ricordo i commenti di coloro che si fermavano e chiedevano “ma sei pagato?” o “ma chi te lo fa fare?”, come se il problema non solo non li riguardasse ma fosse inconcepibile cercare di porvi rimedio. Nelle settimane successive però,  anche notando i post che pubblicavo sui social ad hoc proprio per evidenziare le mie uscite, diversi cittadini cominciarono ad unirsi. Ciò mi diede la spinta per cercare di fare qualcosa di più strutturato e di impatto così mi avvicinai ad una associazione locale col supporto della quale organizzai un paio di cleanup sulle spiagge della zona. Entrambe riscossero un grande successo, calamitando decine di volontari. Nel 2019, a pochi mesi dalla sua nascita, presi poi la decisione di aggregarmi a Plastic Free. Fui accolto benissimo dal presidente Luca De Gaetano e dal direttore Lorenzo Zitignani e anche se all’inizio eravamo davvero pochissimi si percepiva già un grande entusiasmo e la voglia di concretizzare qualcosa di importante. Questi stimoli continui e l’entusiasmo e la competenza di una manciata di persone determinate portarono l’associazione a una crescita straordinaria e unica nel suo genere. Si decise di radicare la mission in tutta Italia e la nostra concretezza fu premiata dalla massiccia partecipazione degli italiani alla nostra mission. Dopo una intensa e proficua esperienza di un paio d’anni come referente regionale il presidente mi propose di seguire tutta l’Italia come coordinatore e accettai di slancio. Fu un grande riconoscimento e un punto di partenza molto stimolante. Attualmente seguo tutta la rete dei 1200 referenti operativi in Italia, supporto i vari reparti interni e mi occupo anche di gestire, sviluppare e coordinare una parte dei progetti e delle collaborazioni non profit.

Wyconi: Di cosa si occupa l’associazione Plastic Free Onlus? Quali sono i più grandi successi e qualche numero dell’associazione per il 2024?

Riccardo: Plastic Free, ci tengo a precisarlo, non è una organizzazione di volontariato che vuole demonizzare la plastica ed è contro questo materiale a prescindere. La plastica è un materiale straordinario che ha rivoluzionato le nostre vite, per certi contesti è insostituibile. Noi vogliamo semplicemente informare e sensibilizzare le persone sulla pericolosità della plastica, in particolare quella monouso, che viene smaltita in maniera scorretta. Tutti siamo assuefatti dal monouso di plastica, un prodotto che solitamente costa poco, si compra facilmente ovunque, si usa per l’occorrenza di solito per pochi secondi o minuti e poi si getta. Dagli anni 80 in particolare, con il boom del consumismo in un’epoca di benessere e grandi cambiamenti sociali, con la comparsa di una moltitudine di punti vendita della GDO, milioni di cittadini hanno iniziato ad acquistare volentieri tonnellate di stoviglie, bicchieri, piatti, bottiglie e imballaggi di plastica. Il problema è che nessuno ha mai spiegato alla gente non solo l’enorme impatto ambientale alla base della produzione di questo materiale ma nemmeno i danni incalcolabili che esso avrebbe prodotto negli anni a seguire se fosse stato gestito male e disperso nell’ambiente.  E così, mentre la produzione aumentava vertiginosamente e ci veniva ripetuta la cantilena “ma tanto si ricicla!”, invece di pensare a una strategia di responsabilizzazione e alla consapevolezza del consumatore, si è pensato di chiudere gli occhi, arrivando però al punto di non ritorno. I numeri della plastica nell’ambiente sono ormai terribili, la plastica è pervasiva e ha raggiunto gli angoli più remoti del globo, impattando pesantemente negli ecosistemi. Plastic Free dal 2019 sta cercando di colmare questa mancanza di conoscenza in maniera trasversale, collaborando con enti, istituzioni, università, aziende, mondo dello sport e della Chiesa, portando i cittadini a togliere rifiuti dall’ambiente, incontrando studenti nelle scuole di ogni ordine e grado. Nel frattempo supporta la nascita, il salvataggio, la cura e la liberazione delle tartarughe marine, il simbolo della Onlus e una delle creature più colpite da questa forma di inquinamento definita dall’ONU la più pericolosa in assoluto. Parallelamente si fa portavoce di proposte concrete come aree smoking per contrastare l’abbandono dei mozziconi, stimolando i Comuni all’emanazione di ordinanze per vietare il lancio di palloncini gonfiati ad elio, pratica ahimè diffusa ma assai deleteria per l’ambiente e la fauna. Ad oggi Plastic Free conta quasi 300.000 volontari che in più di 7.000 appuntamenti di pulizia hanno rimosso dall’ambiente oltre 4 milioni di Kg di plastica e rifiuti. In oltre 3.000 incontri sono più di 260.000 gli studenti sensibilizzati. Il 2024 ha rappresentato l’anno della svolta con due grandi novità: la nascita del Comitato Scientifico, guidato dal prof. Ennio Tasciotti, fondatore e direttore dello Human Longevity Program all’IRCCS San Raffaele di Roma e  l’internazionalizzazione. L’onda blu dei volontari ha infatti varcato i confini e raggiunto 35 Paesi nel mondo, ampliando il proprio raggio d’azione sia in termini di pulizie ambientali sia di sensibilizzazione. L’obiettivo è sensibilizzare un miliardo di persone entro il 2030.

Wyconi: Progetti di crescita per il 2025?

Riccardo: Per il 2025 abbiamo diversi tante idee e come sempre sarà il nostro entusiasmo, l’impegno profuso e le risorse a disposizione a fare la differenza. Vogliamo senz’altro essere in prima linea in progetti a tema di rilievo scientifico ma anche rafforzare la Rete delle Università per l’Ambiente, un network accademico ideato da Plastic Free che coinvolge già numerosi atenei in Italia scesi in campo al nostro fianco per sostenerci nelle battaglie a tutela della natura e della nostra salute. Vogliamo aumentare le collaborazioni nel mondo dello sport, per sensibilizzare atleti e sostenitori. L’intenzione è anche quella di aumentare la presenza capillare dei nostri referenti, in Italia e all’estero, per essere sempre più presenti e attrattivi, specialmente con i più giovani. Infine, per consolidare l’impegno e l’amore verso la tartaruga Caretta Caretta, vogliamo estendere la collaborazione ad altri centri di recupero italiani così da essere sempre più determinanti nella tutela e nella salvaguardia della specie.

Wyconi: Cosa ne pensi del nuovo regolamento europeo sugli imballaggi PPWR, che segue la direttiva SUP sulle plastiche monouso?  L’Unione Europea sta andando per te nella giusta direzione e soprattutto ci sta andando con la giusta velocità?

Riccardo: Sono un po’ scettico sul nuovo regolamento europeo sugli imballaggi PPWR. E’ arrivato dopo un anno e mezzo di ostacoli e pressioni ed è stato ridimensionato e indebolito prima di essere approvato. Già questo direi che è sufficiente a generare diversi dubbi. Addentrandosi poi un minimo nel  dettaglio trovo inaccettabile che solo dal 1 gennaio 2030 scattino divieti su alcuni imballaggi di plastica monouso, prendendo dunque margini temporali notevoli, quasi il problema non fosse recepito e affrontato come prioritario e pressante. In generale è questa la sensazione che passa. Si vanno poi a salvare gli imballaggi per il take away e quelli per l’insalata già pronta lavata e tagliata, il primo tra gli imballaggi più gettati in natura e il secondo uno dei più assurdi e inutili. In molti ci chiedono come mai molto monouso sia ancora presente sugli scaffali della GDO e noi rispondiamo che aldilà delle rimanenza di magazzino hanno pensato di aumentare la grammatura dei prodotti così da farli rientrare nella categoria dei riutilizzabili. Non ci siamo. Per fortuna pare si stia andando nella direzione giusta per quanto concerne il sistema di deposito cauzionale, già attivo in 16 Paesi europei ma, nota molto dolente, guarda caso non in Italia. In buona sostanza mi sembra che si cerchi di prendere tempo e complicarsi la vita tra divieti edulcorati da deroghe e miraggi di virtuosità di riciclo sbugiardati da obiettivi minimi non raggiunti. La situazione non è confortante,  auspichiamo più coraggio e decisione nel mettere in atto quel cambiamento concreto basato su una reale e tangibile riduzione del monouso. Come Plastic Free saremo in prima linea per portare avanti questa battaglia.

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