In Italia, ogni ondata di caldo aumenta del 16% il rischio di danni alla salute nei neonati
Lo studio dell’Università di Torino calcola l’impatto di caldo e siccità estremi nei primi 18 mesi di vita sulla probabilità di sviluppare problemi respiratori negli anni seguenti
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L’esposizione a eventi climatici estremi come ondate di calore e siccità durante il 1° anno e mezzo di vita aumenta in modo significativo la probabilità di sviluppare patologie dell’apparato respiratorio negli anni seguenti. Altri eventi estremi, come incendi e precipitazioni, non influenzano invece la salute dei bambini.
Lo ha stabilito lo studio Exposure to climate change-related extreme events in the first year of life and occurrence of infant wheezing pubblicato sulla rivista Enviroment International e condotto da un team di ricerca dell’Università di Torino e dell’Unità di Epidemiologia AOU Città della Salute e della Scienza di Torino.
Uno dei primi lavori ad affrontare in ottica longitudinale e con uno sguardo sul lungo periodo la relazione tra clima e salute infantile. Studi precedenti si sono concentrati sugli impatti acuti, mentre questa ricerca mette in luce gli effetti cronici legati all’esposizione ripetuta nel primo anno di vita.
“Questo lavoro apre la strada a nuove ricerche sui rischi a lungo termine del cambiamento climatico – spiega Silvia Maritano, prima autrice dell’articolo e ricercatrice dell’Università di Torino – mettendo in luce l’urgente necessità di politiche congiunte di mitigazione e prevenzione volte a ridurre l’esposizione ai fenomeni meteorologici estremi fin dalle prime fasi di vita delle persone”.
Salute ed eventi climatici estremi: l’impatto sui neonati
Qual è l’impatto degli eventi climatici estremi sulla salute dei neonati? Per determinarlo, il team di ricerca ha utilizzato i dati della coorte NINFEA, che raccoglie informazioni su oltre 7000 coppie madre-bambino in Italia in un arco di tempo di 11 anni. I ricercatori hanno esaminato l’effetto dell’esposizione a ondate di calore, siccità, incendi e precipitazioni estreme nel primo anno e mezzo di vita. Hanno poi usato un proxy, un indicatore di future patologie respiratorie: il wheezing, noto come “respiro sibilante”.
Ogni ondata di calore (definita, in modo standard, come esposizione a temperature oltre i 35°C per almeno 3 giorni) aumenta del 16% il rischio di respiro sibilante in bambini tra 6 e 18 mesi. La siccità estrema è associata a un aumento del rischio del 10%.
Altro dato che emerge dallo studio è che la vulnerabilità varia in base alla zona di residenza.
I bambini che vivono in aree urbane sono esposti più frequentemente a temperature estreme e siccità e ciò aumenta il rischio di effetti respiratori negativi. Le differenze nei livelli di inquinamento e nelle condizioni abitative possono amplificare gli impatti del cambiamento climatico sulla salute, rilevano gli autori.
February 20, 2025 at 01:59PM
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La Redazione