Gli smart building in Italia potrebbero dare lavoro a 200mila addetti in più
8 aziende su 10 faticano a trovare professionisti con le competenze adatte alla transizione. Un rapporto della Community Smart Building di The European House – Ambrosetti passa ai raggi x le necessità di formazione

Il mercato degli Smart Building in Italia ha un grande potenziale di crescita ma deve fare i conti con un collo di bottiglia: mancano le nuove professionalità legate alla transizione. Sulla carta, l’accelerazione degli edifici intelligenti è un’opportunità da 200mila posti di lavoro in più. Un aumento che sfiora il 40% rispetto agli attuali 515mila addetti nella filiera estesa.
È la fotografia scattata dal rapporto della Community Smart Building di The European House – Ambrosetti su un comparto, quello degli edifici intelligenti, che in Italia vale 174 miliardi di fatturato annuo. E rappresenta una leva strategica per rivoluzionare il settore edilizio nazionale.
Smart Building senza addetti
Il deficit di professionalità 4.0 è tutto racchiuso in un numero: 57,6%. È la percentuale delle posizioni aperte nel settore che resta scoperto per carenza di competenze green e digitali.
Soprattutto quando le posizioni richiedono conoscenza degli standard energetici (LEED, BREEAM), capacità di integrare IoT (Internet of Things) e piattaforme di building automation, competenze nella gestione di materiali innovativi e tecniche costruttive a secco.
Ma le aziende che segnalano difficoltà nel reperire figure con competenze 4.0 adeguate in generale è anche più alto: l’83,7%, più di 8 su 10.
Il peso economico degli edifici intelligenti nel sistema paese
La filiera estesa degli smart building genera attualmente 38 miliardi di valore aggiunto, calcola il rapporto. E coinvolge oltre mezzo milione di addetti, in attività che spaziano dalla progettazione energetica all’integrazione di sistemi domotici.
L’obsolescenza del patrimonio immobiliare italiano – tra i più vetusti d’Europa con il 60% degli edifici costruito prima degli anni ’80 – crea un duplice effetto: da un lato alimenta i costi di gestione (pari al 75% della spesa totale nel ciclo di vita di un immobile), dall’altro apre opportunità senza precedenti per interventi di riqualificazione.
Le nuove professionalità della transizione ecologica
Ma per raccogliere questa opportunità c’è bisogno di massicci investimenti nella formazione di figure professionali strategiche. Il Forum Ambrosetti le mappa e dà una stima dettagliata. Secondo il rapporto, servono:
- 124mila operatori specializzati in lavori edili a basso impatto ambientale
- 54mila installatori di sistemi HVAC avanzati, impianti fotovoltaici e soluzioni domotiche
- 14mila tecnici per la manutenzione predittiva e la cybersecurity degli edifici connessi
- 11mila ingegneri energetici e sviluppatori di software per la gestione integrata
- 10mila progettisti con competenze in bioclimatica e circular design.
Oggi l’addetto medio del settore edile non è giovane (solo il 20% ha meno di 34 anni) e ha solo la licenza media (più della metà, il 54%). Per cambiare rotta, il rapporto suggerisce di puntare sugli Istituti Tecnici Superiori. Come?
Potenziando gli indirizzi ITS dedicati all’efficientamento energetico. Introducendo sgravi fiscali per le aziende che investono in formazione 4.0. Creando un sistema nazionale di certificazione delle competenze green. E sviluppando piattaforme di matching tra domanda e offerta di lavoro specializzato.
March 7, 2025 at 10:25AM
Gli smart building in Italia potrebbero dare lavoro a 200mila addetti in più
La Redazione