Cosa sono e perché si parla tanto di PFAS
I PFAS sono una famiglia di oltre 10mila sostanze chimiche e sono noti per la loro persistenza nell’ambiente. Alcuni sottogruppi di PFAS presentano altri rischi, come il potenziale di bioaccumulo negli organismi viventi, la mobilità in acqua, suolo e aria, il trasporto a lungo raggio e gli effetti tossicologici su esseri umani e ambiente.
La contaminazione in europa dei PFAS
Utilizzati sin dagli anni Quaranta, i PFAS sono impiegati in numerosi settori industriali e di consumo per le loro proprietà uniche, che li rendono resistenti ad acqua, grassi e alte temperature. Si trovano in prodotti come piatti di carta, padelle antiaderenti, imballaggi alimentari, tessuti, tappeti, pellami, elettronica e schiume antincendio. Una diffusione che ha delle conseguenze.
L’Agenzia europea per l’ambiente (AEA) il 9 dicembre 2024 ha rilasciato la sua prima panoramica sull’inquinamento da PFAS nelle acque europee. Sulla base dei dati del 2022 provenienti da circa 1.300 siti di monitoraggio in Europa, il 59% dei siti nei fiumi, il 35% dei siti nei laghi e il 73% dei siti nelle acque di transizione e costiere hanno superato i limiti.
Secondo un’inchiesta Forever Pollution Project – un progetto di giornalismo investigativo europeo coordinato dal quotidiano francese Le Monde in collaborazione con 46 giornalisti di 16 paesi, inclusa l’Italia – i siti contaminati in tutta Europa sarebbero circa 23mila, una stima che per il Centre national pour la recherche scientifique (CNRS) non offre ancora quadro esaustivo dell’inquinamento da PFAS.
Con l’aiuto di accademici il Forever Pollution Project ha stimato anche che se non vengono applicate restrizioni ai PFAS, bonificare i siti contaminati costerà ai paesi europei circa 100 miliardi di euro ogni anno. In un orizzonte temporale di 20 anni, il conto totale potrebbe salire a 2.000 miliardi di euro: danni ambientali ed economici esorbitanti che secondo gli autori dell’inchiesta potrebbero essere limitati da Bruxelles.
La lobby che fa ostruzionismo sui PFAS
Secondo i documenti raccolti dal team di giornalisti, l’azione di lobby di coloro che vengono soprannominati “mercanti del dubbio”, ovvero gli stakeholders dell’industria dei PFAS, punta a indebolire o bloccare ogni restrizione. L’obiettivo è continuare il loro business as usual.
Nel febbraio 2023 cinque paesi europei, tra i quali Danimarca, Germania, Paesi Bassi, Norvegia e Svezia, hanno proposto una restrizione totale per i PFAS nell’ambito del regolamento europeo sulle sostanze chimiche REACH (Registration, Evaluation, Authorisation and Restriction of Chemicals). Il divieto prevede la produzione e l’importazione dell’intero “universo” chimico dei PFAS, con alcune deroghe fino allo sviluppo di alternative.
Tuttavia centinaia di operatori che difendono gli interessi di circa 15 settori hanno esercitato pressioni sui decisori politici europei, per indebolire o bloccare la proposta. Analizzando quasi 10.000 documenti ottenuti tramite centinaia di FOIA (Freedom of Information Act), l’inchiesta di Forever Pollution Project dimostra la massiccia campagna di lobbying e disinformazione orchestrata da produttori e utilizzatori dei PFAS, chiamati dal Forever Pollution Project “i mercanti del dubbio”.
La deroga sui PFAS della plastica
Per esempio, il team di giornalisti ha rivelato il tentativo dei produttori di plastica di ottenere una deroga per un’intera categoria di PFAS, nota come fluoropolimeri. Si tratta di un tipo di plastica “ad alte prestazioni” che viene utilizzata per una miriade di applicazioni, dalle pentole antiaderenti all’abbigliamento per esterni, dalle guarnizioni degli impianti chimici all’isolamento dei cavi degli aerei.
Le tattiche di lobby sono le stesse che usò l’industria del tabacco per negare le evidenze scientifiche riguardanti la pericolosità del fumo. Oggi una strategia simile di campagne di informazioni false e fuorvianti inquina anche il dibattito sui pesticidi e altre sostanze chimiche pericolose.
Sui PFAS l’opposizione alle restrizioni dell’industria si appella a ragioni economiche, al fatto che non ci sarebbero alternative oppure che non è ancora possibile attribuire a ogni composto chimico appartenente alla famiglia PFAS lo stesso grado di tossicità. Coinvolgendo 18 accademici e avvocati internazionali di Zurigo, Stoccolma, Toronto, Rotterdam e altri paesi, dal campo della chimica ambientale alla criminologia, l’inchiesta smonta punto per punto ogni argomentazione.
February 3, 2025 at 07:53PM
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Simone Fant