Elettrificare i processi industriali sotto i 200°C: opportunità e barriere per le PMI italiane

Elettrificare i processi industriali sotto i 200°C: opportunità e barriere per le PMI italiane

Il think tank ECCO che analizza la fattibilità dell’elettrificazione per sostituire il calore di processo impiegato in 2 settori chiave del manifatturiero italiano: alimentare e tessile

Elettrificazione processi industriali: prospettive per tessile e alimentare

Già entro il 2025, adottare pompe di calore e resistenze elettriche ad alta efficienza per l’elettrificazione dei processi industriali a media e bassa temperatura permetterebbe un risparmio annuo di 1,7 milioni di tonnellate di CO2 e 0,8 miliardi di m3 di gas. Ma deve essere supportata da precisi adeguamenti normativi. Una prospettiva concreta per la decarbonizzazione dell’industria italiana. Specie per ampi segmenti del manifatturiero. A beneficio delle piccole e medie imprese.

Lo sostiene un rapporto del think tank ECCO, che analizza la fattibilità dell’elettrificazione per sostituire il calore di processo impiegato in 2 settori chiave del manifatturiero italiano: alimentare e tessile.

Il potenziale dell’elettrificazione dei processi industriali a bassa temperatura

Attualmente, il 68% del calore di processo in Italia deriva da combustibili fossili, principalmente gas fossile. Di questa quota, il 31% è impiegato in processi sotto i 200°C, con un potenziale di elettrificazione immediato per temperature inferiori agli 80°C.

Secondo il rapporto ECCO, alimentare e tessile potrebbero accelerare sull’elettrificazione, realizzare risparmi consistenti e ridurre in modo sostanziale le emissioni di CO2 e la dipendenza dal gas fossile. Ma nel contesto normativo e regolatorio attuale, questo passaggio non è conveniente.

Prospettive per il settore alimentare

Nel comparto alimentare, dove le PMI costituiscono il 61,8% del fatturato, i processi termici come la pastorizzazione, l’essiccazione e la sterilizzazione richiedono temperature tra i 50°C e i 150°C.

I casi studio su 3 caseifici e 1 birrificio presentati da ECCO concludono che l’elettrificazione sotto gli 80°C è tecnicamente fattibile. Ma attualmente il vantaggio economico è annullato dagli oneri fiscali e parafiscali sulle tariffe elettriche.

Ad esempio, le accise e gli oneri di sistema aggiungono fino al 40% al costo dell’elettricità, assorbendo i risparmi legati alla maggiore efficienza delle pompe di calore rispetto alle caldaie a gas.

Prospettive per il settore tessile

Nel tessile, dominato per l’81,9% da PMI, processi come l’asciugatura di filati e tessuti operano tra i 60°C e i 180°C.

L’analisi di ECCO mostra che, per temperature superiori agli 80°C, il differenziale di prezzo tra elettricità e gas (corretto per l’efficienza delle tecnologie) rende antieconomico l’investimento in soluzioni elettriche almeno fino al 2040.

Per un’impresa con un consumo annuo di 500 MWh termici, il costo livellato (LCOH) di una caldaia a gas resta inferiore del 22% rispetto a una pompa di calore ad alta temperatura.

Scenario al 2040: rendere conveniente l’elettrificazione totale

L’analisi di ECCO sostiene che, entro il 2040, l’elettrificazione completa di questi processi termici possa diventare conveniente attraverso 3 fattori.

Disaccoppiamento dei prezzi elettrici dal gas. Il costo dell’elettricità convergerà verso il LCOE (Levelized Cost of Energy) del fotovoltaico (stimato a 35€/MWh nel 2040), mentre il gas sarà gravato dall’ETS2, il sistema di scambio di quote emissione per i combustibili fossili su edifici e trasporti.

Riduzione dei costi tecnologici. Le pompe di calore industriali vedranno un calo del CAPEX (costo d’investimento) del 30-40% entro il 2035.

Effetti cumulativi delle politiche climatiche. L’ETS2 farà salire il prezzo del gas a 120€/MWh entro il 2040 (+80% rispetto al 2025), rendendo l’elettricità più competitiva.

Tuttavia, senza interventi normativi, la transizione rischia di privilegiare tecnologie elettriche a bassa efficienza, con un aumento del 12% dei consumi energetici complessivi rispetto a uno scenario ottimizzato.

Le barriere attuali: fiscalità, infrastrutture e lock-in tecnologico

Il rapporto identifica 4 ostacoli principali all’elettrificazione industriale:

  1. Squilibri tariffari: le componenti fiscali nelle bollette elettriche (50% del totale contro il 25% per il gas) penalizzano l’elettricità nonostante il suo minor impatto ambientale.
  2. Vincoli infrastrutturali: il 70% delle PMI utilizza sistemi centralizzati a gas, che richiedono investimenti proibitivi per l’adeguamento a tecnologie elettriche.
  3. Incentivi contraddittori: gli sgravi per la cogenerazione a gas (es. certificati bianchi) creano un lock-in tecnologico, ritardando la sostituzione degli impianti.
  4. Frammentazione normativa: l’assenza di un obiettivo UE esplicito per l’elettrificazione industriale frena gli investimenti privati.

Verso un quadro normativo che abiliti la decarbonizzazione per le PMI

Per accelerare la transizione e la convenienza dell’elettrificazione dei processi industriali a medie e basse temperature, il rapporto propone alcune raccomandazioni di intervento sulla normativa, a diversi livelli.

Serve un Piano d’Azione UE per l’elettrificazione industriale, sostiene ECCO. Bruxelles dovrebbe introdurre un obiettivo vincolante del 32% di elettricità nel mix termico industriale entro il 2030, allineando il Clean Industrial Deal agli impegni di decarbonizzazione.

Bisogna poi mettere in campo una riforma delle tariffe energetiche, armonizzare le componenti fiscali tra elettricità e gas, eliminando gli oneri di sistema per l’elettricità prodotta da rinnovabili.

Sono poi necessari finanziamenti mirati e agevolazioni: destinare il 30% delle entrate dei 2 sistemi ETS a fondi per l’efficienza energetica industriale, e introdurre crediti d’imposta del 50% sui CAPEX per pompe di calore e resistenze elettriche ad alta temperatura.

March 7, 2025 at 09:38AM

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La Redazione

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