<2 marzo 2025> Data center, in Lombardia ce ne sono troppi?

<2 marzo 2025> Data center, in Lombardia ce ne sono troppi?

Dopo moda, design e business, Milano vuole diventare anche la capitale dei bit. I numeri, in realtà, la rendono già tale: in termini di richiesta di potenza energetica per i macchinari il capoluogo lombardo (238 MW) vale quasi la metà del totale italiano (513 MW). Non solo: il quantitativo cresce a velocità doppia rispetto al resto del paese. Oltre il 70% dei data center più energivori, quelli che da soli consumano il 37% della potenza IT totale della Penisola, sono infatti situati nei dintorni della città. E si allacciano alla sua rete.

Impegnata a sgomitare con gli altri hub europei emergenti (Madrid in primis), Milano e il Milanese continua a cercare e ad accogliere queste infrastrutture. Il rischio di saturazione non è forse evidente come quello della rete dei trasporti durante le tante “week” all’ombra della Madonnina: però, nondimeno, esiste.

Marta AbbàEconomia02.03.2025
Data center, in Lombardia ce ne sono troppi?
Il 70% delle infrastrutture per dati più energivore presenti in Italia sorge già nel Milanese. Altre sono in arrivo. E il terrritorio comincia a interrogarsi
Un data center
La Lombardia comincia a interrogarsi sulla presenza di data centerpiranka
Data center in Lombardia, sono troppi? Dopo moda, design e business, Milano vuole diventare anche la capitale dei bit. I numeri, in realtà, la rendono già tale: in termini di richiesta di potenza energetica per i macchinari il capoluogo lombardo (238 MW) vale quasi la metà del totale italiano (513 MW). Non solo: il quantitativo cresce a velocità doppia rispetto al resto del paese. Oltre il 70% dei data center più energivori, quelli che da soli consumano il 37% della potenza IT totale della Penisola, sono infatti situati nei dintorni della città. E si allacciano alla sua rete.

Impegnata a sgomitare con gli altri hub europei emergenti (Madrid in primis), Milano e il Milanese continua a cercare e ad accogliere queste infrastrutture. Il rischio di saturazione non è forse evidente come quello della rete dei trasporti durante le tante “week” all’ombra della Madonnina: però, nondimeno, esiste.

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La rete elettrica potrebbe “rischiare più facilmente dei blackout”, accenna Elisabetta Confalonieri, dirigente della Regione Lombardia, intervenendo a un incontro sull’AI organizzato dagli Osservatori Digital Innovation della School of Management del Politecnico di Milano. “La sola Lombardia non può gestire questo carico per tutta l’Italia, se poi il territorio non ne trae effettivi benefici". Perché da considerare ci sono, oltre ai consumi energetici, anche quelli idrici. Oltre al risvolto occupazionale: queste strutture altamente automatizzate non portano aumenti consistenti di forza lavoro. I dati rilevati da Ida – Italian Data Center association parlano infatti di 28.000 posti creati dal settore, ma solo 8.000 sono dipendenti a tempo pieno, e sono stati stimati considerando tutta l’Italia. Insomma, chi ci guadagna?

Certo, dire “no” ai data center in Lombardia tout court non è possibile: si tratta di soldi, innovazione, visibilità, business. Non è da Milano, non lo farebbe e probabilmente mai lo farà, ma serve una pianificazione attenta, “per coniugare questo tipo di opportunità economica con un impatto ambientale sostenibile, in particolare per quanto riguarda i data center ad altissima tensione” spiega Confalonieri. Sarebbero quasi da considerare una categoria a parte: ma in Italia nemmeno esiste quella “generale”.

A gennaio 2025 è comparso almeno il codice Ateco per distinguerli da qualsiasi altro edificio industriale, ma la prima legge nazionale che prende atto e regola la loro esistenza deve ancora arrivare. Entro il 2025, si dice, ma gli investitori non aspettano, arrivano e vogliono stare soprattutto a Milano. Secondo le stime riferite dal consigliere regionale Pd Matteo Piloni, tra il 2023 e il 2024 i privati hanno investito oltre 5 miliardi di euro per realizzare data center a Milano e dintorni, tra il 2025 e il 2026 ne investiranno altri 10. Il capoluogo incassa, ma sa cosa lo aspetta?

“Mancano stime su consumi di energia, acqua e suolo: c’è un enorme lavoro da fare in materia di pianificazione e che compete alla Regione- spiega Piloni -. Ma in Lombardia siamo rimasti alla Legge Regionale del 12 ottobre 2015 e ai ‘classici’ permessi da chiedere bussando porta per porta ai Comuni, totalmente inadatti alle esigenze attuali sia dal punto di vista energetico che autorizzativo”.

Visto che gli investimenti sono in Lombardia, “se lo Stato tarda, è la Regione che deve fare un passo avanti”, secondo Pilloni, perché “lasciando gli accordi ai singoli Comuni e al singolo privato e guardando esclusivamente allo sviluppo economico, c’è il rischio che salti tutto. Ma nessuno qui se lo può permettere, né chi abita qui né chi ha investito”.

Per andare oltre le linee guida già definite dalla Regione, si sta lavorando a una proposta di articolato regionale che indichi dove possono nascere nuovi complessi e definisca iter semplificati per quelli che recuperano aree dismesse e puntano sulle rinnovabili, meglio se riutilizzando il calore prodotto per scaldare le abitazioni del territorio.

Teleriscaldamento e data center
La combinazione tra data center e teleriscaldamento non è un’esclusiva del Nord Europa: anche nella mediterranea Italia si può fare, ed esistono già progetti che provano a dimostrarlo. Il primo arriverà a Milano e scalderà gli abitanti del Municipio 6 a partire dal 2026. Si chiama Avalon 3 e nasce dalla partnership fra Retelit, A2A e Dba Group.

Entro due anni a Redecesio (vicino a Segrate), nei 75.000 metri quadrati prima occupati dai capannoni della ex Cise, dovrebbe comparire il primo data center italiano di Cyrus One mentre Data4 ha annunciato il suo secondo. Oggi questa azienda si allaccia già alla rete elettrica a Milano 1 (Settimo Milanese-Cornaredo) alimentando 8 ettari di infrastrutture, ma vuole superare i 20 allargandosi a Milano 2 e in zona di Vittuone.

In questo “tabellone degli arrivi IT”, non può mancare Amazon. Infatti c’è, ma senza troppi dettagli, per ora: l’azienda sembra interessata a costruire due data center, rispettivamente nelle aree vicino a Rho-Pero e a Zibido San Giacomo (Pavia). L’inizio dei lavori è previsto quest’anno, il mistero del dove sarà quindi presto svelato. Il resto lo si potrà guardare on line sul sito datacenters.com, sezione Lombardia.

La tenuta della rete energetica lombarda preoccupa sia a destra sia a sinistra, secondo Pilloni che infatti non definisce quella dei data center una “battaglia politica”. Lo è più contro il tempo: servirebbe agire subito, perché “per avere una legge adeguata potrebbero volerci anche 3 anni e i buoi scapperebbero dal recinto, lasciando che Milano diventi un far west” aggiunge.

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March 2, 2025 at 12:30PM

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