Cereali e semi oleosi, 4 gruppi controllano il mercato mondiale
L’agricoltore non può fare programmi di investimento, perché non dispone di riferimenti attendibili sull’andamento dei prezzi di mercato di quello che produce. E così vive alla giornata, in balia della massima volatilità delle quotazioni. Perché capita tutto questo ormai da diversi anni?
Il 70% del commercio di cereali e il 60% delle contrattazioni di semi oleosi e colture proteiche a livello mondiale è controllato solo da quattro grandi gruppi: Archer Daniels Midland (ADM), Bunge, Cargill e Louis Dreyfus Company (LDC). Lo svela uno studio che il Parlamento europeo ha commissionato a Ernst & Young, e proprio questa anomala concentrazione degli scambi commerciali in poche mani spiega in maniera inequivocabile il motivo per cui queste materie prime, ormai da anni, sono oggetto di forti oscillazioni dei prezzi di mercato.
Questi quattro grandi player, noti anche come “ABCD” dalle iniziali dei loro nomi (Archer, Bunge, Cargill, Dreyfus), stabiliscono i prezzi di acquisto delle commodities dagli agricoltori e quelli di vendita sui mercato del mondo. Lo studio di Ernst & Young sottolinea anche le crescente partecipazione nei mercati agricoli di investitori finanziari, tant’è che negli ultimi tre anni la partecipazione speculativa dei derivati agricoli ha raggiunto livelli tali da allarmare il Parlamento europeo.
Il grande business della speculazione finanziaria
Basti pensare che il 74% delle posizioni aperte nel mercato Usa del grano è detenuto da istituzioni finanziarie, senza considerare che, in seguito alla guerra russo-ucraina e delle incertezze geopolitiche che ne derivano, i fondi speculativi (hedge funds) hanno ottenuto profitti stellari con guadagni dell’ordine di 2 miliardi dollari. Alla faccia degli agricoltori che devono barcamenarsi con prezzi di mercato che non coprono i costi di produzione.
Ma poiché l’appetito viene mangiando, ecco che si stanno affacciando nuovi colossi del commercio che hanno fiutato la possibilità di ingenti profitti, come la cinese Cofco International e la Wilmar International di Singapore.
Mettere un freno alle concentrazioni
Con quello che emerge dal rapporto, ci auguriamo che il Parlamento europeo possa assumere qualche decisione operativa, dal momento che le conclusioni dello studio suggeriscono una regolamentazione finanziaria, nuove modalità di tassazione e una attenta prevenzione degli abusi, mettendo in campo un monitoraggio delle dinamiche dei mercati.
Il punto chiave rimane quello di rivedere le direttive e le norme sui mercati che riguardano gli strumenti finanziari, per limitare quelle concentrazioni speculative che stanno mettendo in crisi il mondo agricolo. Da ultimo, ma forse al primo posto per importanza, occorrerebbe predisporre una tassa sugli extraprofitti realizzati dai grandi gruppi che operano sul mercato e dalle aziende dell’agroalimentare.
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February 12, 2025 at 01:51PM
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Roberto Bartolini